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Errori e modifiche, il mandato era "nullo". Il "pasticcio" dell'Aia dietro il caso Almasri
Ieri 06-02-25, 07:22
Dai banchi delle opposizioni c'è chi rumoreggia, chi prova ad interrompere il ministro della Giustizia che sta tenendo la sua informativa sul caso Almasri. Uno dei più scatenati è Angelo Bonelli. Carlo Nordio, però, non ci sta. Si ferma un attimo, volge lo sguardo verso il leader di Avs e scandisce: «La cosa che più mi stupisce è che non avete letto le carte, non sapete di cosa state parlando, avete discusso sul nulla. Le ha lette le carte o no, Bonelli?». Lui sorride, prova ad interromperlo ancora. Ma il Guardasigilli insiste: «Non avete letto le carte. Come fa a dire che era il 2014 quando è la Corte stessa che ha scritto 2011? Le avete lette le carte o no?». Per un momento Nordio sembra essere tornato in aula di tribunale. Tanto che ribatte colpo su colpo a tutte le accuse che gli sono piovute addosso nelle ultime due settimane, ovvero da quando è scoppiato il caso Almasri, il generale libico liberato dalla Corte di appello di Roma ed espulso per motivi di sicurezza nazionale su cui pendeva un mandato di cattura internazionale emesso dalla Corte penale internazionale (Cpi). Gira tutto attorno a questa richiesta di arresto. Un atto, quello della Cpi, che secondo Nordio è pieno di «criticità», tanto che quell'atto è da ritenersi «radicalmente nullo». Frasi che mandano letteralmente in tilt le opposizioni. Debora Serracchiani, uno dei deputati più scatenati, urla testualmente inquadrata in diretta tv: «Finiscila, finiscila». Ma il punto fondamentale è proprio quello. Per quale motivo l'atto della Cpi sarebbe nullo? Il Guardasigilli lo spiega ampiamente. Prima di farlo, però, dà un'altra stilettata a Bonelli: «Aspetti, se ascolterà tra poco capirà perché?». Quel mandato di cattura internazionale, infatti, è caratterizzato da una «incertezza assoluta», a partire dalla «data in cui sarebbero avvenuti i crimini: si dice a partire dal marzo 2015 ma nel preambolo si parlava del febbraio 2011, quando Gheddafi era ancora al potere». Non è un punto di poco conto. Il dittatore libico, infatti, è stato ucciso il 20 ottobre di quell'anno. Il problema è che la Cpi, c'è «un'assoluta incertezza» proprio sulle date dei delitti contro l'umanità e i crimini di guerra che vengono contestati ad Almasri. «Dalla lettura dei paragrafi 5 e 7 - spiega il ministro - emergeva una incertezza sulla data dei delitti commessi, prospettandosi, da un lato, un inizio nel febbraio 2011 allorquando erano iniziati i moti violenti e, dall'altro, il febbraio 2015, data cui faceva riferimento l'atto di accusa all'esame della stessa Cpi. Inoltre la Corte segnalava che la terza giudice Socorro Flores Liera si era espressa in disaccordo con i suoi colleghi ritenendo «che i crimini presunti, descritti nella richiesta, non siano sufficientemente collegati alla situazione che ha comportato la competenza della Corte tramite il deferimento del Consiglio di sicurezza», (ovvero la guerra civile scatenatasi proprio in seguito alla caduta di Gheddafi, ndr). Il provvedimento della Cpi segnalava che avrebbe allegato questo parere contrario, parere però non pervenuto contestualmente». Ma solo cinque giorni dopo. Inoltre, «nel prosieguo la Corte continuava a far riferimento ai fatti commessi tra il febbraio 2015 e il marzo 2024, periodo, come si è visto, indicato nello stesso atto di accusa. Con un incomprensibile salto logico e con una contraddizione che, almeno secondo la procedura penale italiana, renderebbe viziato l'atto». Quindi «le conclusioni risultavano completamente differenti sia rispetto alla parte "motiva" che rispetto alle stesse conclusioni delle accuse», prosegue Nordio, aggiungendo che «al paragrafo conclusivo si legge testualmente per «i crimini commessi nella prigione di Mitiga dal 15 febbraio 2011 in poi». Se a queste «contraddizioni» si aggiungono «le perplessità manifestate dalla giudice dissenziente Socorro Flores Liera, delle cui argomentazioni non avevamo contezza per non esserci stato tempestivamente trasmesso dalla Cpi il verbale, la trasmissione di richiesta al procuratore generale della Corte d'Appello di Roma, prima di aver risolto queste discrasie ed incongruenze sarebbe stata non solo inopportuna ma prima ancora illegittima, proprio perché fondata su una richiesta di arresto irrazionale e contraddittoria nell'elemento fondamentale della struttura del reato, cioè il tempo del delitto commesso». «Non solo un errore materiale» ma «un vizio assoluto del reato». Insomma, un mandato di cattura pieno di errori, riscritto e modificato a posteriori (sei giorni dopo, il 24 gennaio) e con il parere dissenziente di una giudice inizialmente non comunicato. Tutte considerazioni che fanno dire a Nordio: «Il ministro della Giustizia non è un mero passacarte», ma aveva il compito di fare tutte le dovute valutazioni su quello che definisce un «pasticcio frettoloso da parte della Cpi». Motivo per cui chiederà «chiarimenti» alla Cpi. Infine, l'affondo contro le toghe politicizzate. «L'altro giorno un magistrato ha ringraziato ironicamente il ministro perché finalmente aveva compattato la magistratura. Sono io che ringrazio questa parte della magistratura perché ha compattato la nostra maggioranza come mai si era visto. Se agli inizi vi erano delle esitazioni, oggi non ci sono più. Andremo avanti, andremo fino in fondo, fino alla riforma finale».
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