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Pietro Senaldi: bollito piemontese e amaro lucano
17-03-2024, 07:15
Amaro lucano e bolliti piemontesi. Ecco la proverbiale classe dirigente del Pd, quella che i giallorossi rimproverano a Giorgia Meloni di non avere. Loro invece... Ne abbondano. In Basilicata cambiano perfino un candidato alla settimana. Sì, d'accordo, ieri se ne è sfilato un altro, l'oculista Domenico Lacerenza, quello che la Schlein ha reclutato al telefono, senza conoscerlo, e che voleva far la campagna elettorale dalla sala operatoria e che perfino Fiorello ha canzonato “dal campo largo al campo visivo”. Ma queste difficoltà sono una contingenza. D'altronde per sfidare il campione del centrodestra, il generale in pensione Vito Bardi, una sorta di Maradona della politica lucana, serve un fuoriclasse. SPERANZA (DI PERDERE) Ci sarebbe da quelle parti Roberto Speranza, il ras locale, però si è dato; forse è ancora in lockdown. La sua candidatura- a perdere- aveva messo d'accordo M5S e Pd, entrambi intenzionati a liberarsene. Tuttavia diventare governatore significa lavorare e assumersi responsabilità, non è come fare la mascherina televisiva di Conte o il ragazzo spazzola di Bersani, non ci sono pool di infettivologi e tecnici a cui delegare. L'ipotesi di vittoria era remota, ma sufficiente a spaventarlo. Legato alla sua terra quanto Ulisse a Itaca (l'eroe omerico stette fuori casa vent'anni e, appena tornato, riprese il mare), l'ex ministro della Salute ha declinato l'invito, spiegando con delicatezza che lui è un politico di statura nazionale. Altro che Zaia, Bonaccini, Toti, Emiliano o Fedriga... Fatto sta che se né Conte, che aveva inizialmente fatto saltare il candidato di prima, Angelo Chiorazzo, perché piaceva agli altri del campo largo ma soprattutto per far vedere che senza il suo assenso non si va da nessuna parte, né i dem né i verdi riescono a estrarre il coniglio dal cappello, forse qualche domanda a sinistra dovrebbero farsela. C'è qualcuno che ha lavorato male da quelle parti? Le cronache ricordano che i dem puntavano su un giovane di belle promesse (la parola speranza in Basilicata è off limits per un po'), costretto però a ritirare la candidatura al Parlamento all'ultimo perché dai suoi social emergeva un pensiero politico giusta sintesi tra quello di Stalin e quello di Hamas. Ennesimo capolavoro di Enrico Letta. Siccome i problemi non vengono mai da soli, al caos lucano si sta aggiungendo quello sabaudo. Chi sfida tra meno di tre mesi il candidato del centrodestra, Alberto Cirio, governatore uscente? Saperlo... Il Pd ha buttato lì il nome di Gianna Pentenero, venendo a capo di un travaglio iniziato prima di Natale. Tempo cinque minuti e Conte già protestava: «Questa decisione cozza con il dialogo, presto avremo il nostro candidato; e poi la Pentemero è nella giunta comunale che ha rimpiazzato quella della Appendino, è un problema...». Insomma, non c'è regione in cui il leader di M5S non rompa le uova nel paniere all'opposizione e al campo largo, che ritiene giusto se il candidato è suo, sgradito se è della Schlein e sbagliato se è di Calenda o Renzi. L'avvocato grillino fa il suo gioco. Per mettere nel sacco questo Pd non serve essere delle aquile, è sufficiente esser furbi. Conte sa che in Piemonte per i giallorossi non c'è trippa. Se candiderà un grillino, lo farà per distinguersi, visto che in quella Regione si vota lo stesso giorno delle Europee. Applica alla amministrative la logica proporzionale, quella del tutti contro tutti, anche all'interno della medesima coalizione, che vige per scegliere i parlamentari di Bruxelles. Il vero mistero, non gaudioso, è cosa ha in testa il Pd. O meglio, “Occupy Pd”, il movimento che ha prodotto l'attuale segretaria, la quale ha invaso il partito con il suo esercito di moralisti a cui fanno schifo tutti, tranne i grillini e Fratoianni, che sono i soli più a sinistra di loro: non ci si allea con Calenda, meno che mai con Renzi, non si governa con Forza Italia; insomma, non si fa politica. Questo è il credo politico del nuovo gruppo dirigente, fortemente ideologizzato. Il guaio è che l'ideologia è una tensione, un dito che punta alla luna e che, se guardi troppo, finisci nel pozzo. In questo caso il pozzo, l'abisso dem, è l'alleanza con l'astuto leader pentastellato, che ha dimostrato di capirne più di Grillo e a ogni Regione o piazza il suo o fa lo sgambetto. Questo sarebbe nulla, il peggio deve venire. La cosa migliore che può capitare alla Schlein è vincere le elezioni con M5S; ma attenzione, le converrebbe arrivare seconda. Se Conte vince infatti, tirerà dritto finché qualche dem sensato si metterà la mano sulla coscienza e lo sfratterà da Palazzo, cosa che a suo tempo si incaricò di fare Renzi (sia lodato).Se invece arriva secondo, tempo E allora, la sola strategia di vita per il Pd è arrendersi. Fin dalla Basilicata, i dem facciano scegliere a Conte, che almeno quando perderanno potranno rinfacciarglielo; sempre che l'avvocato ci caschi. Oppure, candidino Rocco Papaleo, il lucano più famoso d'Italia, quantomeno fa ridere di lavoro e non per sbaglio. Una decina d'anni fa ha fatto perfino un film bellissimo, un inno alla sua terra che attraversava a piedi con un gruppo di amici, da mare a mare. Basilicata lost to lost, potrebbe essere lo slogan della campagna elettorale. E per la vicepresidenza ci sarebbe già pronta pure la donna, così si salvano le quote rosa, che nel Pd sono sempre un problema: è Arisa. Sincerità... Ma quella andrebbe proprio inventata.
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