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Mo: Netanyahu a Washington tra crisi negli Usa e proteste in Israele/Adnkronos
22-07-2024, 14:38
Tel Aviv, 22 lug. (Adnkronos) - Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è atteso a Washington, dove incontrerà il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e pronuncerà un discorso davanti al Congresso, in un momento di grande incertezza dopo il ritiro di Biden dalla corsa presidenziale e mentre in patria continuano forti le pressioni affinché accetti un accordo con Hamas per il rilascio degli ostaggi tenuti a Gaza. Prima di salire a bordo del nuovo aereo di Stato Wing of Zion all'aeroporto Ben Gurion, Netanyahu ha detto di voler ringraziare Biden per gli oltre 40 anni di amicizia con Israele. "Questa sarà l'occasione per ringraziarlo per le cose che ha fatto per Israele durante la guerra e durante la sua lunga e illustre carriera, come senatore, vicepresidente e presidente", ha detto Netanyahu, aggiungendo che intende ribadire agli Stati Uniti che "indipendentemente da chi il popolo americano sceglierà come prossimo presidente, Israele rimane il suo alleato più indispensabile e più forte in Medio Oriente". Mettendo da parte le divergenze con Biden, Netanyahu ha sottolineato l'importanza di presentare un fronte unito, a più di nove mesi dall'attacco terroristico del 7 ottobre e nel mezzo della guerra a Gaza, dove Israele sta cercando di smantellare Hamas e restituire alle loro famiglie gli ostaggi tenuti prigionieri dal gruppo terroristico. La visita a Washington sarà "un'opportunità per discutere con lui su come portare avanti nei mesi critici a venire gli obiettivi che sono importanti per entrambi i nostri Paesi: ottenere il rilascio di tutti i nostri ostaggi, sconfiggere Hamas, affrontare l'asse terroristico dell'Iran e garantire che tutti i cittadini di Israele possano tornare sani e salvi alle loro case nel nord e nel sud", ha affermato il premier. La guerra a Gaza, innescata dal massacro commesso dai terroristi di Hamas il 7 ottobre, in cui hanno perso la vita circa 1.200 persone in Israele e preso 251 ostaggi, ha messo alla prova i legami di Israele con il suo principale alleato. Washington si è schierata fermamente al fianco di Israele e Biden è stato il primo presidente degli Stati Uniti a visitare il Paese in tempo di guerra, meno di due settimane dopo il 7 ottobre. Tuttavia, il rapporto tra Biden e Netanyahu si è fatto sempre più teso, a causa dei disaccordi sulla campagna di Israele contro Hamas e le continue difficoltà nel far avere aiuti umanitari per i civili a Gaza, l'elevato numero di morti, nonché la mancanza di piani postbellici di Israele per la Striscia, ricorda la stampa israeliana. Senza contare che nei mesi scorsi Biden ha bloccato la consegna a Tel Aviv di bombe ad alto potenziale per timore che potessero essere utilizzate nell'offensiva a Rafah. Ma ancora ieri Netanyahu ha sottolineato che "in questo periodo di guerra e incertezza, è importante che i nemici dello Stato ebraico sappiano che l'America e Israele sono uniti, oggi, domani e sempre". Una fonte a conoscenza dell'agenda di Biden ha confermato che il presidente ospiterà il premier alla Casa Bianca. Il funzionario, che ha parlato in condizione di anonimato, ha affermato che l'orario esatto dell'incontro non è stato stabilito perché Biden ieri era ancora positivo al Covid. Si prevede che Netanyahu incontrerà anche la vicepresidente Kamala Harris e Donald Trump, anche se quest'ultimo incontro non è stato ancora confermato. Il primo ministro sarà accompagnato nel suo viaggio da alcuni degli ostaggi liberati e dai familiari di coloro che sono ancora prigionieri a Gaza, tra cui anche quelli che hanno criticato il primo ministro per i fallimenti legati al 7 ottobre, ma che ritengono che la loro presenza potrebbe spingerlo ad accettare un cessate il fuoco e un accordo di rilascio degli ostaggi. Parlando alla stampa prima della partenza, Shelly Shem-Tov, il cui figlio Omer Shem-Tov è stato rapito durante il festival musicale Supernova, ha dichiarato di aver deciso di accettare l'invito del primo ministro all'ultimo minuto. “Per 290 giorni non ho lasciato i confini del Paese, ho aspettato il momento in cui avrei ricevuto la telefonata che Omer stava tornando a casa. Sono nove mesi che aspetto che mi venga restituito... Questa volta ho deciso di agire”, ha detto, spiegando la sua decisione di recarsi a Washington. "Sto andando per lanciare il mio appello e quello di tutte le famiglie degli ostaggi. È tempo di firmare l'accordo per riportarli a casa". Ad accompagnare il primo ministro, anche Noa Argamani, salvata dall'Idf in una operazione in pieno giorno nel centro di Gaza il mese scorso, e suo padre Yaakov Argamani. Presente anche il fratello di Oron Shaul, il cui corpo è trattenuto da Hamas da quando è stato ucciso durante la guerra di Gaza del 2014.
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