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Politica
Salvini a tutto campo: "Tassare gli affitti brevi? Non è la strada corretta prima una legge sull’islam poi rivinceremo le elezioni"
Oggi 24-10-25, 06:10
Ministro Matteo Salvini, perché ha deciso di aprire il cantiere del Ponte sullo Stretto? «Perché serve. Quando andai al Ministero dell’Interno, ci andai per limitare gli arrivi di immigrati clandestini, mi dicevano che non era possibile fare nulla, abbiamo dimostrato che volere è potere. Il primo progetto del Ponte sullo Stretto è del 1866, mi sono detto: vediamo se dopo 160 anni si riesce a mettere a terra qualcosa di cui si narra nei tempi degli architetti romani». Nella sua agenda ci sono altre infrastrutture. Siete pronti per le Olimpiadi invernali? «Sono arrivato al Ministero tre anni fa, qualche analista e giornalista, non faccio nomi, del Fatto Quotidiano ad esempio, diceva che la pista di bob e slittino a Cortina non si sarebbe mai realizzata, che era una follia e saremmo andati a fare le gare a St.Moritz, a Innsbruck. Bene, se voi andate a Cortina vedete che grazie al lavoro di operai, Ieri, in occasione delle celebrazioni per i 25 anni dalla fondazione di Libero, il quotidiano ha organizzato a Roma un evento durante il quale il direttore responsabile Mario Sechi ha intervistato il vicepremier e segretario della Lega Matteo Salvini. L’incontro è stata l’occasione per dialogare a tutto campo sui principali temi di attualità, dalla manovra finanziaria che sbarcherà a breve in Parlamento, fino all’avvio dei lavori per la costruzione del Ponte sullo segue dalla prima di attesa in estate in macchina, sempre che il tempo sia bello, a 10 minuti». Quanto è importante questo per dare un ulteriore slancio all’Italia e agli italiani? «Si ipotizzano 6.000 veicoli all’ora, 200 treni al giorno, un valore aggiunto, fatti salvi i 13 miliardi di investimento, di 23 miliardi, un rientro nelle casse dello Stato ipotizzato tra entrate dirette e indirette superiore ai 10 miliardi. Si stimano 120.000 unità di lavoro durante gli anni della costruzione. Ma pensiamo poi a quanti ingegneri da tutto il mondo verranno qua, sarà un polo della ricerca dell’innovazione scientifica. La cordata di Eurolink che costruirà questa euro-infrastruttura ha l’azienda capofila italiana, ma dentro ci sono i giapponesi, gli spagnoli, i francesi, il project manager è americano". Però il Ponte è qualcosa di più... «Le sfide complicate sono quelle più appassionanti. In passato da segretario, ma anche da semplice esponente della Lega, dissi più di una volta che il Ponte non avrebbe risolto i problemi dell’Italia perché in quegli anni era vero. Ora ci sono i lavori aperti per i cantieri dell’alta velocità ferroviaria tra Palermo, Catania e Messina e c’è in progettazione finalmente l’alta velocità fino a Reggio Calabria. Oggi sarebbe assurdo non farlo». A che punto siamo? «L’ultimo passaggio di legittimità, che è quello della Corte dei Conti, è atteso a giorni, non a mesi, il che vuol dire che se c’è l’ok i cantieri partono entro l’anno. Io avevo detto entro l’estate, ma giustamente le società hanno fatto ancora più verifiche ambientali, controlli, tavole di compatibilità, perché per carità di Dio è giusto essere ancora più scrupolosi di quello che la norma prevede. Dopo 160 anni non sono 4 mesi in più o in meno che fanno la differenza». Investimento? «Il ponte come manufatto è un terzo della spesa complessiva, arriva a 5 miliardi sui 13 miliardi e mezzo. E quindi gli altri dove li metti? Gli altri li metti in tutte le opere accessorie. Il ponte è un acceleratore di tutta una serie di cose. E poi, pensa a come ti cambia la vita da tre ore per un treno merci a 15 minuti. Da tre ore Stretto di Messina. Il tutto, con lo sguardo puntato sulle prossime elezioni politiche che si terranno nel 2027. Durante la mattinata, il direttore ha anche coordinato i lavori della tavola rotonda a cui hanno partecipato i manager di Enel, Eni, Terna e Renexia. Al centro del dibattito, il futuro del mercato energetico e, più in generale, del commercio mondiale nel mutato contesto globale.». So che avrà un incontro con il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti.Obiettivo? «C’è qualcosa da mettere a punto sulla legge di bilancio.Bisogna accompagnarla nel nome del consolidamento. Ieri ero in Senato e la presidente del Consiglio mi ha ringraziato ricordando il Piano Casa a cui stiamo lavorando. Però per fare il piano casa ho bisogno di soldi, non lo faccio con il Lego. Un piano casa serio ha bisogno di finanziamenti seri.Se non ho i finanziamenti seri, non riesco a fare un piano casa serio e a me le cose poco serie non piacciono». Lei ha tirato dritto sulla tassa per le banche. E i banchieri si lamentano. «I banchieri sono gli unici che non possono