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A Strasburgo i Cinquestelle votano contro la risoluzione che condanna il dittatore "amico" di Putin
Oggi 22-10-25, 19:16
A forza di gridare “onestà onestà”, nel Movimento 5 Stelle si son persi per strada la libertà. Dal Parlamento europeo arriva una vicenda che definisce assai bene quanto, a sinistra, per qualcuno le idee da che parte stare sul piano internazionale non siano chiare per niente. A Strasburgo è stata approvata una risoluzione che condanna la repressione dei dissidenti in Bielorussia e denuncia le violazioni dei diritti umani da parte del regime di Lukashenko. Quest'ultimo, nel testo non viene riconosciuto come presidente legittimo. Il testo chiedeva anche la liberazione dei prigionieri politici e incoraggia l'Unione Europea a rafforzare il sostegno alla società civile e ai media indipendenti bielorussi, oltre all'indagine sui crimini contro l'umanità. La risoluzione è passata con 458 voti a favore, 18 contrari e 84 astensioni. L'Italia ha detto sì in maniera bipartisan, tranne il partito guidato da Giuseppe Conte, che si è astenuto. Dunque, indulgenza di fatto per il regime-satellite della Russia di Putin che affianca convintamente la "casa madre" nella mattanza contro l'Ucraina. Questo segnale importante dell'Europarlamento arriva nel giorno in cui è stata annunciata l'assegnazione dell'edizione 2025 del premio Sacharov, il riconoscimento che l'istituzione di Bruxelles assegna a chi si batte per l'affermazione dei diritti umani e della libertà. La Presidente dell'Assemblea comunitaria Roberta Metsola ha reso pubblici i nomi degli assegnatari: due giornalisti, uno è il bielorusso Andrzej Poczbut, l'altra è la collega georgiana Mzia Amaglobeli. “Il coraggio di questi giornalisti nel denunciare le ingiustizie, anche da dietro le sbarre, rappresenta un potente simbolo di libertà e democrazia - ha affermato Metsola - entrambi hanno pagato un caro prezzo per aver detto la verità al potere, diventando simboli della lotta per la libertà e la democrazia”. Proprio l'assegnazione del premio a Poczbut si ricollega in qualche modo alla risoluzione. L'attivista si è sempre battuto contro il regime di Lukashenko, attraverso pubblicazioni e interventi sul web. È esponente della minoranza polacca in Bielorussia e si trova dal 2021 in carcere, dove la sua salute è peggiorata e non gli viene concesso né di ricevere le cure necessarie né di essere visitato dalla sua famiglia. Mia Amaglobelli è invece stata arrestata all'inizio di quest'anno per aver partecipato a quelle manifestazioni che hanno animato le piazze georgiane contro la sterzata repressiva e filorussa del governo. È, di fatto, uno dei simboli culturali della dissidenza democratica dopo le elezioni vinte - con molti dubbi circa la regolarità - dal partito Sogno Georgiano. Proprio a questo proposito, lo scorso anno il Parlamento Europeo aveva chiesto lo svolgimento di nuove elezioni.
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