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Altra “grana” per Sempio. Il testimone lo inguaia: “L'ho visto al Santuario della Bozzola”
Ieri 30-05-25, 12:00
Spunta un testimone contro Andrea Sempio. E getta ancora più ombre su quella pista del Santuario della Madonna della Bozzola, dove proprio l'avvocato Massimo Lovati, legale del 37enne indagato per l'omicidio di Chiara Poggi, fissa la genesi del movente del delitto di Garlasco, avanzando l'onirica ipotesi di un sicario assoldato da un mandante per togliere Sempio dalla scena del crimine di via Pascoli, in cui gli inquirenti lo posizionano in quel terribile 13 agosto 2007. Il Santuario, finito nel 2012 al centro di una storiaccia di video ricatti hard a due preti, è uno di quei filoni utili a fornire spunti investigativi nella nuova indagine, perché potrebbe tracciare le relazioni tra giovanissimi e ricostruire il giro delle comitive che ruota attorno ai protagonisti della nuova inchiesta. Un'indagine che punta su Sempio ma mira a individuare anche i complici e i ruoli nella commissione del delitto. L'indagato, che per la Procura di Pavia ha lasciato il suo DNA sulle unghie della vittima e ha impresso la sua impronta palmare sul muro delle scale dove è stato gettato il cadavere di Chiara, continua a proclamarsi innocente e a ritenere normale che sulla scena del delitto ci siano le sue tracce, perché «frequentavo la casa». Non solo: venuta alla luce la pista del Santuario, Sempio ha dichiarato che lui non c'è mai andato alla Bozzola. A smentirlo, ieri, un fedele che frequenta il luogo di culto dal 1990. Al programma di Mediaset Mattino 5, nell'approfondimento su Garlasco condotto da Federica Panicucci, l'uomo ha detto di ricordarsi di Sempio «e di sfuggita Chiara Poggi», e che in quegli anni, anche nel 2007, l'ha visto più volte alla Bozzola, «al bar, magari anche dentro qualche santuario, magari insieme con la compagnia». Alla domanda se avesse continuato a vedere Sempio al Santuario anche dopo il delitto, il testimone ha risposto di «no, in quegli anni, 2007». Una testimonianza importante per la difesa di Alberto Stasi, il condannato per l'omicidio, che chiederà alla Procura di acquisire agli atti il filmato della puntata. Al legale di Sempio non risulta che il 37enne frequentasse il Santuario. «Non gliel'ho mai chiesto, ma adesso glielo chiederò», sottolinea Lovati, «aggiungendo che però Sempio non mi sembra il tipo, lui è contro il cattolicesimo, non credo proprio partecipasse a quei riti di purificazione che venivano fatti per i tossicodipendenti, le anoressiche e gli orfani». E ripete: «Lì si praticava la pedofilia». Proprio le ricerche che Chiara aveva salvato, due mesi prima di morire, nella sua chiavetta USB, dove è stato trovato il file Word abusati550.doc, un documento in cui aveva collezionato una serie di articoli di giornale sulla pedofilia perpetrata da uomini della Chiesa. Poi c'erano cinque file sull'anoressia, sul disturbo di «estrema dipendenza reciproca» e anche uno sui cold case, un articolo che si conclude con la chiosa: «Oggi basta una particella infinitesimale di sangue, sudore o pelle per tracciare il DNA di qualcuno che è stato a contatto con chi ha fatto una fine violenta». Una frase che ora, alla luce della riapertura dell'inchiesta, sembra quasi un presagio. In questa nuova indagine si scopre anche che, nel calderone degli errori investigativi dell'epoca, sono sparite le foto di una gita in bicicletta al Santuario della Madonna della Bozzola, dove Chiara e Alberto erano andati per una festa di Pasqua. Le foto con «scene di coppia» facevano parte di un album di 41 pagine sequestrato il 20 agosto 2007 a Stasi. Tutto il materiale fu inviato ai RIS, tranne il raccoglitore con gli scatti. Intanto ieri, l'altra legale di Sempio, Angela Taccia, è stata minacciata di morte: una mail anonima le annunciava di voler uccidere lei e il suo assistito, ritenuto colpevole del delitto.
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