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Cosa succede adesso. Il Conclave e i "papabili" da Parolin al primo Papa nero
Oggi 21-04-25, 10:25
Il Conclave che si celebrerà entro venti giorni a partire da oggi sarà innanzitutto il più affollato della Storia. Mai prima d'ora un numero così elevato di cardinali aventi diritto al voto (tutti quelli che non hanno compiuto 80 anni alla morte di Francesco) sono entrati nella Cappella Sistina. Attualmente sono bel 138 perché con l'ultima infornata di porpore dello scorso 7 dicembre il pontefice defunto ha sforato il tetto di 120 elettori stabilito da Paolo VI di ben ventuno unità, arrivando a 141. Nel frattempo, due cardinali hanno spento le fatidiche 80 candeline ed uno è passato a miglior vita. Il collegio elettorale che si troverà a breve a dover scegliere il successore del primo pontefice proveniente dalle Americhe è però anche il più eterogeneo ed internazionale di sempre. Nei suoi dieci Concistori Francesco ha infatti raggiunto una quasi copertura totale del globo, con cardinali provenienti da ben 89 nazioni. Questa così ampia frammentazione comporta un problema che si renderà presto evidente quando i porporati arriveranno a Roma per procedere all'elezione del successore di Bergoglio: la maggioranza di costoro nemmeno si conosce. Ma chi sono, ad oggi, i cosiddetti «papabili», cioè quei cardinali che entreranno nella Sistina con concrete chance di uscirne con la tonaca bianca? Innanzitutto, lui, il «papabile» per eccellenza: il cardinale Pietro Parolin, ormai ex Segretario di Stato di Francesco. Parolin è apprezzato sia dalla corrente più conservatrice del Collegio che dai bergogliani di strettissima osservanza. D'altronde, pur non essendo in senso stretto un epigono del pontefice defunto, è stato il numero due di Francesco per tutto il suo pontificato, difficile che l'ala progressista più legata a Bergoglio possa muovergli delle eccezioni. Esponenti di spicco dell'ala «ratzingeriana» ancora presente nel corpaccione elettorale da tempo sussurrano che, se fosse lui, «sarebbe una manna dal cielo!». Il primo ministro vaticano uscente è per giunta apprezzatissimo da tutte le Cancellerie internazionali, il suo modo di fare mite e diplomaticamente ineccepibile gli è valso negli anni più di un riconoscimento di stima. Sarebbe forse l'unico candidato di «compromesso» in grado di catalizzare i voti di tutti - o almeno della stragrande maggioranza - gli elettori della Sistina. Sul fronte conservatore del Collegio, da anni si parla in particolare di tre esponenti che potrebbero essere «portati»: il cardinale guineano Robert Sarah (e sarebbe il primo Papa di colore della storia), l'olandese Willem Jacobus Eijk e l'ungherese Péter Erdö. Tuttavia, Sarah compirà 80 anni il prossimo giugno e forse è già troppo in là con l'età per pensare seriamente di essere eletto. Inoltre, negli ultimi anni ha maturato una visione fin troppo critica del pontificato appena concluso e questo gli preclude quasi certamente i voti di tutta l'ala bergogliana. Erdö (72 anni) e Eijk (71) hanno invece l'età giusta che in questo momento si richiede al successore di Pietro dopo due pontefici di fila eletti a 78 anni. Entrambi, poi, non sono «creature» di Bergoglio e si sono tenuti sempre in disparte, mai partecipando al dibattito tra chi criticava Francesco e chi lo difendeva a spada tratta. Anche sul fronte opposto, quello progressista, sono tre i candidati più quotati: l'arcivescovo di Marsiglia Jean-Marc Aveline (66 anni), il segretario generale del Sinodo dei Vescovi Mario Grech (68, maltese) e l'arcivescovo di Bologna nonché Presidente della Cei Matteo Zuppi. Partiamo proprio da Zuppi, perché la sua elezione è assai improbabile per due motivi. Il primo: il suo sarebbe un pontificato in continuità con il precedente e gran parte del Collegio cardinalizio propende per una discontinuità, seppur moderata. Secondo: è fin troppo legato alla Comunità di Sant'Egidio e questo gli verrà sicuramente fatto pesare durante le votazioni, esattamente come fu nel 2013 per Angelo Scola, espressione di CL. Anche Grech è considerato troppo bergogliano e per giunta l'indiscutibile fallimento del Sinodo sulla Sinodalità gli è valso critiche persino dall'ala più progressista dell'assemblea. Il porporato marsigliese è, in questa terna, forse l'unico veramente quotato anche se le sue posizioni fin troppo dichiaratamente pro-migranti hanno fatto storcere il naso a molti, anche nel mondo politico francese. C'è infine un nome che è emerso negli ultimi tempi, soprattutto con il riacuirsi della questione israelo-palestinese, ed è quello del cardinale Patriarca di Gerusalemme dei Latini Pierbattista Bizzaballa. Molto apprezzato da Francesco è però anche un tradizionalista della liturgia e questo gli ha assicurato le simpatie dell'ala più conservatrice della Chiesa. Anche lui ha però due nei che potrebbero bloccarne l'elezione: è un francescano, e al momento un cardinale proveniente da un ordine religioso dopo un gesuita sembra improbabile, ed è altresì molto giovane, ha infatti «solo» 59 anni. Facile che qualche cardinale possa rispolverare la stessa arguta battuta fatta da un elettore nel Conclave del 1958 riferendosi alla possibile candidatura dell'allora Arcivescovo di Genova Giuseppe Siri, che al tempo aveva 56 anni: «se fosse eletto non avremmo un Santo Padre, ma un Padre Eterno!».
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