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Sanvito: accusano di genocidio pure un rettore
16-02-2024, 15:10
C'è un clima incendiario tra i corridoi e i chiostri dell'Università Statale di Milano. Picchetti, assemblee, manifesti appesi alle vetrate. Con un denominatore comune: il rettore Elio Franzini. È lui il nemico numero uno degli studenti di estrema sinistra, habitué dei cortei pro Gaza e anti-Israele, legati a doppio filo allo storico centro sociale Cantiere e al movimento Cambiare Rotta. «Contestiamo la complicità di Unimi e del rettore Franzini con il genocidio del popolo palestinese», hanno detto e vergato a chiare lettere i novelli rivoluzionari. Su uno dei volantini con cui è stata tappezzato in questi giorni l'ateneo è pure comparsa, a penna, la scritta «Franzini l'Aia ti aspetta». Ovvero la Corte internazionale di giustizia. Il nodo della questione, manco a dirlo, è la guerra tra Israele e Hamas. «Parlare di genocidio è imbarazzante», aveva detto il rettore a proposito delle squinternate rivendicazioni dei colletivi, contestandogli - a detta loro- di essere «violenti e anti-democratici». E qualcuno, comunque sia andata, provi a dargli torto, vista la prepotenza di linguaggio e di occupazione degli spazi in teoria a disposizione di tutti gli studenti. È un atto d'accusa quello degli universitari rossi a Franzini: «Il rettore Franzini non ha mai nascosto le sue simpatie filo-israeliane, e questo si rispecchia negli accordi tra Unimi e l'università di Ariel, che sorge in un insediamento illegale (secondo l'ONU) che contribuisce a espandere, rubando terre ai palestinesi». E ancora: «Unimi collabora anche con Eni, che vuole estrarre gas dalla Striscia di Gaza ancora sporca del sangue di decine di migliaia di civili palestinesi». Ma non è finita qui: «Alcuni docenti di Unimi collaborano anche con Leonardo spa e la sua fondazione MedOr, che producono ed esportano armi e morte ai quattro angoli del mondo». Dunque, è il pensiero antagonista, «questi accordi sono vergognosi, come le dichiarazioni del rettore: il silenzio è complicità e la complicità è criminale». Tradotto: al rettore di una delle principali università del Paese viene apertamente dato dell'assassino e del criminale. E a darglielo sono coloro che, oltre a occupare abusivamente edifici a Milano e pure in università, hanno invitato per uno dei loro eventi a senso unico Leila Khaled, definita «storica militante della causa palestinese e simbolo della lotta anti-colonialista mondiale» ma in realtà più nota come dirottatrice di aerei di linea (una volta nel '69, il bis nel '70). Eppure non una voce si leva in sua difesa né per chiedere provvedimenti nei confronti di lo accusa di complicità al genocidio. Nei video diffusi sui social, durante un corteo non autorizzato all'interno della Statale, gli slogan degli universitari col pugno chiuso recitavano addirittura «Franzini terrorista». Un silenzio tombale che fa ancora più rumore in queste ore che seguono la decisione di un'altra eccellenza milanese, la Bocconi, di sospendere per sei mesi tre studenti colpevoli di aver criticato la scelta dell'università di creare dei bagni “gender neutral” a fianco di quelli canonici per uomini e donne. Non avrebbero rispettato il “codice d'onore” firmato al momento dell'iscrizione. È la dittatura del politicamente corretto che non lascia scampo a nessuno. E chissà se gli antagonisti travestiti da studenti della Statale hanno mai sottoscritto un regolamento che prevede il tiro al rettore...
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