s
BElly de nonno: la nipote Schlein sconfessa il garantista Viviani. E ora i big l'attendono al varco
Oggi 01-11-25, 07:32
È stato da senatore socialista e poi da semplice avvocato il maestro di tutti i garantisti, l'antesignano di battaglie che sono rimaste memorabili. Da presidente della commissione Giustizia di Palazzo Madama, presentò la legge sulla responsabilità civile dei magistrati (1979) e, praticamente alla vigilia di Mani Pulite, si intestò la proposta sulla separazione delle carriere dei giudici. Scoraggiato dalla pervasività della “casta”, ammise: «Spero di lasciare una traccia per il futuro, si fa per i nostri figli, per i nostri nipoti». Parole profetiche e attualissime da tutti i punti di vista quelle dell'avvocato Agostino Viviani. Sedici anni dopo la sua morte, quella causa è finita nella riforma costituzionale che andrà a referendum confermativo tra marzo e aprile del prossimo anno. Sua nipote è Elly Schlein, la segretaria del Pd, che non ha esattamente seguito la strada del sangue: sarà la capofila dei comitati per il No alla separazione delle carriere. Dagli archivi di Radio Radicale, le argomentazioni del nonno non fanno una piega: «Gli abusi che stanno facendo alcuni pubblici ministeri, che ormai si considerano intoccabili, sono tali che non è possibile concepire che poi quel magistrato vada a fare il giudice». Sembrano notizie di giornata, era il 19 settembre del 1996. Qualche decennio dopo, la nipote cambia le carte in tavola, e l'eredità si annacqua. Giovedì, nello stesso Palazzo Madama in cui il nonno combatteva la battaglia contro lo strapotere dei giudici, Elly Schlein cambia versione: «La riforma vuole indebolire l'indipendenza della magistratura perché sia più assoggettata al potere di chi governa. In pratica serve a dire che la legge non è uguale per tutti». Musica per le orecchie dell'Anm, l'organismo che consigliò a Bettino Craxi (che non prevedeva le successive inchieste degli anni ‘90) di non ricandidare quel senatore scomodo: proprio lui, Agostino Viviani. Anche in questo caso fu il primo di una lunga lista di «vittime» della categoria: il suo nome finì nella lista dei parlamentari fortemente sgraditi, così la ricandidatura scomparve. Il senatore, peraltro, aveva messo a fuoco la questione: «In Parlamento mi sono battuto per queste garanzie processuali, prima con i compagni comunisti, poi senza i compagni comunisti, contro i compagni comunisti». Nel 1987, il nonno di Elly, fuori dalle austere stanze di Palazzo Madama, si prese una rivincita (seppur momentanea): entrò nel comitato promotore del referendum sulla responsabilità civile dei giudici. La consultazione superò il quorum, e i Sì ebbero la meglio. Erano gli anni del caso Tortora, il conduttore di Portobello che finì in manette con accuse montate ad arte da una serie di pentiti, e l'avvocato si era ritrovato con gli amici di sempre, i Radicali di Marco Pannella. In quel periodo scriveva: «Le vittime dell'ingiustizia sono sempre di più. C'è bisogno di ricordarlo? Ed è tutta colpa delle indagini preliminari. L'accusa ha una sua ipotesi, niente affatto dimostrata, e non sa fare altro che arrestare l'indagato e costringerlo a confessare». Una prosa lontana anni luce da quella della sua parente del Nazareno che, ieri dalla Campania, ha tuonato: «Vogliono le mani libere. Non è una riforma della giustizia che migliora l'efficienza. Serve a chi ha già il potere». In totale sintonia con le toghe, che nel lessico della segretaria dem si trasformano nell'anello debole. E naturalmente da proteggere. Dice il segretario generale di Anm, Rocco Maruotto, in collegamento con Sky: «È quello che succede in tutti i paesi con la separazione delle carriere: una forma velata di controllo sul pubblico ministero che serve anche a controllare l'esercizio dell'azione penale». L'eredità di Agostino Viviani, quella che non interessa alla nipote, ieri ha trovato il modo di risuonare, grazie a Irene Testa, tesoriera del Partito Radicale e garante dei detenuti in Sardegna: «Fondiamo il comitato del Sì intitolato a Marco Pannella, Leonardo Sciascia ed Enzo Tortora», ovvero i compagni di una vita del senatore socialista. Continua l'esponente radicale: «È una riforma che introduce delle garanzie, un traguardo raggiunto dopo decenni di impegno». Anche di Agostino Viviani, il maestro che ha tracciato il percorso di generazioni di garantisti. Esclusa la nipote, non sempre buon sangue mente.
CONTINUA A LEGGERE
1
0
0
Il Tempo
12:00
