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Dl Sicurezza è legge: proteste e caos in Aula al Senato. Meloni: "Tuteliamo i cittadini"
04-06-2025, 15:53
AGI - Il dl Sicurezza diventa legge con l'ok definitivo del Senato alla fiducia posta dal governo, ma in Aula, dove è (quasi) rissa, va in scena il primo sit-in della legislatura delle opposizioni, giusto in vista di un fine settimana in cui Pd, M5s e Avs porteranno in piazza il loro popolo, sia pure per sfilare "contro lo sterminio in corso a Gaza". Intanto, sul decreto che fa esultare la premier Meloni e il vicepremier leghista Matteo Salvini, le opposizioni promettono battaglia anche fuori dopo aver denunciato "l'umiliazione del Parlamento". Italia Viva e Azione prendono le distanze Al flash mob non partecipa Italia Viva, che dichiara la sua totale contrarietà al provvedimento ma rivendica una postura "istituzionale". Non vi prende parte neanche Azione, anche se il leader Carlo Calenda perde le staffe in Aula dopo le accuse, ritenute infamanti, lanciate dal presidente della Commissione Affari costituzionali, Alberto Balboni. "Per chi propugna la dottrina Salis e porta in Parlamento chi predica le occupazioni abusive – ha detto l'esponente FdI – capisco che preferiate stare dalla parte della criminalità organizzata anziché della povera gente", è la frase che accende gli animi e la bagarre nell'emiciclo. Caos in Aula e intervento dei commessi Contro Balboni, che ha preso posto nei banchi dei relatori, si scagliano in tanti da Pd, M5s e Avs, e pure Calenda che – "a brutto muso", riferiscono – in sostanza, gli dice: "A me non dai del criminale organizzato, se vuoi fare il fascista di Colle Oppio ci vediamo a Colle Oppio". Sono i commessi a fare, come sempre, da "pacieri", mentre la presidenza passa ad Anna Rossomando, che si frappone tra i contendenti che si lanciano reciprocamente strali, a partire dall'epiteto "fascisti", più volte ripetuto dalle opposizioni che ancora prima avevano gridato contro il decreto del governo "vergogna, vergogna". Il presidente La Russa e la sospensione dei lavori Con flemma, in realtà, all'inizio, aveva accolto la protesta delle minoranze il presidente del Senato Ignazio La Russa: di fronte ai senatori delle opposizioni che prendevano posto per terra nell'emiciclo, alzando le mani a significare "arrestateci tutti", li aveva accolti dicendo che non voleva arrivare a sospendere la seduta. Così non è stato, però, costretto a farlo dalla richiesta di convocare una riunione della Conferenza dei capigruppo. Si accende anche il fronte giustizia Ed è proprio qui che lo scenario si è allargato alle altre riforme calde che attendono il vaglio dell'Assemblea: prima tra tutte quella della separazione delle carriere dei magistrati attesa in Aula per il prossimo 11 giugno. L'arco delle forze che si oppongono al governo chiede tempo per esaminare ancora il provvedimento sulla Giustizia che modifica la Costituzione. Chiede uno slittamento a settembre che, a Palazzo Madama, è improbabile venga accolto tout court dalla maggioranza. Bastano le parole del capogruppo FdI Lucio Malan a farlo presagire: "Ricordo che questa riforma della giustizia è al Senato da 142 giorni. La riforma Renzi durò in commissione 86 giorni e comportava la modifica di 53 articoli della Costituzione mentre la riforma Nordio comporta la modifica di 7 articoli. Non stiamo facendo nulla di strano. Purtroppo, il lavoro in commissione, essendo tutto fatto di ostruzionismo, non porta risultati utili. Per cui, noi al momento non pensiamo di ritardare". Approvazione finale e nuove tensioni Tra dichiarazioni di voto e chiama si arriva al sì finale con 109 voti favorevoli, 69 contrari e un astenuto. Chi non ha votato è Stefano Patuanelli, capogruppo M5s, in segno di protesta: "Non parteciperò al voto dopo il vergognoso intervento di Balboni – ha detto – Quando la mia città ha visto un gruppo no vax e no green pass bloccare il porto e le forze dell'ordine sono intervenute, voi con chi stavate? Il ministro Salvini con chi stava? Con le forze dell'ordine o con i no vax?". Meloni e Salvini soddisfatti È proprio il ministro dei Trasporti e vicepremier della Lega a esultare per l'obiettivo raggiunto con l'approvazione del decreto mentre in Senato la chiama è ancora in corso: "È una bella giornata perché finalmente il decreto Sicurezza è legge. Da ministro, da genitore e da segretario della Lega, sapere che ci sono più poteri e tutele per le forze dell'ordine, e che ci sono sgomberi immediati per le case occupate abusivamente, è un bene", scandisce davanti ai giornalisti. "Io adoro chi protesta, non chi blocca la Tangenziale rovinando la giornata a migliaia di lavoratori", incalza. Anche il presidente del Consiglio Giorgia Meloni parla di "passo decisivo per rafforzare la tutela dei cittadini". Ma l'altra parte del Parlamento insiste: le nuove norme della "destra di regime" significano "repressione" e non, scandisce Boccia del PD, maggiore sicurezza per i cittadini.
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