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Chi comanda ora in Vaticano: i cardinali si preparano al dopo Bergoglio. Le mosse dei “ratzingeriani”
10-03-2025, 10:59
Quello che sta accadendo in Vaticano negli ultimi giorni ha veramente del paradossale: Papa Francesco sembra migliorare ma l'aria di un futuro possibile Conclave a breve termine non sembra smettere di soffiare, anzi. C'è infatti uno strano movimento tra i porporati residenti a Roma che, complice la malattia del pontefice, si vedono ogni sera in Piazza San Pietro per recitare il Rosario proprio per la sua guarigione. Prima e dopo queste preghiere si svolgono incontri riservati e cene che hanno un unico e solo obiettivo: guardare al dopo Bergoglio. Se non fosse di cattivo gusto, con un Papa che soffre in ospedale con concreta possibilità di non poter mai più proseguire come prima il proprio ministero, ci sarebbe da essere contenti per questo ragionevole scambio d'opinioni per il futuro della Chiesa. Più di un porporato di altissimo livello - parliamo di persone che ricoprono attualmente incarichi di governo e, quindi, almeno sulla carta, fedelissimi di Francesco - si intrattiene ogni sera con colleghi di porpora subito dopo la suddetta cerimonia e la portata principale del menù, tra una cotoletta e un bucatino alla amatriciana nei ristoranti di Borgo o più riservatamente nei propri appartamenti è sempre la stessa: chi può essere l'uomo giusto dopo di Lui? La presenza a Roma di alcuni cardinali che non hanno più nessun ruolo, perché epurati da Bergoglio, desta una certa attenzione. In particolare, l'assidua partecipazione al momento pubblico di preghiera dell'ancora potentissimo Cardinale statunitense Raymond Leo Burke - un ratzingeriano di ferro a cui il pontefice argentino ha tolto appartamento e stipendio per il solo fatto di essere una voce critica nei suoi confronti - ha destato non poca attenzione tra i media internazionali e in Vaticano. Burke lavora assiduamente per una svolta totale del papato e rappresenta senza alcun nascondimento l'ala più critica del Collegio cardinalizio nei confronti di questo pontificato. Rafforzato dal ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump (che lo stima in modo particolare), il cardinale statunitense sta cercando da settimane di compattare l'ala più conservatrice della futura assemblea elettorale con una strategia specifica: nessuna replica di quanto accaduto nel Conclave del 2013. È ormai noto, infatti, che l'elezione di Bergoglio nel 2013 fu possibile anche per la frammentazione dell'ala conservatrice del Collegio e ancor di più di quella italiana. Il veto, tutto italiano, che portò all'affossamento della candidatura dell'ex arcivescovo di Milano Angelo Scola è ancora ben presente nella mente di tanti porporati, primi tra tutti proprio lo statunitense Burke e il guineano Robert Sarah, i due capifila della visione ratzingeriana della Chiesa. Stavolta, nella strategia dei maggiori esponenti dell'ala tradizionalista della Chiesa, quell'errore non dovrà essere ripetuto. Per questo si guarda ad alcuni candidati in grado di unire come una falange tutti i conservatori. I porporati a cui lo sguardo dei colleghi si rivolge sono principalmente tre: Péter Erdö, l'arcivescovo di Budapest di cui abbiamo già scritto; il cardinale olandese Willem Jacobus Eijk, ratzingeriano fino al midollo; l'outsider Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini. Sull'ultimo, Pizzaballa, potrebbero concentrarsi anche i voti di molti bergogliani, ma un dubbio aleggia concretamente sugli eminentissimi: «per quanti decenni?». Pizzaballa ha infatti «solo» 59 anni e l'ipotesi un Padre Eterno, più che un Santo Padre, non è del tutto da scartare.
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