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Cronaca
L'evoluzione delle mafie e dell'antimafia: esperti a confronto a Palermo
Oggi 09-05-25, 14:07
AGI - I rapporti tra boss storici e nuove generazioni, il controllo del territorio, l'uso delle tecnologie, l'area grigia, le infiltrazioni nell'economia legale, il carcere: sociologi, giuristi, storici e magistrati si chiudono in 'conclave' a Palermo per studiare "L'evoluzione delle mafie e dell'antimafia", con la partecipazione di quattro procure della Repubblica. È il primo incontro di Sisma (acronimo per Società scientifica italiana di studi su mafie e antimafia), che sotto la guida del sociologo Rocco Sciarrone vuole aprire un "dialogo interdisciplinare" al quale domani al Dems (Dipartimento di Scienze politiche dell'Università di Palermo, del quale è direttore Costantino Visconti) parteciperanno i procuratori di Salerno, Giuseppe Borrelli; di Palermo, Maurizio De Lucia; di Napoli, Nicola Gratteri, e Stefano Musolino, procuratore aggiunto di Reggio Calabria. "È un incontro di studio a porte chiuse - spiega Sciarrone all'AGI - perché sentiamo l'esigenza di un confronto aperto, plurale e informale sullo stato di salute delle mafie e della lotta alle mafie, anche alla luce di recenti operazioni giudiziarie. La scommessa di Sisma è di dare una visione plurale e interdisciplinare sulle mafie, fornendo un tema a una trentina di studiosi di diverse discipline: sociologi, giuristi, storici, economisti, magistrati. Questo primo incontro nasce dall'analisi dalle ultime inchieste della Dda di Palermo, quella che ha portato a 181 arresti a febbraio scorso e quella di aprile relativa al mandamento della Noce dello scorso febbraio. Queste indagini - prosegue Sciarrone - mostrano da un lato una certa debolezza di alcune famiglie di Cosa Nostra e la capacità di reazione investigativa e dall'altro la resilienza delle stesse famiglie e la volontà di riorganizzarsi insieme a una certa vulnerabilità del tessuto sociale ed economico urbano". L'incontro di Palermo giunge a una settimana dalla strage di Monreale. "L'avevamo organizzato ben prima - precisa Sciarrone, che insegna Sociologia delle mafie all'Università di Torino - ma la strage di Monreale conferma un'urgenza di leggere le dinamiche sociali, a partire da quelle giovanili, segnate da una violenza diffusa, che ritroviamo anche in contesti urbani nel resto d'Italia, anche al nord. Abbiamo la necessità di leggere in profondità queste dinamiche, individuando sia eventuali linee di continuità sia di trasformazione: vorremmo allargare lo sguardo, vedendo anche il contesto, i quartieri in cui la mafia cresce, il disagio in cui vivono quei ragazzi che hanno sparato". "Cominceremo a parlare delle mafie tradizionali: Cosa nostra, Ndrangheta, le camorre" sullo sfondo "di un ricorso alla violenza in cui questa diventa una risorsa da utilizzare per 'farsi largo' nel quotidiano". "Una delle grandi questioni attuali - spiega Sciarrone - è quella delle periferie, dove servono interventi sociali, economici, urbanistici che riducano le grandi disuguaglianze: da queste arriva un effetto di risentimento, rabbia sociale e rivalsa che trova nella violenza una pratica diffusa. Dobbiamo leggere le dinamiche nelle nostre città: ci sono affiliazioni di giovani in un meccanismo di riproduzione che non va sottovalutato. Si tratta di dinamiche che interagiscono e assecondano a vicenda: fenomeni diversi che poi s'incontrano in un deficit di regole culturali, di legami sociali. Serve un confronto serrato, e informale, in cui vogliamo mettere a fuoco e capire cosa accade. Se funziona questo tipo di approccio di studio, andremo avanti con altri incontri". L'obiettivo? "Una volta avviato un percorso al di fuori di dinamiche mediatiche o di spettacolarizzazione, si potrà tentare di alzare il livello del dibattito pubblico su questi temi. È una scommessa".
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