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Cronaca
Le encicliche di Bergoglio
Oggi 21-04-25, 10:54
AGI - Sono quattro le encicliche che Papa Francesco ha inviato alla cattolicità nel corso del suo pontificato, mettendosi in continuità con Benedetto XVI prima, indirizzando poi la riflessione della Chiesa sui temi della cura del Creato e della fratellanza, infine rivolgendosi ad un mondo che sperava avesse capito la lezione del Covid e che invece gli appare sempre meno misericordioso. La Lumen Fidei È la prima tra le encicliche di Papa Francesco, dedicata alla fede cristiana e all'identità dei credenti. È stata pubblicata nel 2013, dopo pochi mesi dalla sua elezione come nuovo pontefice. La lettera è stata in realtà iniziata dal pontefice precedente, Papa Benedetto XVI che ne ha consegnato poi il testo al successore affinché completasse il lavoro. Va quindi a completare la trilogia di encicliche papali che Benedetto XVI aveva pensato per i suoi fedeli, dopo la Deus caritas est del 2006 e Spe salvi del 2007, ed al tempo stesso apre la quadrilogia bergogliana. Chi crede, vede. Chi crede, non è mai solo, perché la fede è un bene per tutti, un bene comune che aiuta a distinguere il bene dal male, a edificare le nostre società, donando speranza. La fede non separa l'uomo dalla realtà, ma lo aiuta a coglierne il significato più profondo. In un'epoca come quella moderna- scrive il Papa- in cui il credere si oppone al cercare e la fede è vista come un'illusione, un salto nel vuoto che impedisce la libertà dell'uomo, è importante fidarsi ed affidarsi, umilmente e con coraggio, all'amore misericordioso di Dio che raddrizza le storture della nostra storia. Quindi, il Papa dimostra lo stretto legame tra fede, verità e amore, quelle affidabili di Dio. La fede senza verità non salva - dice il Pontefice - Resta solo una bella fiaba, soprattutto oggi in cui si vive una crisi di verità a causa di una cultura che crede solo alla tecnologia o alle verità del singolo, a vantaggio dell'individuo e non del bene comune. Il grande oblio del mondo contemporaneo - evidenzia il Papa - è il rifiuto della verità grande, è il dimenticare la domanda su Dio, perché si teme il fanatismo e si preferisce il relativismo. Al contrario, la fede non è intransigente, il credente non è arrogante perché la verità che deriva dall'amore di Dio non si impone con la violenza e non schiaccia il singolo. Per questo è possibile il dialogo tra fede e ragione: innanzitutto, perché la fede risveglia il senso critico ed allarga gli orizzonti della ragione; in secondo luogo, perché Dio è luminoso e può essere trovato anche dai non credenti che lo cercano con cuore sincero. Chi si mette in cammino per praticare il bene- sottolinea il Papa- si avvicina già a Dio. L'enciclica parla anche del rapporto tra fede e ragione, che devono essere sempre in costante dialogo tra loro, in costante comunicazione. Si parla anche dell'importanza di trasmettere la fede, così che possa risuonare in ogni luogo e passare di generazione in generazione. Perché la fede è, come recita l'enciclica di Papa Francesco, un bene comune. La Laudato sì Non solo di fede si parla in Laudato sì, ma anche di ecologia e di rispetto per il pianeta in cui viviamo. Dobbiamo renderci conto, afferma l'enciclica, che noi siamo i custodi del Creato, un dono che Dio ci ha regalato e in cui ha iscritto il suo disegno. Dobbiamo prendercene cura, salvaguardare quanto più possibile il pianeta. Anche perché la natura non perdona. Se la prendiamo a schiaffi, lei farà lo stesso con noi. Ed è proprio questo che purtroppo sta accadendo. L'ecologia integrale diventi un nuovo paradigma di giustizia, perché la natura non è una “mera cornice” della vita umana. Suddivisa in sei capitoli, l'Enciclica raccoglie, in un'ottica di collegialità, diverse riflessioni delle Conferenze episcopali del mondo e si conclude con due preghiere, una interreligiosa ed una cristiana, per la salvaguardia del Creato. In questa lettera Papa Francesco si rivolge a tutti gli uomini di buona volontà, perché ognuno di noi può fare qualcosa nel suo piccolo per migliorare la salute del pianeta che Dio ci ha regalato. Si rivolge però anche a tutti coloro che occupano un ruolo di responsabilità, sia esso