aprire bocca per lamentarsi. E più si lamentano, più presentiamo emendamenti per aumentare. Quindi, consiglio spassionato, non lamentatevi perché oggi è previsto in manovra il 2% in più di Irap che cuba 2 miliardi. Ogni lamento ha un 1% di Irap in più. Così faccio 6 piani casa. Non penso che rovinerò il cenone di Capodanno a Orcel, a Castagna o a Messina se invece di 51 miliardi chiuderanno l’anno con 44 miliardi di utili». Al Ministero come vanno le cose? «Noi abbiamo 16 autorità portuali in Italia, stiamo facendo una legge perla riforma della governance dei porti per dare una cornice complessiva e dare più efficacia. Io ho le nomine di parecchi presidenti dei porti fermi in commissione del Senato da mesi per scelta politica di uno dei partiti della maggioranza, non mia né del Presidente del Consiglio, e ora leggo che le nomine sono ferme per dissidi fra Lega e Fratelli d’Italia». Hanno sbagliato il partito. «E siccome la norma dice che le commissioni hanno 30 giorni di tempo e la pazienza ha un termine, la mia si è esaurita. E quindi oggi facciamo le prime tre. E poi se la commissione non procede, la settimana prossima facciamo le altre tre. E via di seguito. A Milano si dice, a vess trop bun se pasa per cujun». Ho compreso l’ultima parte... «A essere troppo buoni rischi di passare per fesso». Tassa sugli affitti brevi, tutto risolto? «È una tassa sciocca con un gettito minimo che lede l’iniziativa privata e la proprietà privata. Quindi è, inavvertitamente, secondo me per distrazione, entrata in manovra, perché non ne abbiamo mai parlato in nessuna sede, neanche in Consiglio dei ministri». E quindi il suo destino è...? «Di venire cancellata tramite il voto parlamentare che è sovrano. Una tassa in più che non serve, bisogna levarla. Stiamo parlando di chi ha un bilocale o due bilocali con cui arrotondi la pensione o lo stipendio o con cui paghi un’università al figlio. Non stiamo parlando di speculazione edilizia. Poi bisogna aiutare l’affitto a lungo termine, ma restituendo sicurezza e certezza dei tempi di sgombero in caso di mancato pagamento o in caso di occupazione». Tra le cose di cui avete discusso nel Consiglio federale della Lega ci sono delle norme per evitare l’islamizzazione. «Ci stanno lavorando il sottosegretario agli Interni Nicola Molteni, il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari e le nostre europarlamentari, Silvia Sardone, Anna Cisint, Susanna Ceccardi e Isabella Tovaglieri. Anna Cisint poi parla di un tema che ben conosce perché è stata sindaco di Monfalcone, una delle città italiane con la più alta densità di popolazione residente straniera, in questo caso bengalesi, che per carità non sono fra quelle etnie che finiscono sui giornali per essere particolarmente litigiose, ma quando inizi ad avere il 10%, 20%, 30%, 40% di presenza di una sola etnia, è chiaro che rischi di avere dei ghetti, rischi di perdere il controllo. Possiamo presentare la nostra proposta già a novembre-dicembre. Alcuni interventi sono sul tema immigrazione, per esempio sui ricongiungimenti familiari. Sacrosanto accogliere chi scappa dalla guerra o arriva regolarmente, però devi fermarti a un certo grado di ricongiungimento, perché altrimenti uno te ne porta altri dodici... Questa situazione finisce per sballare tutto il sistema soassistenziale, cio -sanitario, previdenziale. Non occorre uno scienziato per capire che c’è un mercato dietro tutto ciò». In Francia è uscito un libro esplosivo sull’islamizzazione della sinistra francese. Può succedere anche in Italia? «Ma basta guardare i rigurgiti antisemiti che abbiamo visto in mezzo ai pro-Pal fino a pochi giorni fa, che poi peraltro bloccavano le stazioni, i porti, gli aeroporti, le tangenziali». A proposito, il Garante sullo sciopero a deciso di aprire un’inchiesta sullo sciopero per Gaza. «Lo sciopero mi sembra palesemente illegittimo, non era stato preavvisato nei tempi previsti. Ho visto che Landini si è arrabbiato con me. Si è arrabbiato tanto. Ma dovrebbe arrabbiarsi con se stesso». Landini dice che è colpa sua. «Se lanci gli scioperi a sorpresa... La sorpresa c’è nel l’ovetto Kinder. Oggi mediamente in Italia circolano 9.000 treni al giorno. E viaggiano un milione e mezzo di italiani. Nel giorno dello sciopero illegittimo - convocato per Gaza, che è stata salvata da Trump, non da Landini - hanno viaggiato 400.000 persone. Qual è il danno economico al Pil e al sistema produttivo italiano? Lasciare a piedi un milione di lavoratrici e lavoratori in un giorno per uno sciopero capriccioso? Senza voler limitare il diritto di sciopero che è stato conquistato a suon di diritti e di battaglie, chi organizza scioperi illegittimi creando danni per decine di milioni di euro, al massimo ha un’ammenda di alcune migliaia di euro. Capisci, io faccio il