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Maurizio Stefanini: a Mosca impazza la saga dei Patrushev
14-05-2024, 08:11
Promoveatur ut amoveatur è la locuzione latina che descrive quel fenomeno tipicamente burocratico per cui una persona viene rimossa da un incarico non cacciandola o licenziandola, ma promuovendola ad altro ufficio che in teoria sarebbe più importante ma in pratica conta meno. È quanto ha fatto Putin con la decisione di togliere dal ministero della Difesa Sergei Shoigu dopo 12 anni, per nominarlo Segretario del Consiglio di Sicurezza della Russia al posto di Nikolai Patrushev, ex-direttore del Fsb e altro suo fedelissimo, sul cui possibile nuovo incarico si avranno notizie nei prossimi giorni. Alla Difesa va Andrey Belousov: un economista, senza alcuna formazione di carattere militare, che ha ricoperto il ruolo di primo vice-primo ministro sin dal 2020 ed è stato a lungo considerato uno dei più fidati consiglieri economici del leader russo. Belousov a sua volta sarà sostituito da Dmitry Patrushev, figlio di Nikolai. Il fatto che il figlio sia stato nominato vice premier dovrebbe essere il segno che il clan non è in disgrazia. Quello che si vocifera nella capitale russa è che non si dubita del fatto che un incarico ci sarà per Patrushev babbo, negli anni indicato prima come fedelissimo, poi manipolatore e infine come favorito alla successione del presidente. L'ex capo del servizio segreto, si pensa all'ombra del Crmlino, avrà una carica nuova creata ad hoc per lui, che poi passerebbe allo stesso Putin, una volta che scadrà il suo mandato nel 2030. CAMBIARE PER FINTA Un'altra locuzione che si potrebbe dunque utilizzare, oltre a quella latina, potrebbe essere quella napoletana del “gioco delle tre carte”: un movimento in apparenza vorticoso inganna lo spettatore, che non si accorge di come alla fine tutto rimanga nelle mani esperte del mazziere Putin. Ma c'è anche quella di Georges Clemenceau, il presidente del Consiglio francese che vinse la Grande Guerra: «la guerra è una cosa troppo seria per essere lasciata ai generali». Shoigu è stato infatti tacciato della inconcludenza per cui un attacco all'Ucraina che doveva risolversi in tre giorni ha invece impantanato l'Ucraina in una guerra che dura da ormai 25 mesi. La sostituzione potrebbe anche dare una chiave sull'effettivo senso della grande offensiva russa in corso verso Kharkiv. Un economista al posto di un generale indica infatti chiaramente una prospettiva non di guerra che sta per concludersi, ma che durerà a lungo, e dovrà essere risolta essenzialmente con la mobilitazione degli apparati produttivi, piuttosto che con la forza bruta. O meglio, con una forza bruta ancora più devastante rispetto a quella ora insufficiente, e che dovrà essere ottenuta con la mobilitazione degli apparati produttivi. Il semplice pretesto è l'inizio di un novo mandato presidenziale, occasione ovvia di ristrutturazioni. Ma Shoigu e il suo entourage erano stati anche toccati da scandali finanziari e accuse di corruzione, anche se in un quadro come quello russo non è troppo chiaro se l'arresto per mazzette del suo vice Timur Ivanov, avvenuto il 23 aprile, sia stato una ragione della sostituzione, o non piuttosto un modo per prepararla. Shoigu era stato anche l'obiettivo dell'ammutinamento di Prigozhin, lo scorso giugno. Si ragiona anche sul fatto che Shoigu a sua volta era stato messo al posto di un ministro della Difesa economista come Anatoly Serdyukov. Fautore di una riforma delle Forze Armate efficientista che aveva pestato i piedi a molti alti gradi, da cui resistenze infine sfociate in una destituzione: anche lì, formalmente per corruzione. IL LABRADOR Shoigu ha dunque fatto gli interessi degli alti gradi bloccando la riforma di Serdyukov in un modo che però ha portato al fiasco della invasione in Ucraina. Dunque, adesso Putin vorrebbe tornare all'efficientismo. Il Moscow Times riferisce comunque di «funzionari attuali ed ex, nonché fonti vicine al Cremlino e al ministero della Difesa» secondo cui il licenziamento di Shoigu è stato uno shock per molti nella leadership politica e militare russa. Uno di questi interpellati ha fatto una battuta piuttosto acida: «Caligola nominò senatore il suo cavallo. Nel nostro caso, potremmo nominare il Labrador di Putin come ministro della Difesa».
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