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Roberto Salis: "La polemica politica non aiuta la battaglia per la dignità di Ilaria"
03-02-2024, 06:30
Roberto Salis, questo governo è riuscito a riportare in Italia Alessia Piperno dall'Iran e Patrick Zaki dall'Egitto. È fiducioso che possa ottenersi un terzo successo con sua figlia Ilaria? «Me lo auguro. La fiducia può crescere iniziando a vedere i primi segnali». Lei ha deciso - dopo questa intervista e pochissimi altri appuntamenti mediatici - di entrare in un'area di silenzio. Come mai questa scelta? «Perché credo che questo clamore e le polemiche politiche e i dibattiti accesi non favoriscano il lavoro di chi deve portare avanti una fine opera diplomatica verso l'obiettivo finale». Chi ha cercato di iperpoliticizzare il caso, attaccando l'Ungheria, cercando di buttarla in rissa con il nostro governo, o anche santificando sua figlia, forse non ha reso un buon servizio alla causa, non le pare? «Credo che si siano accesi troppo i toni: occorre abbassarli. Questo risultato si ottiene come fa un manager quando tratta con un altro manager in vista di una joint-venture. Devono alzarsi soddisfatti entrambi, altrimenti il tavolo salta». Lei crede alla possibilità che a sua figlia vengano concessi gli arresti domiciliari in ambasciata? «Mi auguro vivamente la soluzione dei domiciliari in ambasciata, anche come primo passo verso i domiciliari in Italia. Lavorando bene, e mi pare che i presupposti ci siano, si può ottenere il risultato». Lei conferma che, fino all'autunno scorso, la posizione giuridica di sua figlia non era chiara nemmeno a lei e alla vostra famiglia? «Abbiamo avuto chiarezza definitiva sulle accuse solo a novembre, quando è stato definitivamente formulato l'atto di accusa. Inizialmente pareva ci fosse anche la fattispecie di “attacco a una comunità”, inserendo anche i nazisti al pari di altre categorie sotto attacco. Ora questa ulteriore accusa non c'è più». Non possiamo certamente chiedere a un padre di “processare” la figlia, ma come si vive con una militante comunista in casa? Lei è un liberale... «Si vive bene. Mia figlia è una persona colta, preparata sul piano storico e politico, glielo garantisco. La nostra vita è stata segnata da crescita reciproca. Abbiamo imparato entrambi l'uno dall'altra». Lei ha rivendicato più volte l'innocenza di sua figlia rispetto a queste accuse. Ma ha anche detto a più riprese- e ciò le fa particolarmente onore - che se sua figlia fosse responsabile di qualcosa, dovrebbe pagare. «Assolutamente. Bisogna però riportare le accuse alla realtà oggettiva dei fatti.Non può essere considerata tale da generare pericolo di morte un'azione che produce una prognosi di 5 giorni. E altri capi di imputazione sono al limite della pretestuosità». Con ciò però lei stesso conferma che gli scontri ci sono stati. «Questo non si sa. Mia figlia non è stata colta sul fatto. Era in taxi con alcune persone. Aveva un manganello che era però un oggetto di difesa. Del resto, se un'antifascista va a una manifestazione contro dei nazisti, anch'essi certamente dotati di strumenti di difesa, capisco che possa portarsi dietro qualcosa». Le risulta che sua figlia sia stata o sia ancora parte di organizzazioni di estrema sinistra dedite e scontri con organizzazioni di estrema destra? «Non “dedite a scontri”. Fa parte di associazioni che fanno politica in modalità che a me risultano consone». Lei percepisce che una parte non piccola di opinione pubblica, pur ritenendo indegno il guinzaglio, non abbia alcuna simpatia per la militanza di Ilaria? «Se è per questo, anche i gruppi di mia figlia non hanno simpatia per altre aree: sono avversari politici. Mi piacerebbe però che questi confronti fossero portati avanti come quelli a casa mia tra me e mia figlia». Ha fiducia nell'azione di Giorgia Meloni e Antonio Tajani? «Ho fiducia nelle istituzioni, non mi piace personalizzare. Quindi ho fiducia nel Presidente del Consiglio e nel Ministro degli Esteri». Che appello si sente di rivolgere a tutti? «Alla luce del colloquio che ho avuto oggi con il Presidente del Senato Ignazio La Russa, chiedo a tutte le forze politiche e ai media di abbassare i toni e ridurre le conflittualità, nel solo e unico interesse della tutela della dignità e dei diritti civili di una persona detenuta». Non sarebbe un segno distensivo anche annunciare il ritiro delle querele verso Matteo Salvini e i giornalisti Giuseppe Brindisi e Alessandro Sallusti? «In questa chiave, come gesto di buona volontà, soprattutto se ci fossero anche deboli segnali di scuse, sarei favorevole a ritirare le querele in essere».
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