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Bankitalia, il Pil spinto dai consumi ma regna l'incertezza per i conflitti in corso
13-12-2024, 15:20
AGI - Bankitalia taglia le stime del Pil per quest'anno e l'anno prossimo (dallo 0,6% allo 0,5% nel 2024, dall'1% allo 0,8% nel 2025, dall'1,2% all'1,1% nel 2026) ma per i prezzi al consumo conferma quelle del 2024. L'inflazione salirà dell'1,1% quest'anno, mentre nel 2025 il tasso sarà dell'1,5% contro l'1,6% precedentemente previsto. Altri dati - contenuti nel Bollettino economico - riguardano il tasso di disoccupazione che scende dal 6,7% precedentemente stimato al 6,6% per quest'anno, e dal 6,3% al 6,1% per il 2025. Si stabilizzerà poi a questo livello negli anni successivi. L'occupazione continuerebbe a crescere "sia pur a ritmi inferiori a quelli" del Pil. Allo stesso tempo, gli esperti di palazzo Koch segnalano un livello di "elevata incertezza", dovuto principalmente allo scenario internazionale. A loro giudizio, "un orientamento maggiormente protezionistico delle politiche commerciali e le perduranti tensioni connesse con i conflitti in corso potrebbero incidere negativamente sulle vendite all'estero e, tramite un peggioramento della fiducia di famiglie e imprese, sulla domanda interna". Al netto di ciò, ritengono comunque che "la crescita possa acquistare vigore dalla seconda metà del prossimo anno, grazie soprattutto all'andamento favorevole dei consumi e alla ripresa delle esportazioni". Quanto invece ai consumi, dopo la forte caduta registrata alla fine del 2023, "sono tornati ad aumentare fin dal primo trimestre dell'anno in corso e continuerebbero a crescere nel prossimo triennio, sostenuti dal buon andamento del potere d'acquisto delle famiglie e dalla riduzione dei tassi di interesse. Gli investimenti rallenterebbero, risentendo degli effetti del ridimensionamento degli incentivi alla riqualificazione delle abitazioni, che verrebbero solo in parte attenuati dall'aumento della spesa per infrastrutture e dalle misure di incentivo previste nel PNRR". Relativamente all'inflazione, "una dinamica dei prezzi più elevata potrebbe derivare da nuovi rincari delle materie prime e degli altri beni importati. Per contro, l'eventualità di un deterioramento più marcato e duraturo della domanda potrebbe pesare sull'occupazione e comprimere l'andamento di salari, margini di profitto e prezzi di vendita delle imprese". Sulla revisione al ribasso delle stime del Pil per quest'anno, Bankitalia spiega che tale rivisitazione è dovuta agli "andamenti meno favorevoli delle attese nella seconda metà del 2024 e degli effetti di ipotesi di una crescita della domanda estera più contenuta e di tassi di interesse leggermente più elevati".
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