Pietro Senaldi: il regime russo assomiglia all'Isis

Nessuna pietà per i quattro macellai del Tagikistan che hanno ucciso 137 russi innocenti che andavano a un concerto o mendicavano fuori dal teatro dove si teneva. Nessuno se l'aspettava che ce l'avessero i soldati russi, i fucilatori di Bucha, tantomeno il loro zar, che manda a morire come fossero formiche centinaia di migliaia di giovani suoi sudditi sul confine ucraino. Quei quattro criminali sono la prova, ancora non si sa per quanto vivente, che non si sfugge alla vendetta spietata di Putin. Sui loro corpi il dittatore aumenta ogni giorno la pena, esibendola poi al mondo. Quello che stupisce però non è la tortura del criminale e neppure la ferocia della vittima divenuta a sua volta macellaio. Il suo sadismo era noto. La novità è l'indifferenza nostra, dell'Occidente, che liquida l'accanimento fine a se stesso su esseri mostruosi ma pur sempre umani con la semplice considerazione: se la sono cercata, e anche un po' meritata. E il rispetto dei diritti umani, la cosiddetta “rule of law”, ovverosia il sistema di regole civili che disciplina l'esercizio del potere pubblico, e quindi anche di punizione? Quello di cui anche il mondo progressista si riempie la bocca quando qualcuno che non gli garba travalica? In questo caso non vale, e non si capisce se sia perché bisognerebbe puntare il dito contro i russi, che ultimamente stanno tornando di moda da più parti, o perché nelle vesti degli agnelli scannati ci sono tagliagole al soldo dell'Isis, oppure per tutte e due le ragioni. I quattro uomini ormai ridotti a larve sono esseri ignobili. Hanno ucciso a caso, mostrano terrore ma nessun ripensamento. Non una parola di pietà verso i loro coetanei trucidati a tradimento. Però il loro crimine non è più mostruoso di quello commesso dai terroristi di Hamas il 7 ottobre: mille e duecento israeliani, tanti bambini, tantissimi ragazzi, sgozzati, donne stuprate a morte, centinaia di rapiti. Eppure, se Israele avesse torturato anche uno solo dei tagliagole islamici autori del massacro e lo avesse esibito con selvaggia soddisfazione, alla Putin, l'Occidente sordo alle grida dei tagiki avrebbe urlato all'orrore senza più interrompersi. Perché un terrorista palestinese vale più di quattro tagiki che, più che ideologi del nuovo califfato caucasico che vuole rubare terra alla Russia, sembrano degli androidi senza sentimenti in vendita al miglior offerente? O perché Putin in fondo è meno criminale di Netanyahu, visto che fa la guerra per riprendersi i territori che l'impero del male - l'Occidente guidato dagli Usa - gli ha sottratto mentre il secondo è in guerra per la sopravvivenza, senza averla dichiarata? Anche in questo caso sono valide entrambe le risposte. L'Occidente ormai ha una sensibilità strana. La perdita di identità e di valori lo rende vittima della propaganda di tiranni e assassini. Combattiamo Putin per difendere la democrazia e i diritti umani. Poiché è un nemico, quando subisce un attentato nel cuore del suo impero mostriamo una totale freddezza verso le vittime, tanto si tratta di russi; la nostra sola preoccupazione è che la sua vendetta non ci colpisca di striscio. La comunità internazionale archivierà la strage come regolamento di conti locale nel cuore della grande Asia, attendendo il prossimo eccidio. Se attaccano Israele, del quale siamo alleati, non gli consentiamo di difendersi, perché la guerra fa morti innocenti e quelli di Gaza pesano più di quelli di Kiev, Mosca e perfino Gerusalemme. Tutta questione di propaganda e riflessi condizionati. Finiamo per comprendere le ragioni del nemico del nostro amico prima di quelle dell'amico. Alla coscienza collettiva dell'Occidente manca la sintesi, che pure è scritta tutti i giorni su molti quotidiani, e viene ripetuta insistentemente dal nostro governo e non solo: Putin e hezbollah sono alleati tra loro ed entrambi ci hanno dichiarato guerra. Lo dimostra la ferocia con cui lo Zar punisce i tagiki, che è la medesima usata dai terroristi palestinesi contro i prigionieri israeliani. La guerra è la stessa, la combattono le dittature contro le democrazie. Tra loro, le dittature sono divise più delle democrazie, perché metà Islam sta con Teheran, Gaza e Mosca, e metà contro e questa è la nostra solo risorsa. Possiamo vincere solo se ritroviamo i valori tradizionali della nostra civiltà, tra i quali l'habeas corpus, che tutela l'inviolabilità e il diritto all'integrità fisica della persona, fosse anche il peggior criminale.

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