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La grande balla di Almasri: il mandato di cattura non c'entra con i migranti
01-02-2025, 09:46
Sono giorni che tutti i leader della sinistra, da Schlein a Fratoianni, da Bonelli a Conte attaccano Meloni perché «aveva promesso di inseguire i trafficanti in tutto il globo terracqueo e invece appena ne è stato arrestato uno libico in Italia lo ha rimandato impunito in Libia nonostante le accuse della Corte penale internazionale che ne aveva chiesto la cattura». Una frase che per il solo fatto di essere stata ripetuta all'infinito è diventata una verità assodata. Peccato che la Corte dell'Aia non ha mai chiesto la cattura di Njeem Osama Almasri perché è un trafficante di migranti. La parola «migranti», non compare mai nelle 42 pagine con cui viene emesso l'ordine di arrestare il generale libico. Ciò non significa che Almasri non sia accusato delle peggiori nefandezze, di crimini terribili, dalle torture agli stupri. Ma i terribili reati che il procuratore capo della Cpi Karim Khan gli imputa non sono imputabili al traffico dei migranti verso l'Italia, come la sinistra nostrana ha lasciato intendere. Premessa d'obbligo. I giudici della Cpi, nell'emettere il mandato d'arresto (dopo dodici giorni che scorrazzava libero per l'Europa sotto gli occhi di inglesi, belgi e tedeschi) si sono divisi nel verdetto. Due erano favorevoli alla cattura, uno contrario. Il parere negativo è arrivato da Maria del Socorro Flores Liera, la quale ritiene che la Cpi non avrebbe avuto diritto a chiedere l'arresto del libico, perché non sussisterebbe un «collegamento diretto tra la situazione» che ha originato la giurisdizione della Cpi, ovvero la crisi civile scoppiata dopo l'uccisione di Gheddafi nel 2011 e le accuse penali avanzate contro Almasri che partono dal 2015. Gli altri due giudici, IuliaAntoanella Motoc e Reine Adélaïde Sophie Alapini-Gansou, invece ritengono che questo collegamento sia sufficientemente provato. E il punto è proprio questo. Nella decisione presa a maggioranza con cui si emette il mandato di cattura, si punta l'indice contro i crimini che Almasri avrebbe perpetrato alla guida del carcere libico di Mitiga, a Tripoli. Era gestito dalle Forze di deterrenza speciali, chiamate «Rada», comandate proprio da Almasri. «Un gruppo militare rivoluzionario del distretto di Souk al Juma che combatteva contro le forze di Gheddafi», scrivono i giudici, che sarebbe responsabile di crimini di guerra e contro l'umanità. E chi sono le vittime? «Le persone nel carcere di Mitiga - aggiungono sono state detenute per motivi legati ai combattimenti o alle tensioni tra i diversi gruppi coinvolti» nella crisi libica. Ciò non significa che in quel penitenziario non siano mai stati rinchiusi i migranti. Ma per i giudici l'accusa si basa su altro. I civili «contro i quali sono avvenuti» i crimini erano «segmenti della popolazione in Libia, che - per una serie di ragioni erano percepiti come contrari alla Rada». Ed erano detenuti «per motivi legati a un conflitto armato», «civili che partecipavano direttamente alle ostilità momento del loro arresto o cattura». Si stima che dal 2015 al 2024 a Mitiga sono state imprigionate 5.140 persone contro cui sono stati commessi crimini di vario tipo. Per finire in questo inferno non era necessario combattere contro il regime. Bastava, essere considerati «oppositori», incarcerati «per motivi religiosi, come essere cristiano o ateo», ma anche per il loro «presunto sostegno o affiliazione all'Lna (la Libian national army legata al generale Haftar, ndr) o all'Isis». Accuse vaghe, spesso inesistenti, che hanno coinvolto anche donne e bambini. Ma in un contesto, specificano sempre i giudici, legato alla guerra civile e alle sue conseguenze che si sono trascinate negli anni.
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