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Da Piccardo ad Hannoun ai manifestanti anti-sionisti: tutti gli attacchi contro Il Tempo
Oggi 08-09-25, 11:29
Ecco l'ultimo attacco contro Il Tempo: arriva da "La Luce", sito che fa capo a Davide (il direttore) e Gabriele Piccardo, che riveste anche il ruolo di Consigliere nell'UCOII, l'unione delle comunità islamiche in Italia ed entrambi figli di Roberto Hamza Piccardo, uno dei fondatori di UCOII. Ci hanno definito «Il Tempo delle figuracce islamofobe», attaccandoci per una foto che però non abbiamo mai pubblicato né sul sito né sul cartaceo in merito a un articolo in cui si parlava di un corteo islamico svoltosi a Bologna che sfilava in occasione della ricorrenza della nascita del profeta Maometto con soli uomini e senza donne. Per questo il nostro giornale viene definito «un quotidiano che da settimane sparge disinformazione e menzogne contro gli attivisti pro-palestinesi, scoprendo dovunque affiliati ad Hamas (se fosse vero sarebbero diventati popolarissimi in tutto il mondo). Il Tempo è un quotidiano che, per fare felice la lobby sionista, criminalizza chiunque difenda la Palestina a qualunque titolo». Ma di recente ci siamo anche recati in Senato per l'evento dedicato alla relatrice speciale Onu Francesca Albanese, occasione in cui le abbiamo chiesto di spiegarci perché fosse a Lenno ha un evento organizzato dall'associazione dei palestinesi in Italia di Mohammad Hannoun, sanzionato dagli Usa in quanto uomo di Hamas, che era anche presente sul palco. Luogo in cui abbiamo posto la medesima domanda anche alla pentastellata Stefania Ascari, che però non ha risposto nel merito, dicendo che «certe provocazioni non meritano risposte. Certa stampa è più interessata a dipingere come amici dei terroristi coloro che si schierano contro il genocidio e contro la catastrofe alimentare che questo governo terrorista ha provocato». E per questo da "La Luce" ci accusa di aver «cercato di ridicolizzare la relatrice Onu. Un quotidiano che non perde occasione di denunciare ogni fatto di cronaca nera in cui compare un immigrato come prova che solo gli occidentali bianchi cristiani sono pienamente umani, con un livello di "giornalismo" e di professionalità su cui sarebbe meglio stendere un velo pietoso». Ma questo è solo l'ultimo in ordine cronologico: il giorno prima Hannoun ci ha accusato di «censura», aggiungendo che «il Comune ostacola l'assemblea palestinese», come si leggeva in un comunicato congiunto di Api (Associazione dei palestinesi in Italia, che fa capo proprio ad Hannoun), UDAP (Unione democratica arabo palestinese), GPI (Giovani palestinesi d'Italia) e movimento studenti palestinesi in Italia. Il tutto perché abbiamo chiesto al Campidoglio se il grande evento che si sarebbe dovuto tenere il 14 settembre a Roma, presso il nuovo cinema Aquila, rispettasse tutti i criteri necessari, avendo un chiaro intento politico, distante dal mondo del cinema. Motivo per cui c'è stato il dietrofront dell'amministrazione capitolina che ha comunicato all'associazione che la manifestazione non si sarebbe più potuta tenere lì perché non si rispettavano i termini della convenzione. Prima ancora il giornale è stato oggetto di una minaccia anarchica, poi Roberto Hamza Piccardo, uno dei fondatori di UCOII, che ha scritto su Facebook contro di noi: «Con questi miserabili non c'è nessun onore. Basterebbe tirare lo sciacquone». Di lui ci siamo occupati per la sua iniziativa del Corano gratis. Un Corano tradotto in italiano e speditoci in redazione di cui ad oggi sarebbero state spedite oltre 40.000 copie gratuitamente: ci siamo chiesti come facesse a mantenere un impegno economicamente così importante senza richiedere compensi né per la vendita del libro né per la spedizione. Ma c'è stato anche Brahim Baya, il predicatore di Torino, che si è scagliato contro Il Tempo: prima tramite "La Luce", dove siamo stati definiti «foglio di propaganda razzista», oltre ad altri insulti. Poi un video in cui sostiene che «Il Tempo si conferma il giornale più vicino alle tesi genocidarie e al governo Meloni, complice del massacro di Gaza. Il copione è sempre lo stesso: screditare le voci libere accusandole di essere vicine ad Hamas». Ma perché, allora, il primo agosto Brahim Baya ha partecipato a un dibattito dal titolo "Voci dal genocidio" proprio con Mohammed Hannoun? E perché ci attaccano anche i volti che dicono di appartenere a quel mondo moderato che però non prende distanza alcuna da Hannoun e dal suo giro?
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