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Stefano Re: la Normale e lo stop al bando con Israele
30-03-2024, 06:52
Studio di nuovi prodotti per rendere più fertile il suolo, tecnologie per la potabilizzazione e la desalinizzazione dell'acqua, strumenti ottici ed elettronici per lo studio delle onde gravitazionali ed altre «applicazioni di frontiera». Questa, in ambiti in cui gli istituti israeliani sono a un livello avanzatissimo, è la ricerca congiunta che la Normale di Pisa chiede al governo italiano di abbandonare, interrompendo lo scambio accademico con Israele. Tecnologie civili, che nulla hanno a che vedere con l'industria o le applicazioni militari, ma non è importante. In nome dell'articolo 11 della Costituzione, il senato accademico dell'università toscana chiede al ministero degli Esteri, tramite una mozione approvata a maggioranza due giorni fa, «di riconsiderare il “Bando Scientifico 2024” emesso in attuazione dell'Accordo di cooperazione industriale, scientifica e tecnologica Italia-Israele». E si aspetta che la stessa cosa sia fatta da «tutta la comunità scientifica internazionale». Boicottaggio delle relazioni accademiche con Israele, dunque. Per la gioia dei collettivi studenteschi pisani di sinistra. «La mozione del Senato accademico ci soddisfa pienamente dal punto di vista politico», commentano i loro leader. Erano stati questi gruppi, del resto, i primi a mobilitarsi, e possono dire di aver raggiunto il risultato. Non sono per nulla soddisfatti, invece, al ministero dell'Università e della Ricerca guidato dalla forzista Anna Maria Bernini. Dai suoi uffici fanno sapere che il giudizio del ministro non è cambiato, è lo stesso di quando ad esprimersi contro quello stesso bando fu l'ateneo di Torino. In quell'occasione Bernini giudicò la scelta sbagliata, sebbene assunta nell'ambito dell'autonomia universitaria. Per il ministro, ogni forma di esclusione o boicottaggio è «estranea alla tradizione e alla cultura dei nostri atenei». La vicenda apre anche l'ennesima spaccatura nell'opposizione. Nel Pd la senatrice Ylenia Zambito sostiene che le tecnologie civili di quel bando «potrebbero essere usate a danno della popolazione palestinese» e dunque applaude alla scelta della Normale, «prova concreta di quella missione culturale e sociale che le università sono chiamate a realizzare nel Paese». Condivide pure il rossoverde Nicola Fratoianni, per il quale i senati accademici come quello della Normale «giustamente sospendono i bandi di collaborazione con Israele». Di segno opposto le reazioni di Italia Viva. Per il capogruppo alla Camera, Davide Faraone, «è incredibile che anche un'università antica e blasonata come la Normale si unisca allo stop dei rapporti con Israele. Ed è «grave», prosegue, «che alcuni atenei italiani contribuiscano ad una lettura distorta della situazione internazionale, in cui Israele è comunque sempre il cattivo e Hamas un dettaglio quasi insignificante». Per il senatore renziano Ivan Scalfarotto è «ancora difficile da accettare» che il Pd «addirittura plauda a questa deriva oscurantista, in cui si nascondono a fatica gli echi di una certa retorica antisemita ormai dilagante». Siamo ancora agli inizi. Dopo Pasqua inizieranno le mobilitazioni di protesta contro Israele che coinvolgeranno gli atenei di Torino, Bari, Roma, Genova, Firenze, Bologna, Napoli e Reggio Calabria. Per martedì 9 aprile è stata indetta una giornata di sciopero del personale delle università aderente all'Usb, e una settimana dopo i collettivi si mobiliteranno alla Sapienza di Roma, per fare pressione sul senato accademico che si riunirà quel giorno, affinché anch'esso adotti iniziative contro Israele.
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