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Borghi: "Questa Ue è finita da tempo. L'Italia non si immoli da altro"
18-02-2025, 15:49
«Sbagliato immolarci per la Germania. Le nostre esportazioni non sono un pericolo per l'America. Ecco perché l'unica strada è trattare, in modo autonomo, con Trump». A dirlo Claudio Borghi, senatore della Lega. Quale lo stato di salute di questa Unione Europea? «È clamorosamente debole. Come fa a essere forte se a dettare a linea sono Germania e Francia. La prima è rappresentata da un signore che, salvo sorprese non preventivabili, domenica prossima non sarà più Cancelliere. Dall'altra parte, invece, c'è un presidente come Macron aggrappato sulle sue posizioni e senza una maggioranza in Parlamento. Il suo, per intenderci, è un mandato a tempo. Non si capisce bene, quindi, con quale autorità questa Ue possa prevalere sugli Stati Uniti, che, invece, hanno un governo legittimato da un ampio consenso popolare e una maggioranza, che, a quelle latitudini, raramente si è avuta. Avere il presidente, la Camera e il Senato dello stesso partito, in America, non è cosa frequente. Gli unici interlocutori ad avere le spalle larghe sono solo gli Usa e, in misura minore l'Italia, l'unica ad avere un esecutivo stabile. Gli altri non si capisce cosa hanno da pretendere». Macron, allora, perché convoca un vertice urgente? «Non sopporta di essere trattato da nullità. Questi signori, non riesco a capire in base a cosa, avevano pensato di ottenere qualcosa senza confrontarsi con Trump. Probabilmente pensavano che i democratici avrebbero rivinto. Una volta compreso l'errore, le provano tutte per recuperare credibilità. Questi signori, però, non si rendono conto che in questo modo, la stanno perdendo ulteriormente, perché è ovvio che far passare un vertice di alcuni Paesi come europeo è una clamorosa sconfessione della retorica dell'Europa Unita». Von der Leyen, pertanto, non potrebbe candidarsi più come interlocutore? «Non riesco a comprendere come un'Unione europea, che non è uno Stato, possa essere interlocutore per Trump, che invece cerca di smantellare tutti gli organismi sovranazionali. L'Ue si trova nella posizione di chi gli hanno detto che non serve. Un ruolo che non piace a nessuno, ma è ancora più sciocco dire che ci vuole più Europa, pure se non si conta niente». Perché? «Se una cosa non funziona, certamente non ce ne vuole di più. A mio parere è tutta una strategia per nascondere fallimenti. Mi auguro solo che non vengano prese in considerazione idee marziane come quella dell'esercito comune. Sarebbe incomprensibile». Non teme, però, che i dazi di cui parlano i conservatori oltreoceano possano portarci verso una crisi senza precedenti? «Il fatto che Trump voglia mettere dazi è colpa dell'Ue, cioè di quel sistema, soprattutto tedesco, basato sulle esportazioni. Mi riferisco a chi affama la propria gente con l'austerità, a chi vuole fare una guerra dei salari per pagare il meno possibile i lavoratori. Insomma tutte quelle cose che Draghi prima esaltava e ora condanna». L'Italia è percepita come una minaccia dalla Casa Bianca? «I nostri prodotti sono complementari a quelli americani. L'Italia, per intenderci, esporta cibo di alta qualità, moda e prodotti del lusso, cioè un qualcosa di inimitabile e che certamente non dà fastidio a Trump. I suoi sostenitori, invece, si sentono minacciati da chi produce automobili, aerei e tutte quelle cose in cui loro sono bravi e competitivi». Come dovrebbe, quindi, comportarsi Palazzo Chigi? «Potremmo tranquillamente trattare in modo bilaterale con gli Stati Uniti, senza avere nessun tipo di dazio. Se, al contrario, dobbiamo fare tutto come Ue, rischiamo di immolarci per salvare la Germania, azione che non mi sembra intelligente. Berlino non lo fa».
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