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"Nulla potrà fermarmi": l'urlo di Meloni che fa tremare Elly Schlein
15-11-2024, 09:59
«In questi giorni molti cittadini mi chiedono di non mollare. Hanno paura che mi stufi. Ecco, io li voglio rassicurare: la mia pazienza non ha limiti, la mia resistenza non ha limiti. L'unico limite che mi pongo è il consenso della gente. Quando non ci sarà più quello ce ne andremo, non staremo qui, come ha fatto la sinistra, a occupare poltrone per non mollare il potere». Giorgia Meloni arringa la folla durante il comizio di chiusura della campagna elettorale del centrodestra in Umbria. Con lei ci sono tutti gli altri leader da Salvini a Tajani, da Lupi a Bandecchi. Ed è proprio a loro, o meglio al centrodestra unito, che il premier si rivolge: «Sono fiera di questa solida alleanza politica, che si è trasformata anche in una solida amicizia personale. È questo che fa la differenza. Dall'altra parte dice Meloni alludendo al centrosinistra - a due giorni dalla fine della campagna, pare che non si faranno vedere assieme. Forse si vergognano... la verità è che a differenza nostra, loro non hanno una comunanza di valori, ma solo interessi a mettersi insieme per provare a vincere». E ancora: «Loro sono forti sui giornaloni, poi non si sa bene perché quando vai tra la gente, quelli forti siamo noi. E sapete perché? I cittadini vedono che ce la stiamo mettendo tutta non per fare gli interessi dei vari partiti, ma per fare quelli degli italiani». Meloni, ricordando i successi del suo governo, se la prende anche coi sindacati: «Perché non avete fatto lo sciopero generale quando i governi di sinistra toglievano soldi ai cittadini per darli alle banche che fallivano? E perché lo fate a questo governo che chiede soldi alle banche per aiutare i cittadini e i lavoratori? Una cosa così non si era mai vista». Poi punzecchia Giuseppe Conte che ha attaccato il governo sulle pensioni: «Vi do tre numeri: 30, 35 e 20. Trenta sono i miliardi della finanziaria 2025; 35 sono i miliardi che solo nel 2025 ci costerà il super bonus di Conte. E 20(mila) è l'importo dell'assegno che avremmo potuto dare a ogni singolo pensionato se non dovessimo pagare i debiti lasciati da Conte». Il no a Fitto in Europa? «Gravissimo, la Schlein dica se è con o contro l'Italia. Glielo chiedo da giorni, ma non risponde». Gran finale su immigrazione e magistratura. «La mia idea della magistratura è quella di Falcone e Borsellino. Trovo irragionevoli alcune decisioni di una parte della magistratura». E cita il caso del comunicato stampa della procura di Roma «dove da una parte si legge che l'Egitto non è un Paese sicuro, ma dall'altro si dice che non è vietato rimpatriare le persone in Egitto. Scusatemi, ma io sono un po' confusa...». Comunque, chiude il premier: «Noi su questo dossier non molleremo, così come non lo faremo sugli altri. Siamo qui per mantenere le promesse fatte ai cittadini. E faremo di tutto per riuscirci». Prima di Meloni sul palco erano saliti Salvini, Tajani, Lupi, Bandecchi e Tesei. Il leader della Lega, con una cravatta rossa fiammante alla Trump («che metterò sempre per 4 anni») fa una panoramica sui principali temi di attualità politica: «Gli scioperi? Qui abbiamo l'unico sindacato che protesta contro una manovra che aumenta gli stipendi degli operai e protesta contro un'infrastruttura (il Ponte sullo Stretto) che porta migliaia di posti di lavoro. Poi si chiedono perché perdono...». Capitolo magistratura: «Chiedere che la magistratura rispetti le scelte del Parlamento e del governo non è uno scontro tra poteri. Rimandare a casa delinquenti e clandestini è un dovere di ogni governo e conto che ogni giudice ci permetta di fare quello che è normale fare». Salvini parla anche dell'Umbria, loda il lavoro fatto da Donatella Tesei e spiega che «domenica la scelta sarà tra il monopattino di Toninelli e i 500mila turisti che arrivano in aeroporto a Perugia». Proprio su questa infrastruttura ha incentrato il suo intervento il leader di Forza Italia Antonio Tajani, che ha ricordato «le tante battaglie che abbiamo fatto per potenziare l'aeroporto e portare in Umbria l'alta velocità che la sinistra non voleva. Per cinque anni abbiamo lavorato per risolvere i problemi degli umbri e gli abbiamo fatto capire che per lavorare in questa regione, la tessera di qualche partito o sindacato non serve più». Per Maurizio Lupi: «Noi abbiamo l'idea della politica per cui vogliamo aiutare chi sta indietro, aiutare a rialzarsi chi è caduto. Il comunismo dà elemosina e assistenza ma lascia sempre allo stesso livello. La dignità per noi è lavoro e non assistenza». Infine Donatella Tesei, la candidata governatore che cerca il bis, ha ricordato come «Cinque anni fa abbiamo scritto una bella pagina per questa Regione, perché l'Umbria aveva bisogno di cambiare e lo abbiamo fatto. L'Umbria era in ginocchio, colpita al cuore e con le macerie del terremoto, ma «abbiamo preso in mano tutti i dossier scottanti e li abbiamo risolti. I cittadini hanno capito che chi ha distrutto la sanità della nostra regione sono stati i 50 anni prima che arrivassimo noi».
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