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Estero
Israele mette al bando 14 Ong per Gaza considerate “ostili”
Oggi 18-12-25, 12:13
AGI - Nuova stretta di Israele sull'assistenza umanitaria a Gaza, flagellata da una crisi umanitaria sempre più grave oltre che dal maltempo. Quattordici ONG sono state messe al bando dalle autorità israeliane, che hanno respinto la loro domanda di registrazione in quanto considerate "ostili" o coinvolte in "terrorismo" o "antisemitismo". Un divieto di operare e accedere all'enclave palestinese che colpisce anche le ONG accusate di "delegittimare lo Stato di Israele". Diversi funzionari umanitari hanno denunciato la decisione come un tentativo di "controllo politico" delle loro operazioni. Va invece in direzione opposta la spiegazione a questo divieto fornita dalle autorità israeliane. Delle circa 100 domande di registrazione presentate negli ultimi mesi, "solo 14 sono state respinte" entro la fine di novembre, afferma una dichiarazione del ministero per gli Affari della Diaspora e la Lotta contro l'Antisemitismo, che supervisiona questa nuova procedura obbligatoria da marzo scorso. Motivazioni del divieto e controversie legali "Gli altri sono stati approvati o sono in fase di revisione", ha aggiunto la stessa fonte, sottolineando che "Israele incoraggia l'azione umanitaria, ma non permetterà ad alcun attore ostile o a nessun sostegno al terrorismo di operare sotto la copertura degli aiuti umanitari". Le autorità "non forniscono alcuna prova a sostegno delle loro affermazioni, quindi è molto difficile per le ONG rispondere a queste accuse", ha commentato l'avvocato israeliano Yotam Ben-Hillel, che sta assistendo diverse di queste organizzazioni nei loro sforzi e ha già presentato ricorso presso l'Alta Corte di Giustizia. L'impatto della crisi umanitaria e la carenza di aiuti a Gaza Nel mezzo di una catastrofe umanitaria nel territorio palestinese devastato dalla guerra, ancora privo di acqua corrente ed elettricità, una grande incertezza aleggia quindi sulle organizzazioni internazionali prima della scadenza del 31 dicembre, entro la quale tutti dovrebbero conoscere il loro destino. La decisione della messa al bando di ben 14 ONG giunge in un momento in cui gli aiuti in entrata a Gaza rimangono ampiamente insufficienti. Mentre l'accordo di cessate il fuoco del 10 ottobre prevedeva l'ingresso di 600 camion al giorno, in realtà, solo da 100 a 300 trasportano aiuti umanitari, secondo le ONG e le Nazioni Unite, mentre il resto è costituito principalmente da beni commerciali inaccessibili alla stragrande maggioranza dei cittadini di Gaza. Organizzazioni colpite e conseguenze operative La partenza di alcune ONG internazionali avrà ovviamente un impatto considerevole sul territorio. Medici Senza Frontiere, ad esempio, attualmente gestisce circa un terzo dei 2.300 posti letto ospedalieri a Gaza. Tra le ONG non autorizzate ci sono Save the Children, una delle più note e consolidate a Gaza, dove fornisce aiuti a 120mila bambini e l'American Friends Service Committee (Afsc), secondo un primo elenco ufficiale pubblicato di recente. Hanno 60 giorni di tempo per ritirare tutto il loro personale internazionale dalla Striscia di Gaza, dalla Cisgiordania occupata e da Israele, e non saranno più in grado di fornire alcun aiuto lì, per non parlare delle difficoltà di accesso al sistema bancario israeliano da cui dipendono per pagare affitti e stipendi. Da parte sua, Save the Children ha dichiarato di "esplorare tutte le possibili vie per ottenere una revisione di questa decisione", comprese azioni legali, e di "rimanere pienamente impegnata a fornire aiuti vitali ai bambini e alle famiglie nei territori palestinesi occupati". Tutti esprimono preoccupazione per ciò che accadrà all'inizio del 2026 e per il rischio che vengano selezionate ONG prive delle capacità e delle competenze di organizzazioni con una presenza di lunga data nei territori palestinesi.
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