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Estero
Cosa è un 'muro anti-drone' e come funziona
Oggi 26-09-25, 17:39
AGI - L'espressione "muro anti-drone" è piuttosto evocativa, ma non descrive un muro fisico, quanto piuttosto è un concetto strategico che indica una difesa a strati per proteggere un'area aerea sensibile contro l'intrusione di droni ostili o non autorizzati. In Europa, dopo diverse violazioni dello spazio aereo con droni - nei Paesi baltici e in Scandinavia - ha preso forma l'idea di una "barriera" difensiva lungo i confini orientali come parte di un'iniziativa comune dell'Ue. L'idea si ispira ai sistemi antimissile come l'Iron Dome israeliano, ma è adattata a minacce molto più piccole, economiche e numerose. Il funzionamento del muro anti-drone si basa sul concetto di difesa a strati. In una prima fase entrano in gioco i sistemi di rilevamento: radar specializzati per bersagli di piccole dimensioni, ricevitori che captano i segnali radio dei droni e sensori elettro-ottici o infrarossi che permettono di distinguere un UAV da un uccello o da un ultraleggero. Una volta individuato il drone, occorre identificarlo e seguirne la traiettoria grazie alla fusione di dati provenienti da diversi sensori. Accertata la natura della minaccia, si passa al tracciamento e alle contromisure. Le prime sono di tipo "soft-kill": il disturbo elettronico (jamming) dei collegamenti radio o dei sistemi di navigazione satellitare può far perdere il controllo al drone o costringerlo ad atterrare. Tecniche di spoofing, invece, ingannano il sistema di bordo facendogli credere di essere in un'altra posizione. Questi strumenti sono particolarmente utili in contesti civili, dove abbattere fisicamente un drone comporterebbe rischi collaterali. Se il velivolo è progettato per resistere al jamming (come ad esempio la guida a fibra ottica) o vola in modalità completamente autonoma, serve una risposta "hard-kill". In questo caso entrano in gioco sistemi di intercettazione fisica: proiettili a corto raggio, missili di piccole dimensioni o droni intercettori capaci di abbordare e neutralizzare l'intruso. Per rendere sostenibile questo livello, la sfida tecnologica è creare armi a basso costo e producibili in massa, in grado di contrastare sciami di droni che costano poche centinaia di euro ciascuno. Il cuore del muro anti-drone è il sistema di comando e controllo: piattaforme software che raccolgono i dati di tutti i sensori, li analizzano in tempo reale e distribuiscono l'informazione a unità nazionali e transfrontaliere. Questo è l'aspetto che rende il progetto europeo particolarmente complesso: ogni Paese ha regole d'ingaggio e infrastrutture diverse, e il vero salto di qualità arriverà solo con standard comuni e una rete di scambio dati sicura e veloce. La guerra in Ucraina ha mostrato come i droni siano ormai centrali sia per la ricognizione sia per gli attacchi, diventando strumenti di guerra ibrida in grado di colpire aeroporti, centrali o nodi di comunicazione con costi irrisori. Non a caso, Kiev ha sviluppato una propria "drone wall" sul campo, basata su corridoi difensivi profondi che complicano le manovre russe e che oggi vengono guardati con attenzione dai partner europei come un laboratorio di tattiche applicabili anche lontano dal fronte. Gli obiettivi del progetto europeo sono chiari: dissuadere eventuali incursioni, fermare i droni prima che raggiungano infrastrutture strategiche, condividere oneri e risorse tra più Stati e adattare la postura difensiva europea agli strumenti della guerra ibrida. Le difficoltà, però, restano significative: il quadro legale con normative diverse sul jamming, l'integrazione tecnica tra sistemi nazionali e il finanziamento, ancora senza un piano condiviso. A questo si aggiunge la necessità di sviluppare tecnologie che siano non solo efficaci, ma anche economiche e producibili in serie, dal momento che i droni si evolvono più rapidamente dei sistemi di contrasto e possono saturare con facilita' le difese esistenti. La videoconferenza di oggi segna comunque il primo passo concreto verso la costruzione di un muro anti-drone europeo che potrebbe diventare la più importante iniziativa difensiva comune dai tempi della Guerra fredda.
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