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Estero
I Paesi Ue spingono per i rimpatri verso la Siria
12-12-2024, 19:57
AGI - Con il passare dei giorni e il progressivo chiarirsi della situazione in Siria, anche le reazioni nei Paesi europei sembrano guardare con crescente fiducia al nuovo corso di Damasco. E dopo la stretta sul diritto d'asilo, attuata da diverse capitali europee già nelle ore successive alla caduta del regime di Assad, adesso all'orizzonte c'è la possibilità di rimpatriare verso la Siria i rifugiati arrivati nel corso degli ultimi anni a causa della guerra civile che imperversava nel Paese. Il tema è finito sul tavolo della riunione dei ministri Ue per gli Affari interni, in corso a Bruxelles. Apripista, com'era già stata sulla revisione dello status di rifugiato, è di nuovo l'Austria. "Non si tratta di aspettare, ma di lavorare concretamente", ha dichiarato il ministro dell'Interno austriaco, Gerhard Karner, "affinché in futuro, quando la situazione si stabilizzerà, i rimpatri e le espulsioni siano possibili". "Credo che sia necessario affrontare questa questione anche a livello europeo e trovare una linea comune", ha aggiunto Karner, rimarcando come alcuni Paesi, come la Germania e l'Austria, siano più colpiti perché ospitano un gran numero di rifugiati siriani. Una linea che si riflette in quella del nuovo commissario agli Affari interni dell'Ue, Magnus Brunner, anche lui austriaco. Secondo il commissario, non è troppo presto per parlare di rimpatri volontari "perché sentiamo già dalla Turchia che ci sono molte persone disponibili, che vogliono tornare per collaborare alla ricostruzione e al futuro della Siria. È decisamente positivo, e dobbiamo supportarlo come Unione europea", sostiene Brunner. Per il commissario europeo, non è possibile parlare di rimpatri forzati per il momento, ma quelli volontari vanno incentivati, "anche economicamente", se necessario. Anche altri Paesi particolarmente interessati al flusso di migranti siriani vedono favorevolmente la proposta. Secondo la ministra tedesca, Nancy Faeser, dopo aver valutato la condizione delle minoranze e la loro protezione "potrebbe essere possibile procedere con i rimpatri", fermo restando però che "i siriani che lavorano in Germania, contribuendo significativamente, ad esempio, nel settore sanitario come infermieri o medici, sono benvenuti a rimanere finché rispettano le leggi". Per la Svezia, invece, "molti, sia in Svezia che in altri paesi europei, sono interessati a tornare a casa quando la situazione si sarà calmata un po'. È chiaro che dovremmo aiutarli a farlo". Le istituzioni "ombrello", invece, guadagnano tempo. Giorni fa la Commissione europea sosteneva come per ora non ci fossero "le condizioni per rimpatri sicuri e dignitosi in Siria", affermando come però, in ultima istanza, la competenza in materia spetti agli Stati membri. E ieri anche il Consiglio d'Europa - organo che non fa parte delle istituzioni dell'Unione europea - ha invitato a "evitare i rimpatri affrettati dei rifugiati provenienti dalla Siria". "La sospensione del trattamento delle richieste di asilo e l'annuncio di piani per il rimpatrio forzato da parte di diversi Stati sollevano urgenti interrogativi sulla conformità con gli obblighi internazionali in materia di rifugiati e diritti umani, in particolare con il principio di non respingimento", ha affermato il commissario per i diritti umani dell'istituzione, Michael O'Flaherty. In attesa che a pronunciarsi sul tema siano i leader, in occasione del prossimo vertice europeo in programma il 19 e 20 dicembre: Medio Oriente e migrazione sono già due dei principali argomenti all'ordine del giorno, inevitabile che la Siria faccia da raccordo tra le due questioni.
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