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Cronaca
Sal da Vinci: "Vorrei cantare per Papa Leone XIV"
Ieri 09-05-25, 15:00
AGI - “Vorrei cantare per Papa Leone XIV. Non per celebrare, ma per accompagnare parole che possano davvero salvare una generazione. Spero che questo Papa possa aiutare i giovani a ritrovare il valore della vita, che oggi si sta perdendo sotto i nostri occhi”. Lo dice all'AGI Sal Da Vinci, cantante e attore napoletano tra i più amati, voce popolare e profondamente legata alla sua città. “Ogni giorno – racconta – leggo notizie che fanno paura. Ragazzi senza riferimenti, violenza gratuita, solitudine. E penso ai miei figli, ai miei nipoti. È come se si fosse rotto qualcosa. Il Papa ha parlato della ‘perdita del senso della vita', della ‘crisi della famiglia', dell'‘oblio della misericordia'. Ecco, io tutto questo lo vedo ogni giorno, in ciò che accade intorno a noi. Ed è per questo che sento il bisogno di parole forti, sincere, ma anche capaci di abbracciare”. Nel primo discorso da Pontefice, Leone XIV ha parlato di una pace “disarmata e disarmante”, e nella sua omelia ha indicato nella mancanza di fede il cuore del dramma del nostro tempo. “Quelle parole mi hanno colpito – dice Sal – perché sono vere. E possono arrivare anche ai ragazzi, se trovano canali sinceri. Anche la musica, a volte, può essere quel canale. Un ponte tra il silenzio e il cuore”. Sal Da Vinci coglie un legame profondo tra il Papa e Napoli. “È un agostiniano. E Sant'Agostino è stato l'uomo dell'inquietudine. Ha cercato per anni, ha desiderato, ha lottato. E solo alla fine ha trovato pace in Dio. Napoli è così: inquieta, intensa, piena di bellezza e di ferite. Ma mai ferma, mai vuota. Ha sete di senso. E io credo che questo Papa lo capirebbe”. Nel 1995 Sal Da Vinci cantò la Salve Regina in latino davanti a Giovanni Paolo II, a Loreto. “Non era un'esibizione. Era un atto d'amore. Oggi, se ci fosse l'occasione, mi piacerebbe farlo ancora. Cantare per questo Papa, offrire la mia voce per accompagnare parole che curano”. “Perché – conclude – Napoli e Sant'Agostino hanno qualcosa in comune: un cuore che non si accontenta, che sbaglia ma continua a cercare. E forse proprio da lì può nascere una nuova speranza”.
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