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False moschee e fondamentalismo in carcere: così i 200 finti imam arruolano i terroristi
Ieri 30-07-25, 08:07
Non solo moschee e centri culturali dietro cui si celano luoghi di culto abusivi, ma il dilagare del fondamentalismo islamico si registra anche all'interno degli istituti penitenziari, segmento fondamentale della sicurezza nazionale, che consente di avere una panoramica privilegiata su un fenomeno in forte aumento anche in Italia, come lo stesso report dei servizi segreti francesi evidenzia. Numeri di cui il governo, e in particolare il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, è perfettamente conscio, visto che oggi sono circa 200 i soggetti attenzionati che esprimono dottrine jihadiste e che, proprio per questo, si trovano principalmente presso l'alta sicurezza 2 o in reparti ad alta sorveglianza. Gli elementi che sono stati riscontrati dagli addetti ai lavori riguardano personaggi altamente carismatici, che in modo più o meno manifesto si ergono a leader islamici anche all'interno delle carceri, fanno proselitismo e adottano un comportamento che punta a influenzare le dimensioni emotive, valoriali e ideologiche soprattutto nei confronti di soggetti più deboli e facilmente manipolabili. Un'attenta attività di monitoraggio resa possibile anche dal fatto che l'Italia è, dal 2024, membro permanenti del C.a.s.a, il comitato di analisi strategica antiterrorismo, che consente di operare con le altre forze dell'ordine per quanto riguarda la profilazione e l'identificazione di soggetti fortemente pericolosi per la sicurezza nazionale. Lo stesso organo che ha permesso un aumento delle espulsioni: il 30% di esse, per motivi di ordine e sicurezza pubblica al termine della detenzione, nasce proprio da osservazioni condotte all'interno del carcere. Un numero impressionante se consideriamo che oggi il monitoraggio penitenziario assume un rilievo assoluto anche per quanto riguarda i detenuti prossimi alla scarcerazione e, così facendo, le informazioni raccolte e analizzate durante il periodo detentivo consentono di valutare in modo estremamente accurata la percentuale del rischio. Ed è proprio per controllare ai massimi livelli che il governo sta stanziando misure su misure. Tra queste rientra un finanziamento ottenuto dall'Unione Europea: nel 2024, infatti, il Nucleo Investigativo, nell'ambito del Programma Nazionale ISF, ha potuto realizzare il Progetto sul «rafforzamento delle competenze e formazione specialistica per operatori di polizia penitenziaria per la prevenzione e il contrasto alla radicalizzazione violenta, al proselitismo e al terrorismo in ambito penitenziario». Un progetto iniziato a novembre del 2024 e che terminerà nel 2027 con l'obiettivo di rafforzare le competenze specialistiche degli analisti sia per quanto riguarda la prevenzione che il contrasto investigativo al terrorismo in ambito carcerario. Ma tutto ciò include anche una capillare attività di formazione di tutti gli addetti ai lavori affinché possano avere tutti gli strumenti per riconoscere preventivamente eventuali campanelli d'allarme: diversi quindi gli incontri formativi che si tengono con i comandanti dei reparti, i responsabili delle aree educative e i mediatori culturali, figure centrali in un momento in cui nessuno può permettersi di sottovalutare il problema. Soprattutto perché i fenomeni devianti sono favoriti da situazioni di disagio e vulnerabilità in cui si trovano molte persone e, come condiviso anche a livello internazionale, il carcere può rappresentare un potenziale ambiente per l'estremismo anche per quanto riguarda soggetti ristretti per reati non legati al terrorismo. Ma un cambio di passo si è registrato in modo netto dopo lo scoppio del conflitto tra Israele e Palestina, nonché dopo la presa di posizione degli Stati Uniti nella guerra tra Iran e Israele: ciò ha determinato un innalzamento del livello della minaccia non solo nei confronti dei target dei paesi coinvolti, ma anche nei confronti di obiettivi sensibili per la sicurezza dello Stato. Oggi è l'Occidente in generale a essere preso di mira dal fondamentalismo islamico, i dati lo confermano ed è per questo che l'allerta è ai massimi livelli.
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