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Ecco le prove: dietro la Flotilla c'era la mano di Hamas. “Finanziate dai terroristi”
Oggi 11-11-25, 07:34
Dopo che le vele della flottiglia sono state ammainate e i vacanzieri estivi, compresi i politici con le creme solari e Greta Thunberg al suo secondo giro da corsara sono tornati a casa, uno strano silenzio è sceso sulla vicenda. Per dirla alla Andy Warhol, a traversata finita sono terminati i 15 minuti di notorietà a cui tutti hanno diritto, anche i pirati ballerini. Il passo di danza di Ana Alcalde, meglio conosciuta come Barbie Gaza, sarà l'unico particolare di questa vicenda che rimarrà nell'immaginario collettivo. Non a caso quel movimento d'anca eseguito sul ponte di una delle barche è stato ripetutamente trasmesso dai più famosi network internazionali. Bisogna ammetterlo: i sostenitori delle varie flottiglie che in questi anni hanno tentato di rompere il blocco navale davanti alla Striscia di Gaza sono riusciti a far dimenticare che nelle stive c'era tanta propaganda e pochi chili di aiuti. Sono anche riusciti, e qui il merito lo devono condividere con gli organi di stampa che dopo aver tanto strillato si sono ammutoliti, a nascondere il destino che avranno le barche sequestrate dalla marina israeliana. Sono 50 le imbarcazioni in questione, 41 fermate durante la prima fase delle operazioni e 9, quelle partite dalla Turchia organizzate dalla Ihh, Ong turca che Israele ha bandito per legami con gruppi terroristici come Hamas e Al-Qaeda, bloccate e sequestrate a una settimana di distanza dalle prime. Il destino dei natanti della Flotilla «Sumud» che valgono milioni di euro, non possiamo dimenticare che hanno attraversato il Mediterraneo da nord a sud pertanto non sono semplici scialuppe, è legato alla richiesta che l'ufficio del Procuratore dello Stato ha presentato al tribunale competente al fine di confiscarle permanentemente. Dai documenti presentati emergono prove che una parte significativa delle imbarcazioni era di proprietà di armatori legati e finanziati da Hamas e che l'organizzazione terroristica ha coordinato diverse organizzazioni internazionali per pianificare la traversata e l'acquisto delle barche per mezzo di personaggi copertura che dovevano nascondere il suo coinvolgimento. Come riportato da diversi organi di stampa israeliani nella richiesta è stato affermato che Sumud è stato un tentativo senza precedenti per portata e dimensioni, con una pianificazione ordinata e una gestione centralizzata con l'obiettivo di sfidare la Marina Militare e rompere il blocco navale con un movimento delle imbarcazioni avvenuto in modo simile al comportamento di unità navali militari che navigano in formazione compatta. Oltre alla nave principale a motore che batteva bandiera di Timor Est, le barche attualmente sotto sequestro navigavano sotto bandiere di diverse nazionalità: italiana, francese, britannica, spagnola, svedese, turca, malese e greca. Con alcune di queste nazioni, Italia e Grecia, Israele ha rapporti diplomatici amichevoli, con Francia, Gran Bretagna e Svezia i rapporti sono tesi mentre con le altre, Turchia in primis, è ai ferri corti. Considerando che da una parte rilasciare quelle barche significa ritrovarsele fra qualche mese in una Sumud 2 e confiscarle creerebbe problemi con gli amici ed esaspererebbe ulteriormente i rapporti, dove ce ne sono, con coloro che amici non sono, a meno che la diplomazia non riesca a trovare una soluzione possibile, si prevede che la decisione dei giudici sul futuro delle barche Sumud non sarà delle più semplici.
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