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Politica
Il centrosinistra festeggia, ma si apre la sfida per la leadership
Oggi 25-11-25, 00:27
AGI - La vittoria in Puglia e Campania, da una parte, ma anche il risultato di Giovanni Manildo nella 'mission impossible' veneta. Il centrosinistra ha di che ritenersi soddisfatto perché, conti alla mano, il computo totale delle regioni "passa da 9-4 a 7-6", per il centrodestra, come sottolinea il responsabile organizzazione del Pd, Igor Taruffi, l'uomo dei conti di Schlein. Nel pallottoliere di Taruffi ci sono, infatti, non solo le regioni andate al voto questo autunno - Marche, Calabria, Toscana, Puglia, Campania e Veneto - ma anche quelle di un anno fa: Liguria, Umbria e Sardegna. A questo si aggiunge quel 30 per cento circa di consensi ottenuto da Manildo in Veneto, che raddoppia il precedente del centrosinistra nella regione, fermatosi cinque anni fa al 17 per cento. Numeri che portano Schlein a togliersi qualche sassolino dalle scarpe. "Meloni oggi ha ben poco da festeggiare e ha ben poco da saltare". Riferimento alla chiusura della campagna elettorale del centrodestra, con la premier sul palco a saltare al ritmo dello slogan "chi non salta comunista è". Il presidente M5s si gode la vittoria del 'suo' candidato in Campania ringraziando "tutte le forze di coalizione, perché è stato un percorso che abbiamo condiviso. Roberto Fico l'ha guidato e il M5s ha avuto l'onore di esprimere il candidato, ma è chiaro che qui c'è un impegno collettivo, che ci fa ben sperare anche in prospettiva futura". Per il Movimento, aggiunge Conte, "è una grande soddisfazione, portiamo a casa una doppietta storica, in due anni abbiamo prima visto la vittoria di Alessandra Todde, che sta facendo benissimo in Sardegna, e adesso abbiamo Roberto Fico che, siamo convinti, farà benissimo per la Campania". Le questioni interne alla coalizione e la legge elettorale Al di là della legittima soddisfazione, però, le vittorie in Campania e Puglia - ampiamente previste - riaprono una serie di questioni interne alla coalizione e allo stesso Partito Democratico. I dem sono ancora primo partito della coalizione e possono rivendicare il ruolo di perno nella costruzione dell'alternativa di governo. Al momento. Molto dipenderà dalla legge elettorale. A legge vigente, questo ruolo è indiscutibile. Ma se si riformasse la legge in senso proporzionale o prevedendo l'indicazione del premier nella scheda elettorale, si aprirebbe la strada alle primarie di coalizione. E, in quel caso, la sfida fra Schlein e Conte sarebbe aperta. Il dibattito sulla legge elettorale La questione non è all'ordine del giorno per il braccio destro di Schlein, Igor Taruffi: "La legge elettorale non è la migliore del mondo, ma ha dimostrato nei fatti di potere assicurare una maggioranza stabile. Non si capisce perché qualcuno la debba cambiare se non per il tornaconto di bottega". L'unica risposta, per Taruffi, è che "Meloni e il centrodestra vogliono cambiare la legge elettorale perché sanno che con questa legge non vincono le elezioni". Di parere diverso i Cinque Stelle che, con Riccardo Ricciardi, lanciano un messaggio agli alleati: "Sulla leadership il tema dirimente sarà la legge elettorale che Meloni vuole cambiare. Noi siamo sempre stati contrari a questa legge elettorale. Noi siamo per cambiarla, siamo per una legge elettorale proporzionale". Schlein risponde che Pd e M5s discuteranno e valuteranno ma "le premesse da cui parte la destra non sono buone: di fatto, sanno che con questa legge elettorale perderanno le politiche". Chi, come il sindaco di Napoli, lavora da 'cerniera' fra Pd e M5s protende per la posizione dem: "La legge elettorale ha funzionato, dimostra di garantire stabilità, non c'è ragione per cambiarla". Il confronto è appena iniziato, in attesa che arrivi una proposta dal centrodestra, come sottolineato anche da Schlein. Il perimetro dell'alleanza e le sfide future Ma se la vittoria alle regionali di Campania e Puglia apre il tema della leadership del centrosinistra e, di conseguenza, quello della legge elettorale, sul fronte interno al Pd riaccende il dibattito sul perimetro dell'alleanza. I riformisti leggono la doppia vittoria come la conferma che lo schema Pd-M5s-Avs non basta per vincere contro le destre e che serve allargare, attraverso i temi. "I risultati positivi di oggi siano lo stimolo per attrezzare una credibile e forte proposta per il nostro Paese che possa portare il centrosinistra a vincere le prossime elezioni politiche. Che è quello che più mi sta a cuore", dice Lorenzo Guerini per il quale serve "un progetto che mobiliti sui temi più sentiti dai cittadini: dalla richiesta di giustizia sociale alla difesa del potere d'acquisto, dalla sicurezza dei cittadini e del Paese alle sfide che la tecnologia provocherà nel cambiamento del lavoro, alle politiche per far tornare a crescere l'Italia". Distanze su difesa, sicurezza e pace in Ucraina Temi, quelli della difesa e della sicurezza, su cui permangono le distanze fra Pd e M5s che esplodono quando si parla del piano di pace per l'Ucraina. "Qual è la strategia, continuare la guerra a oltranza?", sottolinea il presidente del M5s: "Purtroppo oggi, quando si parla di pace giusta, bisogna tenere presente che la giustizia è relativa perché quando c'è una guerra bisogna mettere in conto una sconfitta sul campo. Noi siamo stati sempre per un negoziato politico e per chiudere subito un accordo di pace", aggiunge Conte per soffermarsi sul significato da dare alla doppia vittoria.
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