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Casarini e quei 125mila euro per prelevare i migranti salvati da una nave danese
Ieri 30-05-25, 09:27
Da inviato speciale al Sinodo da Papa Francesco a rinviato a giudizio per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, aggravato dal trarne un profitto. L'ex disobbediente e capo missione della Ong Mediterranea Saving Humans, Luca Casarini, finisce così a processo, insieme ad altri 6 membri dell'equipaggio della nave del soccorso civile Mare Jonio. La prova sulla quale si basa l'accusa è quel bonifico da 125mila euro, incassato per una sola operazione di soccorso di migranti, tra l'altro già salvati dalle acque. Nell'udienza, il pm Santo Fornasier ha richiesto al giudice il «rinvio pregiudiziale nell'attesa del pronunciamento della Corte di Giustizia europea», che entro l'estate dovrà decidere sul caso Kinshasa, che potrebbe ripercuotersi anche sul processo di Ragusa, in quanto la Corte Europea è chiamata ad esprimersi sull'estensione della «scriminante di solidarerietà» nei casi di favoreggiamento dell'ingresso di migranti nel territorio nazionale durante attività di soccorso. Una richiesta, quella del pubblico ministero, alla quale si è associata anche l'Avvocatura dello Stato, costituitasi parte civile. Il processo, dunque, comincerà il 21 ottobre e alla sbarra, insieme a Casarini, che risulta dipendente della società ma che per gli inquirenti sarebbe l'amministratore di fatto, ci sono il comandante della Mare Jonio, Pietro Marrone, l'armatore e legale rappresentante della Idra Social Shipping, Alessandro Metz, il vicepresidente del Cda della società armatrice, Giuseppe Caccia, oltre a tre componenti dell'equipaggio, ovvero il medico Agnese Colpani, il soccorritore Fabrizio Gatti e il tecnico abordo, Geogios Apostolopoulos. Sono tutti accusati di aver introdotto illegalmente clandestini in Italia a scopo di lucro. La vicenda riguarda fatti avvenuti nel settembre del 2020, quando la Mare Jonio, usata per il soccorso in mare da Casarini & Co, si diresse nelle acque a largo di Malta per un'operazione che non aveva come scopo quello di salvare disperati in mare, bensì di effettuare alcuni controlli medici sulla Maersk Etienne. La portacontainer battente bandiera danese, infatti, aveva già effettuato ben 38 giorni prima il soccorso a una carretta del mare. E aveva "ospitato" a bordo 27 clandestini, senza però riuscire ad ottenere l'autorizzazione allo sbarco delle persone salvate. Una situazione di stallo, con la Maersk Etienne ferma a largo di Malta e in attesa dell'assegnazione di un porto sicuro che non arrivava. A superare l'impasse la Mare Jonio: la Ong di Casarini prende tutti i migranti a bordo e li sbarca a Pozzallo. Nulla di illegale fin qui. Se non fosse che qualche mese dopo la Maersk, secondo quanto accertato dagli inquirenti, avrebbe versato ben 125mila euro per saldare una fattura, la cui causale è il pagamento alla Idra Social Shipping per i servizi resi in acque internazionali. Per la Procura di Ragusa, che ha confezionato un impianto accusatorio rafforzato da anni di intercettazioni e pedinamenti, quello della Mar Jonio non fu un salvataggio, ma un'operazione commerciale. La difesa degli imputati, invece, sostiene che quei soldi versati non sono collegati al soccorso in acque maltesi e che l'azienda marittima danese li ha donati solo tempo dopo. «Non ci faremo spaventare da nessuno», ha detto Casarini. «Sappiamo benissimo cosa abbiamo fatto: abbiamo aiutato 27 persone, lasciate in mezzo al mare per 38 giorni. Questo processo», ha assicurato, «diventerà l'occasione per chiedere conto a ministri, governi e autorità, sul perché queste persone sono state lasciate in mezzo al mare. Diventerà un processo all'omissione di soccorso».
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