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Bambini tolti alla famiglia nel bosco, i burocrati aprano gli occhi sulla sostanza
Oggi 23-11-25, 07:43
C'erano una volta un ragazzo inglese con la passione per l'intaglio del legno e una ragazza australiana istruttrice di cavalli. Avevano entrambi viaggiato tanto, imparato molte lingue e conosciuto gran parte del mondo. Si incontrarono su un'isola e si innamorarono fino a decidere di creare una famiglia. Salparono dall'isola per stabilirsi nei pressi di un minuscolo paesino incastonato in una delle regioni più incontaminate d'Italia, l'Abruzzo. Scelsero di far nascere i loro figli in una casetta riparata nel bosco, e stabilirono anche di vivere e educare i bambini secondo i loro valori, come diritto e dovere di ogni genitore. Costruirono insieme per la loro famiglia un microcosmo colmo di protezione e di amore, con la speranza e il desiderio di crescere figli felici, emotivamente stabili, sicuri, difesi dai pericoli insiti nella società attuale e per poterli rendere adulti migliori. La vita era semplice, le uova venivano dal sedere delle galline e l'acqua dal pozzo, il gatto poteva dormire nel letto dei bambini senza paura di allergia ai peli, e quando era molto freddo l'asino si rifugiava in cucina davanti al fuoco sempre acceso. I bambini facevano il bagno nella tinozza di legno con l'acqua riscaldata sulla stufa economica, e poi a letto perché la luce del pannello solare d'inverno durava poco e faceva buio presto. La mamma insegnava loro quello che aveva imparato sulla vita, mentre gli animali e i ritmi della natura del bosco contribuivano al resto dell'istruzione. Niente tv, niente laptop, niente scarpette con le lucine incorporate, tiktok era soltanto il verso dell'assiolo che rompeva il silenzio del bosco. Invece il silenzio giovedì è stato spezzato dalle sirene di una ventina fra carabinieri e assistenti sociali che hanno eseguito il decreto con cui il Tribunale per i minorenni dell'Aquila ha disposto l'allontanamento dei tre bambini per condizioni abitative ritenute non compatibili con la tutela dell'infanzia. Una tutela piuttosto discutibile, se si riduce a allontanare 3 minori dai loro genitori perché non hanno il bagno in casa e vanno a fare pipì nel prato. Per fortuna la mamma è riuscita a raggiungere i suoi bambini in una casa famiglia, almeno non saranno soli in un mondo che non conoscono e in cui tutto gli è estraneo e probabilmente oscuro. Il papà è invece rimasto alla casetta dove ha promesso di costruire un bagno e una stanza in più pur di riavere la sua famiglia, anche se forse non ha considerato i permessi del piano casa regionale, la Scia, le normative tecniche e paesaggistiche del comune, eventuali vincoli, insomma bene che vada la famiglia si ricomporrà fra qualche anno. Soltanto qualche giorno prima una mamma squilibrata aveva ucciso a coltellate il figlio di 9 anni dopo che i servizi sociali avevano permesso gli incontri fra loro senza sorveglianza nonostante precedenti eclatanti episodi di violenza. Soltanto qualche giorno prima 2 minorenni avevano pestato un ragazzo fino a provocargli un'infermità permanente per potergli rubare 50€ e andare a ballare. Soltanto qualche giorno prima una bambina di non più di 8 anni aveva provato a mettere l'agile manina dentro alla mia borsa. Soltanto qualche giorno prima una ricerca dell'Oms aveva confermato che il suicidio è la quarta causa di morte fra gli adolescenti. Magari di fronte a tutto questo gli zelanti, scrupolosi guardiani burocrati della «negligenza genitoriale» dovrebbero sforzarsi ad aprire sguardo e cuore non tanto sulla forma e le sue regole. Ma sulla sostanza.
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