economico, politico oppure sociale. La sua speranza infatti è che accolgano a braccia aperte queste sue parole e facciano qualcosa per riuscire finalmente a salvare l'ambiente. Il Papa mette in guardia dalle gravi conseguenze dell'inquinamento e da quella “cultura dello scarto” che sembra trasformare la terra, “nostra casa, in un immenso deposito di immondizia”. Dinamiche che si possono contrastare adottando modelli produttivi diversi, basati sul riutilizzo, il riciclo, l'uso limitato di risorse non rinnovabili. Anche i cambiamenti climatici sono “un problema globale”, spiega l'Enciclica, così come l'accesso all'acqua potabile, che va tutelato in quanto “diritto umano essenziale, fondamentale ed universale”, “radicato nell'inalienabile dignità” dell'uomo. Centrale, inoltre, la tutela della biodiversità perché ogni anno, a causa nostra, “scompaiono migliaia di specie vegetali e animali che i nostri figli non potranno vedere”. E “non ne abbiamo il diritto”, sottolinea Francesco, evidenziando poi l'esistenza di un “debito ecologico”, soprattutto tra il Nord e il Sud del mondo, connesso a squilibri commerciali. “Il debito estero dei Paesi poveri – infatti – si è trasformato in uno strumento di controllo, ma non accade la stessa cosa con il debito ecologico”. Fratelli tutti La lettera è incentrata sui temi della fraternità e dell'amicizia. È necessario sradicare la cultura dell'indifferenza e tornare ad amarci l'un l'altro, a esserci di sostegno e di aiuto ogni giorno della nostra vita. È importante guardare a coloro che sono meno fortunati, dal punto di vista economico, esistenziale, sociale, materiale, e cercare di aiutarli a risollevarsi dalla loro situazione. il Papa la definisce una “Enciclica sociale” che mutua il titolo dalle “Ammonizioni” di San Francesco d'Assisi, che usava quelle parole “per rivolgersi a tutti i fratelli e le sorelle e proporre loro una forma di vita dal sapore di Vangelo”. Il Poverello “non faceva la guerra dialettica imponendo dottrine, ma comunicava l'amore di Dio”, scrive il Papa, ed “è stato un padre fecondo che ha suscitato il sogno di una società fraterna” . L'Enciclica mira a promuovere un'aspirazione mondiale alla fraternità e all'amicizia sociale. A partire dalla comune appartenenza alla famiglia umana, dal riconoscerci fratelli perché figli di un unico Creatore, tutti sulla stessa barca e dunque bisognosi di prendere coscienza che in un mondo globalizzato e interconnesso ci si può salvare solo insieme. Motivo ispiratore più volte citato è il Documento sulla fratellanza umana firmato da Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar nel febbraio 2019. Aperta da una breve introduzione e articolata in otto capitoli, l'Enciclica raccoglie – come spiega il Papa stesso – molte delle sue riflessioni sulla fraternità e l'amicizia sociale, collocate però “in un contesto più ampio” e integrate da “numerosi documenti e lettere” inviate a Francesco da “tante persone e gruppi di tutto il mondo” (5). Nel primo capitolo, “Le ombre di un mondo chiuso”, il documento si sofferma sulle tante storture dell'epoca contemporanea: la manipolazione e la deformazione di concetti come democrazia, libertà, giustizia; la perdita del senso del sociale e della storia; l'egoismo e il disinteresse per il bene comune; la prevalenza di una logica di mercato fondata sul profitto e la cultura dello scarto; la disoccupazione, il razzismo, la povertà; la disparità dei diritti e le sue aberrazioni come la schiavitù, la tratta, le donne assoggettate e poi forzate ad abortire, il traffico di organi. La Dilexit Nos “Lettera enciclica sull'amore umano e divino del Cuore di Gesù Cristo” è il sottotitolo del documento, interamente dedicato al culto del Sacro Cuore di Gesù. Francesco scrive sull'onda delle crisi internazionali sempre più acute (la “Terza guerra mondiale a pezzi”, come la definisce lui). Nel 1956, con la Haurietis acquas Pio XII scriveva per ravvivare il culto del Cuore di Gesù e invitare la Chiesa a meglio comprenderne e attuarne le varie forme di devozione, di “massima utilità” per le necessità della Chiesa ma anche “vessillo di salvezza” per il mondo moderno. Erano i tempi più bui della Guerra Fredda.
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