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Politica
Storace: "Mi spararono davanti ad Acca Larentia. Sono vivo grazie a una mamma col passeggino"
Oggi 23-11-25, 13:57
AGI - "Avevo vent’anni, mi spararono davanti alla sezione del Msi di Acca Larentia, un anno dopo la strage. Se sono ancora vivo lo devo a una mamma che passò in quel momento spingendo la carrozzina con dentro il figlio neonato". Lo ricorda Francesco Storace in un'intervista al Corriere della Sera ripercorrendo i momenti più drammatici della sua giovinezza politica. "I comunisti (sorride, ndr) i bambini li mangeranno pure - ha aggiunto - ma non li uccidono mica, hanno un cuore anche loro". Storace racconta che aveva "affisso sul muro della sezione un manifesto gigante del Movimento sociale per la campagna delle Europee, che però si era mezzo staccato. Ero salito insieme a un altro con scopa e colla per riattaccarlo quando sento un colpo di pistola. Da una macchina spararono in tutto sette colpi, con un intervallo tra il primo e il secondo per evitare la signora col passeggino. Senza quell’intervallo non sarei qui". A sparare, secondo il racconto dell'ex Governatore del Lazio fu "un ragazzo a volto scoperto coi riccioli biondi. Non venne mai identificato". Francesco Storace ricorda anche un secondo attentato quando gli venne bruciata l'auto sotto la sua abitazione e un terzo episodio: "Mi incendiarono proprio la casa. All’ora di pranzo, momento in cui di solito rincasavo per pranzare con mia mamma e mio fratello, qualcuno citofonò a un altro interno: “So’ Storace, mi sono dimenticato le chiavi”, e si fece aprire il portone. Davanti alla porta dell’appartamento, versarono un composto di benzina e cherosene. Prese fuoco tutto, mia mamma per salvare mio fratello fu tentata di buttarlo dalla finestra. Per fortuna si salvarono". "Per i rossi ero un bocconcino prelibato perché facevo politica a destra in un quartiere popolare, nell’Appio-Tuscolano - ha aggiunto - alla Sapienza non potevo mettere piede. A volte però giravo da solo di notte per attaccare i manifesti dell’Msi e non mi toccavano. Girava voce che ero armato fino ai denti".
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