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Estero
La Corte Ue conferma la direttiva sui salari minimi. La soddisfazione della Commissione
Oggi 11-11-25, 14:55
AGI - La Corte di giustizia dell'Ue conferma la validità di gran parte della direttiva relativa ai salari minimi adeguati nell'Unione europea. Tuttavia, annulla la disposizione che elenca i criteri che gli Stati membri in cui sono previsti salari minimi legali devono obbligatoriamente prendere in considerazione al momento della determinazione e dell'aggiornamento di tali salari, nonché la norma che ne impedisce la riduzione quando tali salari sono soggetti a indicizzazione automatica. La Danimarca aveva chiesto l'annullamento della direttiva salari minimi Nel dettaglio, la Danimarca aveva adito la Corte di giustizia chiedendo l'annullamento integrale della direttiva relativa a salari minimi adeguati nell'Unione europea. Ritiene, tra l'altro, che tale direttiva pregiudichi la ripartizione delle competenze tra l'Unione e gli Stati membri, in quanto comporterebbe un'ingerenza diretta nella determinazione delle retribuzioni all'interno dell'Unione e nel diritto di associazione, che, secondo i Trattati, rientrerebbero nella competenza nazionale. La Corte dà ragione alla Danimarca solo in parte. Essa individua un'ingerenza di questo tipo in due disposizioni della direttiva rivolte agli Stati membri in cui sono previsti salari minimi legali e riguardanti la determinazione o l'aggiornamento di tali salari. Per il resto, la Corte respinge il ricorso della Danimarca, confermando cosi' la validità della maggior parte della direttiva in questione. La Corte ritiene che l'esclusione della competenza dell'Unione prevista dai Trattati nei due settori in questione non si estenda a tutte le questioni che presentano un nesso qualsiasi con le retribuzioni o il diritto di associazione. Essa non riguarda nemmeno qualsiasi misura che, nella pratica, avrebbe effetti o ripercussioni sul livello delle retribuzioni. In caso contrario, alcune competenze attribuite all'Unione per sostenere e integrare l'azione degli Stati membri in materia di condizioni di lavoro sarebbero svuotate dei loro contenuti. Pertanto, l'esclusione della competenza si applica solo all'ingerenza diretta del diritto dell'Unione nella determinazione delle retribuzioni e nel diritto di associazione. Le "ingerenze" individuate dalla Corte Dopo aver esaminato la finalità e il contenuto della direttiva, la Corte identifica un'ingerenza di questo tipo solo in due casi specifici. In primo luogo, la direttiva impone, agli Stati membri in cui sono previsti salari minimi legali, dei criteri da prendere in considerazione nelle procedure per la determinazione e l'aggiornamento di tali salari. In questo modo, la direttiva comporta un'armonizzazione di una parte degli elementi costitutivi dei salari minimi legali e, di conseguenza, un'ingerenza diretta nella determinazione delle retribuzioni. In secondo luogo, lo stesso vale per la norma che impedisce la riduzione dei salari minimi legali quando la legislazione nazionale prevede un meccanismo automatico di indicizzazione di tali salari. Di conseguenza, la Corte annulla le disposizioni della direttiva che comportano tali ingerenze dirette del diritto dell'Unione nella determinazione delle retribuzioni che, per questo motivo, esulano dalle competenze legislative dell'Unione. Per il resto, respinge il ricorso della Danimarca. In particolare, la Corte conclude che la direttiva non comporta alcuna ingerenza diretta del diritto dell'Unione nel diritto di associazione. Essa giunge in particolare a tale conclusione per quanto riguarda la disposizione della direttiva dedicata alla "Promozione della contrattazione collettiva sulla determinazione dei salari", con la motivazione che, tra l'altro, tale disposizione non obbliga gli Stati membri a imporre l'adesione di un maggior numero di lavoratori a un'organizzazione sindacale. La Corte respinge anche il motivo di ricorso della Danimarca secondo il quale la direttiva sarebbe stata adottata su una base giuridica errata. von der Leyen, sentenza è una pietra miliare La Commissione europea accoglie con favore l'odierna sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea, che conferma ampiamente la solidità giuridica della direttiva sui salari minimi adeguati. "I salari minimi adeguati sono essenziali per l'equità sociale e un'economia produttiva e inclusiva. Contribuiscono a proteggere il potere d'acquisto dei lavoratori, a ridurre le disuguaglianze salariali e la povertà lavorativa, a sostenere la domanda interna e a rafforzare gli incentivi al lavoro. Contribuiscono inoltre a colmare il divario retributivo di genere", lo afferma in una dichiarazione l'esecutivo europeo. "Ogni lavoratore in Europa dovrebbe potersi guadagnare da vivere. La sentenza odierna è una pietra miliare per gli europei: riguarda dignità, equità e sicurezza finanziaria. La direttiva sarà attuata nel pieno rispetto delle tradizioni nazionali, dell'autonomia delle parti sociali e dell'importanza della contrattazione collettiva. Il nostro impegno è che il lavoro sia davvero remunerativo", commenta la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. "La sentenza odierna della Corte rafforza il modello sociale europeo, basato su salari equi e adeguati e su una solida contrattazione collettiva, che porta sia equità sociale che benefici economici. Questa è una buona notizia per i lavoratori, soprattutto per quelli con salari bassi, e per i datori di lavoro in tutta Europa che pagano salari equi", evidenzia la vicepresidente per il Sociale e le competenze, Roxana Minzatu. Dall'adozione della direttiva nel 2022 - evidenzia la Commissione - i salari minimi sono aumentati rapidamente in tutta Europa, contribuendo a migliorare le retribuzioni e il tenore di vita di milioni di lavoratori. Allo stesso tempo, il divario tra i salari minimi più alti e quelli più bassi nell'Ue si è ridotto. Con la sentenza odierna, la Corte respinge la richiesta della Danimarca di annullare integralmente la direttiva. Inoltre, conferma che la direttiva è stata adottata su una base giuridica corretta. La Corte ha confermato la validità delle disposizioni della direttiva relative alla contrattazione collettiva in materia di fissazione dei salari. La Commissione ritiene che siano essenziali per rafforzare la tutela del salario minimo e garantire che il maggior numero possibile di lavoratori ne benefici. La Commissione prende atto della decisione della Corte di annullare solo parzialmente due disposizioni che elencano i criteri di cui devono tenere conto gli Stati membri con salari minimi legali, nonché la norma che impedisce una riduzione dei salari minimi in caso di indicizzazione automatica. La Commissione sta analizzando l'impatto delle disposizioni annullate. La sentenza della Corte non pregiudica la legislazione adottata dagli Stati membri per recepire la direttiva. La Commissione continuerà a impegnarsi per garantire la piena e corretta attuazione della direttiva in tutti gli Stati membri. Clicca qui e iscriviti al nostro canale Whatsapp! Le notizie, in tempo reale, dell'Agenzia Italia ora anche sul tuo smartphone
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