sindacalista rivoluzionario che mira un posto in Parlamento, inneggia la rivolta sociale e quindi se non pago dazio...». Landini dirà che lei è liberticida. «No, che liberticida. Ognuno organizza lo sciopero rispettando le norme di preavviso e rispettando le regole fatte, lo fanno quasi tutti gli altri sindacati. Non abbiamo mai avuto problemi con la Cisl, con la Uil, con l’Ugl, ma perfino con alcuni sindacati di base». Come sta la Lega? «Bene, grazie. Nelle Marche sono andate bene, in Val d’Aosta è andata bene anche se hanno vinto gli autonomisti e quindi probabilmente il centrodestra non sarà al governo, in Calabria è andata molto bene. Pensare qualche anno fa che la Lega potesse prendere il 15% a Reggio Calabria o il 20% a Lamezia Terme era da Tso. Reggio Calabria poi per i progetti che abbiamo in testa è fondamentale e ha le elezioni comunali nella prossima primavera. In Toscana non è andata bene, spiace, però in 30 anni di attività politica ho vinto tante elezioni e ne ho perse altrettante. Dove ho sbagliato e dove posso, devo migliorare, e sono sicuro che alle Politiche in Toscana la Lega prenderà almeno il 10%». Mai confondere il voto locale con quello nazionale.Come andrà a finire? «E poi ci sono Puglia, Campania e Veneto. In Puglia e Campania, dove c’è la sinistra uscente, noi daremo il massimo: ci sono due buoni candidati del centrodestra come Cirielli e Lobuono. Il Veneto per me è una grande soddisfazione e l’obiettivo è essere primo partito. Luca Zaia è stato protagonista dell’Autonomia e delle Olimpiadi di Milano-Cortina, si è messo a disposizione per fare il capolista in tutte le province, una bellissima cosa». La candidatura di Stefani è un fatto nuovo per il suo partito? «Abbiamo scelto insieme, io, Luca e i dirigenti del Veneto, un ragazzo, Alberto Stefani, che compirà 33 anni pochi giorni prima del voto. È una sfida che può far tremare i polsi sia a lui che a me, perché è candidato in una delle regioni più produttive d’Europa e complesse dal punto di vista sociale. Oltretutto arrivare dopo Zaia non è facile per nessuno. È un bellissimo segnale. Mentre la sinistra i giovani li usa e ne parla, avremo fra un mese il governatore più giovane della storia della Repubblica Italiana». Lei è un grande amico di Israele, ci andrà presto di nuovo? «Sì, assolutamente. Una delle cose che più mi ha scioccato è vedere dei bambini delle scuole elementari a cui veniva fatto canticchiare un coro che parlava della Palestina “dal fiume al mare”. Piccolissimo problema: un bimbo di 7 anni non sa che cosa vuol dire quella canzoncina con la rima. Vuol dire eliminare lo Stato di Israele e i suoi abitanti. C’è chi tifa per il fallimento della pace. Che cosa prova? «Io non godo mai dei problemi altrui. Leggevo che c’era gente che esultava. Mi ha colpito l’immagine di Sarkozy, mano nella mano con la moglie, che si avviava al carcere. Io non ho esultato, non riesco a esultare. Certo, uno si ricorda del sorrisino Sarkozy-Merkel e commenta “adesso tocca a te”. Però no, io quando uno va in galera non sono felice». Che idea s’è fatto del caso Ranucci? «L’attentato a Ranucci deve essere giustamente, diffusamente, condannato. Ciò non vuol dire che io ritenga corretto un certo modo di fare giornalismo, poco rispettoso della verità dei fatti». Come sta Salvini? «Discretamente. Sono un 52enne leggermente sovrappeso, diciamo realizzato nella vita privata con due splendidi figli, ho ancora la fortuna di avere i genitori che cerco sempre di andare a trovare. A tutela della mia salute, non leggo la rassegna stampa la mattina, siccome mi piace pescare leggo mensili di pesca». Governare stanca? «Scherzi a parte, non è facile. Ho il ministero più rognoso, più bello ma rognoso. Perché se oggi arrivano puntuali 9.000 treni e ne arrivano in ritardo 10, il Pd chiede le mie dimissioni. L’11 dicembre voi penserete al Natale, al cenone, io ho il processo in Cassazione e quello sì, è fastidioso, confesso. Sono andato per anni avanti e indietro tra Roma e Palermo, con decine di udienze e testimonianze in base alle quali ero un volgare assassino, un sequestratore e un criminale, poi il Tribunale di Palermo in 268 pagine ha scritto che “il fatto non sussiste”. Ho fatto il mio lavoro. E pensavo fosse chiusa. Quindi l’11 dicembre, fra un mese e mezzo, o è bianco o è nero. Se non fosse stato per l’ottimo avvocato Giulia Bongiorno, sarei già da tempo insieme a Sarkozy. Diciamo che il processo non inizia con i segnali migliori e quindi si riparte con la richiesta della pubblica accusa: 6 anni. Sarebbe seccante essere il primo segretario del partito, il primo vicepremier accompagnato in carcere». L’appuntamento per lei è alle elezioni politiche del 2027. «Le giocheremo per vincerle, non per partecipare».
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