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C'è chi rosica, chi gioca allo sciopero e chi, invece, lavora per il Paese
Oggi 21-09-25, 12:45
Chi rosica e chi lavora, chi tenta di paralizzare il Paese con una serie di scioperi pretestuosi e chi di rilanciarlo con politiche economiche virtuose, chi gioca allo sfascio e chi opera con tale serietà da ottenere il riconoscimento delle agenzie internazionali di rating che certificano la crescita del Paese. C'è poco da fare: quando la propaganda si dissolve, emerge prepotente l'immagine di due Italie che si muovono in direzioni opposte, una per allontanarsi dal precipizio, l'altra per caderci dentro. La competizione in atto è chiara come la luce del sole: lo scontro è tra una visione ideologica e una pragmatismo, tra il furore del pregiudizio e la cultura di governo, tra chi è prigioniero del passato e chi cerca di tenere a galla il Paese in un mondo che cambia rapidamente. Politici a parte (affianco agli imbattibili Schlein, Conte e Bonelli) l'esempio più calzante dell'esercito dei demolitori (contro quello dei costruttori) è Maurizio Landini, il leader sindacale che senza sosta e con ogni pretesto carica il governo come un toro davanti ad un drappo rosso. Più perde terreno e iscritti alla Cgil, più ha gli occhi iniettati di sangue. E così ogni settimana fa partire uno sciopero insensato (e il più delle volte controproducente proprio per iavoratori) rifiutandosi di leggere la realtà. Perché? Semplicemente, credo, perché a lui non interessa nulla della realtà, non importano i dati oggettivi né che un altro grande sindacato (la Cisl) abbia scelto la via del confronto costruttivo con l'esecutivo per distribuire meglio possibile le risorse disponibili. Né gli interessa che i suoi assalti si rivelino sovente fallimentari e finiscano per consolidare il consenso del governo. A Landini - al pari dei leader di Pd, AVS e 5stelle - preme solo una cosa: soffiare sul fuoco sempre e comunque, evocare la piazza e le marce, tenere vivo lo scontro perché - alla fine - è questa la vera ragione di sopravvivenza. Landini è un pezzo del 900 sospeso nel tempo che continua a invocare la «lotta di classe» e lo scontro tra padroni e operai come nell'Inghilterra della rivoluzione industriale. Quando la «invincibile Flotilla» ha annunciato la partenza, Landini era li a sventolare la bandiera palestinese e a proclamare - tanto per cambiare - due giorni di sciopero per Gaza. Poi succede che la «invincibile Armata» si riveli un bluff, censuri i giornalisti sgraditi e si sciolga come neve al sole - tra le dimissioni di Greta Thunberg e i litigi tra gli improbabili ammiragli di un'armata Brancaleone che cercava solo visibilità - e Landini tace, senza fare uno straccio di autocritica. Anzi raddoppia, e per coprire il fallimento dell'iniziativa, annuncia un'altra serie di scioperi, stavolta nei trasporti, forse perché - dopotutto - anche i natanti della flotilla erano mezzi di trasporto! Se dopo Schlein è su Landini che punterà la sinistra, direi che per Meloni e i suoi alleati il tempo del declino resti ancora lontano.
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