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Cabala ebraica nel post dell'amico suicida di Sempio: "Una ragazza sapeva..."
Ieri 10-06-25, 07:31
«C'era una ragazza lì che sapeva». È questo l'inquietante enigma criptato, che getta un'ulteriore luce tetra nel delitto di Garlasco, contenuto nell'ultimo post di Michele Bertani, l'amico suicida di quell'Andrea Sempio oggi indagato per l'omicidio di Chiara Poggi. Un messaggio nascosto dentro la già sibillina frase della canzone dei Club Dogo, uscita poche settimane prima dell'assassinio, in quella torrida estate culminata nel 13 agosto 2007, quando l'uccisione della 26enne ha acceso i riflettori nella Twin Peaks della Lomellina. «La Verità Sta Nelle CoSe Che NeSSuno sa!!! la Verità nessuno mai te la racconterà...», è la strofa della canzone che Michele aveva pubblicato il 19 gennaio 2016 sul suo profilo Facebook, dove si faceva chiamare Mem He Shin, un nickname che, secondo la mistica ebraica e la Cabala, richiamerebbe il Quinto nome di Dio. Il profilo di Michele è fermo al 30 marzo 2016, perché la sua vita è stata interrotta con un nodo stretto al collo. E i suoi messaggi sono rimasti lì, sospesi, per nove anni, per venire allo scoperto solo adesso che il suo amico intimo, Sempio, è accusato dalla Procura di Pavia di essere uno degli assassini di Chiara. A portare i sospetti su Bertani lo stesso Sempio, che intercettato nel febbraio del 2017 aveva dedicato tre lunghi soliloqui in auto a «Michele si è impiccato». Il 37enne ripeteva che «da 0 a 18 anni tutte le cazzate le abbiamo fatte assieme, tutte le cose le abbiamo fatte assieme». Parole che sembrano fare il paio con quella frase trovata tra i diari di Sempio: «Ho fatto cose così brutte che nessuno può neanche immaginare». Senza contare che l'affinità elettiva con l'amico si evince dal fatto che uno dei sogni proibiti dell'indagato è proprio quello di cantare sul palco con i Club Dogo. Ragazzate, o meglio «bufalate», come ripete la difesa di Sempio. Ma è proprio dal «sogno» dell'avvocato Massimo Lovati che il filo rosso tra Michele e Andrea si è delineato, fino a portare al Santuario della Madonna della Bozzola. Il penalista ha ipotizzato che ad uccidere Chiara sia stato un sicario mandato da un'organizzazione criminale dedita alla pedofilia, che lambirebbe il giro di festini esoterici attorno al Santuario all'epoca del rettore Don Gregorio, finito in una storiaccia di video ricatti hard messi a segno da due romeni ai danni dei preti. Uno di questi latitanti, Flavius Savu, sostiene che Sempio, soprannominato «il sadico», e Bertani, ribattezzato «il picchiatore», frequentassero i riti esoterici-sessuali di Don Gregorio. In un giro in cui sarebbero stati coinvolti anche minorenni. Chiara aveva scoperto quel segreto indicibile e sarebbe stata messa a tacere? Gli inquirenti hanno acquisito tutto il fascicolo sul Santuario e sono in corso le indagini, anche per fare luce sui diversi suicidi di giovani che frequentavano la Bozzola, tra cui quello di Bertani. Il quale ha lasciato un messaggio nel messaggio. Un enigma risolto eliminando le lettere maiuscole e traducendo in ebraico le minuscole rimaste «a eria' ta elle oe he euno sa» in ebraico. Quelle lettere formano una frase la cui traduzione letterale, dalla lingua di Abramo, è «c'era una ragazza lì che sapeva». Che fa il paio con «la verità nessuno mai la racconterà». E assume i contorni di una coincidenza troppo inquietante, alla luce di tutto quello che sta venendo fuori dal giallo di Garlasco.
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