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Cronaca
Hannoun, l'architetto dei fondi a Hamas. Il suo legale: "Giri di denaro interpretati da Israele"
Oggi 27-12-25, 18:14
AGI - Mohammad Mahmoud Ahmad Hannoun, il presidente dell'Associazione Palestinesi in Italia (Api) arrestato nell'ambito dell'inchiesta sui finanziamenti ad Hamas, è il volto più noto tra i nove finiti in carcere. Il 63enne architetto palestinese trapiantato a Genova era già finito al centro di numerose inchieste per le attività di raccolta fondi destinate alle famiglie di kamikaze e ai terroristi palestinesi. Ora, però, viene formalmente indicato come "il vertice della cellula italiana" di Hamas, a cui avrebbe destinato il 71% dei fondi raccolti a favore dei palestinesi e della popolazione di Gaza tramite vari enti. Oltre a guidare l'Api, Hannoun secondo gli inquirenti era al centro di una rete internazionale di sostegno a Hamas "con contatti in Olanda, Austria, Francia e Inghilterra". Le cariche e le associazioni di Hannoun Tra le sue cariche c'erano quelle di membro del board della Conferenza dell'Unione delle Comunità e Istituzioni Palestinesi in Europa che si riunisce ogni anno per promuovere finanziamenti alla lotta palestinese. È stato anche presidente dell'Associazione degli 'Europei per Al-Quds', un network costituito da decine di associazioni. In Italia Hannoun guidava l'Associazione Benefica di solidarietà con il popolo palestinese (Odv), con sedi a Genova, Milano e Roma, una onlus già finita all'attenzione della magistratura per l'invio di provviste economiche a soggetti non censiti in Palestina e ad altri inseriti nelle 'black list' delle banche dati europee. Tra le associazioni benefiche da lui promosse ci sono anche La Cupola d'Oro e La Palma. Sanzioni e legami politici Hannoun era stato sanzionato in due occasioni dal Dipartimento del Tesoro Usa in quanto figura centrale nel finanziamento di Hamas in Europa. Nel 2024 gli era stato notificato un foglio di via da Milano, per accuse di istigazione all'odio. In passato ha avuto anche legami con la politica, in particolare con M5s: Alessandro Di Battista era stato testimonial della sua associazione e fu anche ricevuto dal sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano. Flottiglie anti-israeliane e dichiarazioni controverse Varie inchieste giornalistiche avevano indicato in Hannoun un punto di riferimento per le varie Flotille anti-israeliane, fin dal 2010, anche per i suoi contatti con Zaher Birawi, attivista palestinese-britannico residente a Londra, con l'avvocato Suleiman Hijazi e con la relatrice speciale dell'ONU sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati, Francesca Albanese. Recentemente, in una manifestazione a Milano, Hannoun aveva giustificato l'uccisione da parte di Hamas di centinaia di palestinesi dopo la tregua a Gaza sostenendo che "tutte le rivoluzioni del mondo hanno le loro leggi" e "i collaborazionisti vanno uccisi". L'avvocato, "movimenti di denaro interpretati da Israele" "Da una prima lettura della misura cautelare, mi sembra di capire che si basi sulle interpretazioni dei movimenti di denaro da parte delle autorità di Israele". E' il commento all'AGI dell'avvocato Fabio Sommovigo che assiste Mohammad Hannoun, il presidente dell'associazione palestinesi in Italia arrestato oggi, assieme al collega Emanuele Tambuscio. "Nelle carte c'è una ricostruzione dei movimenti di denari raccolti pacificamente per Gaza - aggiunge -. Le interpretazioni della Procura sembrano aderire a quelle di Israele, bisognerà valutare qual è la corretta interpretazione". Nel 2005 il gip bocciò una richiesta di arresto Una richiesta di arresto per Mohammad Hannoun, presidente dell'associazione palestinesi in Italia, venne firmata nel 2005 da Nicola Piacente, che all'epoca era pubblico ministero a Genova e oggi è procuratore capo nel capoluogo ligure. A quanto apprende l'AGI, Piacente siglò la richiesta di misura assieme alla collega Francesca Nanni che venne respinta da un giudice chiamato a valutare le esigenze cautelari, ritenute all'epoca non esistenti. L'attuale procuratore non riuscì a impugnare il rigetto perchè, nel frattempo, si trasferì a Milano dove si occupò, tra le altre cose, del sequestro dell'imam Abu Omar. Nelle carte dell'attuale inchiesta si legge che nel 2001 "veniva eseguita una perquisizione locale a carico di Hannoun nel corso della quale erano rinvenuti documenti del gruppo terroristico che l'indagato aveva dichiarato di aver reperito proprio all'interno dei locali de Centro Islamico Genovese" e che "le indagini svolte nell'ambito dei procedimenti avviati evidenziavano come costui continuasse a mantenere un ruolo di primaria importanza all'interno del Centro Islamico e fosse particolarmente impegnato quale responsabile dell'Associazione Benefica di Solidarietà col Popolo Palestinese attraverso cui raccoglieva fondi da destinare ai territori occupati". In questo contesto, si legge sempre negli atti, "aveva iniziato a organizzare congressi in cui venivano invitate personalità di spicco del mondo islamico i cui interventi esaltavano la strategia del terrore".
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