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Estero
La pace in Ucraina "in dubbio" e non solo: cosa ha detto Trump nell'intervista a Nbc
Oggi 05-05-25, 11:03
Donald Trump domenica ha accolto in Florida a Mar-A-Lago, la sua villa-circolo di golf-Casa Bianca estiva, la giornalista della Nbc Kristen Welker per una lunga intervista. L’occasione era fare il punto sui suoi primi 100 giorni del secondo mandato. “Non c’è niente di più bello di Mar-A-Lago in questo paese, parlando di oggetti fisici”, ha detto accogliendo la giornalista in uno dei saloni pieno di lampade e sedie dorate. Trump, con il suo stile combattivo, ha difeso a spada tratta quello che ha fatto fino ad ora, appoggiandosi sempre al mandato popolare, ai distretti elettorali che ha vinto e alle fette di popolazione che è riuscito a rubare ai democratici. “Nessun presidente repubblicano è mai andato così bene con i giovani”, ha detto. “Vedremo un sacco di risultati”, ha risposto quando gli è stato chiesto dei prossimi 100 giorni. Il confine è il suo punto di forza, e infatti l’ha tirato fuori spesso. “Qui abbiamo assassini, pazzi e terroristi entrati grazie a Biden, e io sono stato votato per mandarli via dal nostro paese”. La sicurezza al confine col Messico è considerato il suo (forse unico) risultato. Ma Trump era stato anche votato per l’economia, per i prezzi delle uova. E adesso la sua strategia economica non piace a nessuno, né ai mercati né ai consumatori. Il presidente con uno spirito anti-consumismo e anti-globalizzazione ha detto che gli americani dovranno comprare meno “spazzatura” che arriva dall’estero, e che se abbassa i dazi poi nessuno vorrà costruire in America. Qualche giorno fa aveva commentato che, per via dei dazi, “magari a Natale vi dovrete accontentare di due bambole invece che di trenta”. Ma a Mar-A-Lago ha anche aggiunto, soprattutto in merito ai dazi con la Cina, al 145 percento, che “a un certo punto li abbasseremo, altrimenti non potremmo fare affari con i cinesi. E loro vogliono fare un sacco di business con noi”. Sull’economia in pratica ha detto: tutto ciò che va male è colpa del mio predecessore, Joe Biden, e tutto quello che va bene è merito mio. Su Canada e Groenlandia – le sue recenti ossessioni espansionistiche – è stato più morbido del solito. Ha detto che “è molto improbabile” che verranno usati i militari per prendersi il vicino del nord. E sulla Groenlandia – “ci serve, seriamente, per una questione di sicurezza nazionale” – ha usato invece della paura una sua forma di seduzione: ci prenderemo cura di voi, abitanti della Groenlandia, vi valorizzeremo! (Ma qui ha glissato sull’eventuale uso della forza militare per prendersi l’isola atlantica). Sugli esteri il vero capovolgimento rispetto ai mesi scorsi è stata una forma di rassegnazione rispetto alla pace tra Putin e Zelensky che lui prometteva in campagna elettorale– “Il mio primo giorno di presidenza ci sarà la pace”, diceva nei comizi. Domenica invece, alzando le spalle, ha detto: “Forse questa pace non s’ha da fare”. Ha mostrato un’inusuale empatia per i cinquemila soldati che muoiono ogni settimana – “russi e ucraini” – ma “c’è un odio terribile tra i generali, tra i soldati e tra questi due uomini”, cioè Putin e Zelensky. Quando Welker ha cercato una risposta più precisa, il presidente ha ricordato che lui è l’unico che può farcela, nel caso, a ottenere la pace, che non dobbiamo però più dare per scontato. “Sapete perché così tanti leader dell’Unione Europea mi chiedono così spesso di chiamare Putin? Perché lui non risponde alle loro telefonate”, ha sottolineato. A parte un’altalenante pessimismo sulla guerra in Ucraina, Trump ha tirato fuori i suoi soliti discorsi. Ha attaccato i giudici – “che vogliono togliere potere al presidente” – e ha detto che è pronto a tirare le orecchie a gente come Jeff Bezos, il fondatore di Amazon diventato quasi Maga, quando fa qualcosa che non gli va, ma che non userà il suo potere per zittire gli avversari. Sull’eventuale conflitto di interessi per via delle sue criptovalute – $Trump – ha fatto scena muta. Il presidente ha anche voluto sottolineare, imperterrito, che le elezioni del 2020 sono state rubate dai democratici, un caro vecchio cavallo di battaglia forse per tenere allerta i rivoltosi del 6 gennaio. Ma una vera novità, forse in modo chiaro per la prima volta, ha parlato di una possibile pensione. Qualche tempo fa sul suo sito Trump ha iniziato a vendere i suoi iconici cappellini rossi con la scritta “Trump 2028” e più volte ha fatto intendere che non gli dispiacerebbe fare un terzo mandato – che sarebbe incostituzionale – così come ha anche detto che sarebbe un ottimo papa. Ma davanti alle telecamere della NBC Trump ha fatto marcia indietro su un possibile terzo mandato (anche perché avrebbe 81 anni nel 2028). “Tante persone me lo chiedono”, ha detto, “ma non è qualcosa che vorrei fare”. Dato che Trump ha fagocitato il partito di Lincoln e Reagan, è difficile immaginare un GoP post-trumpiano, e lui stesso qualche tempo fa ha detto che il suo vice J D Vance, non sarebbe il suo successore ideale. Per la prima volta domenica ha parlato in modo generico di un passaggio di consegne. “Ho davanti quattro fantastici anni, e vorrei consegnare la presidenza a qualcuno, idealmente un grande repubblicano che possa portarla avanti”. Ma quasi tutti i grandi repubblicani hanno abbandonato il partito quando è arrivato lui.
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