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Zaccardi: Tagli alle liste di attesa e più medici assunti, svolta sulla sanità
05-06-2024, 09:05
"Avevamo promesso ai cittadini che ci saremmo occupati di due problemi che in passato non sono mai stati affrontati efficacemente, ovvero l'abbattimento delle liste d'attesa e la cronica carenza di medici e personale sanitario, e lo abbiamo fatto». Giorgia Meloni annuncia così, con un video sui social, il via libera del Consiglio dei Ministri al pacchetto di misure sulla sanità. Promesse da mesi dal titolare della Salute, Orazio Schillaci, le norme si condensano in due provvedimenti: un decreto composto da 6 articoli e un disegno di legge disegno che, con i suoi 15 articoli, si concentra su incentivi al personale, premialità e sanzioni. «Sono molto soddisfatto» ha commentato Schillaci, per i due «punti fondamentali» approvati: «Per i cittadini che finalmente potranno avere le prestazioni di cui necessitano nei tempi giusti e a carico del Servizio sanitario nazionale» e «per l'abolizione del tetto di spesa per il personale, che consentirà alle Regioni di assumere più medici e operatori sanitari». COPERTURE Le misure, oggetto fino all'ultimo di una trattativa con il Ministero dell'Economia per il nodo coperture, circa un miliardo di euro, puntano soprattutto a snellire le liste di attesa. Entrando nel dettaglio, il decreto prevede, all'articolo 1, l'istituzione presso Agenas (l'agenzia delle regioni) di una piattaforma nazionale con il compito di monitarare il fenomeno. Si stabilisce poi la creazione di un Cup «unico regionale o infraregionale» con tutte le prestazioni disponibili del pubblico e del privato convenzionato (che fino ad oggiè poco presente). Per i privati che non si adeguano, scatta la nullità del contratto con la pubblica amministrazione. Si stringe poi sui tempi: se il cittadino non riceve la prestazione urgente entro 72 ore «si potrà rivolgere intramoenia (a medici che esercitano la professione fuori dall'orario di lavoro nelle strutture pubbliche, ndr) o al privato accreditato, tutto a carico del Servizio sanitario nazionale», ha spiegato ancora il ministro. Per evitare abusi «a scapito dell'attività istituzionale finalizzata alla riduzione delle liste d'attesa» si legge nel decreto, nelle strutture pubbliche i medici non potranno lavorare per più tempo da liberi professionisti invece che da “interni”. Il provvedimento prevede anche un potenziamento dell'offerta, con la possibilità di fare visite ed esami anche il sabato e la domenica, oltre che alla sera. Si punta poi a responsabilizzare l'utenza, per evitare il fenomeno delle prestazioni prenotate ma non effettuate (circa il 20% dei casi): chi non disdice con un congruo preavviso dovrà comunque pagare il ticket. Molto importante nell'ottica di rafforzare gli organici è la misura che porta il tetto il tetto di spesa per il personale sanitario dal 10 al 15%. Tetto che sarà abolito dal 1° gennaio 2025; al suo posto subentrerà un meccanismo basato sui fabbisogni standard del personale sanitario. Le novità più importanti contenute nel disegno di legge riguardano invece un aumento del 20% della tariffa oraria per le ore dedicate allo smaltimento delle liste di attesa, tassata con un'aliquota al 15%. Il costo stimato è pari a circa 250 milioni di euro. Il provvedimento stanzia poi 100 milioni per alzare da 60 a 100 euro il compenso orario degli specialisti ambulatoriali (delle Asl) che lavorano per smaltire le liste. Mentre gli specializzandi potranno assumere incarichi da liberi professionisti fino a 10 ore settimanali (non più 8). Per arginare poi il fenomeno dei medici “gettonisti”, le aziende potranno assumere personale con contratti di lavoro autonomo. PREMI E SANZIONI Scattano infine le «quote premiali» (risorse aggiuntive prese dal fondo sanitario nazionale) per le regioni che rispettano gli obiettivi di riduzione delle liste. Anche i direttori generali di Asl e ospedali saranno coinvolti: riceveranno aumenti o decurtazioni del 10% della retribuzione di risultato in base al raggiungimento o meno degli obiettivi fissati dalla regione. Inoltre il mancato conseguimento dei target può essere «causa di revoca o mancato rinnovo dell'incarico». Si interviene poi aumentando di un punto percentuale i limiti di spesa per l'acquisto di prestazioni sanitarie dai privati accreditati: la soglia è pari al 4% per il 2025 e al 5% dal 2026. Queste risorse, precisa il comunicato diffuso da Palazzo Chigi, «sono prioritariamente destinate alle prestazioni di ricovero e ambulatoriali, erogate dalle strutture sanitarie private accreditate dotate di pronto soccorso, inserite nella rete di emergenza». I provvedimenti sono stati accolti tra le polemiche dell'opposizione e delle regioni, che lamentano «l'assenza di concertazione». Raffaele Donini, coordinatore della Commissione salute per la Conferenza delle regioni definisce il decreto «astratto e privo di coperture». Secondo la segretaria del Pd Elly Schlein «non ci sono risorse sufficienti per abbattere le liste di attesa».
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