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Cronaca
Maxi-inchiesta sulla 'Ndrangheta a Roma, chiesti 463 anni di carcere per 43 imputati
Oggi 11-11-25, 14:57
AGI - Il pubblico ministero della Direzione Nazionale Antimafia, Giovanni Musarò, applicato al processo 'Propaggine', insieme al pm di Roma, Stefano Luciani, ha chiesto condanne complessive per 463 anni di reclusione e 85 mila euro di multa nei confronti di 43 imputati. Il procedimento nasce dalla maxi-inchiesta condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma e dalla Dia contro quella che viene considerata la prima 'locale' ufficiale di 'ndrangheta nella Capitale. Dettagli delle richieste di condanna Nel dettaglio, la procura, nel processo con rito ordinario, ha chiesto 30 anni di carcere per il boss Vincenzo Alvaro, ritenuto una delle figure centrali del gruppo criminale. La stessa pena, 30 anni, è stata sollecitata anche per Marco Pomponio, mentre per Giuseppe Penna la richiesta è di 24 anni e 11 mesi. Per Antonio Palamara i magistrati hanno chiesto una condanna a 21 anni e 9 mesi, mentre per Francesco Greco la pena sollecitata è di 19 anni e 5 mesi. Agli imputati vengono contestati, a vario titolo, reati che vanno dall'associazione mafiosa alla cessione e detenzione di stupefacenti a fini di spaccio, passando per estorsione aggravata, detenzione illegale di armi da fuoco, intestazione fittizia di beni, truffa ai danni dello Stato aggravata dalla finalità di agevolare la 'ndrangheta, oltre a riciclaggio, favoreggiamento aggravato e concorso esterno in associazione mafiosa. In Appello, dove sono già state comminate alcune condanne a seguito del rito abbreviato scelto da diversi imputati, il boss Antonio Carzo è stato condannato a 18 anni di reclusione. Secondo l'impianto accusatorio della procura di Roma, Vincenzo Alvaro e Antonio Carzo erano i vertici della 'ndrina romana: nell'estate del 2015, Carzo avrebbe ricevuto dalla casa madre della 'ndrangheta in Calabria l'autorizzazione a costituire una 'locale' nella Capitale, gestita insieme ad Alvaro. Un'intercettazione, ritenuta emblematica dagli inquirenti, li immortala mentre affermano: "Noi a Roma siamo una propaggine di là sotto".
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