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Governo: Meloni da Mattarella, poi per Fratelli d'Italia "caso chiuso"
Ieri 19-11-25, 22:12
Venti minuti, più per ribadire la linea che per chiarire. All'indomani dello scontro tra FdI e il Quirinale dopo i virgolettati attribuiti dal quotidiano 'La Verità' a Francesco Saverio Garofani, consigliere per la difesa del presidente della Repubblica, incentrati su presunte manovre per sbarrare la strada a Giorgia Meloni, la premier chiama Sergio Mattarella. Una telefonata in mattinata - che al Colle era attesa già ieri - serve a organizzare l'incontro. Poi, intorno alle 13, Meloni si presenta al Quirinale. Il faccia a faccia, fanno filtrare poco dopo fonti di palazzo Chigi, serve a "ribadire la sintonia istituzionale che esiste tra Palazzo Chigi e il Quirinale, mai venuta meno fin dall'insediamento di questo Governo e della quale nessuno ha mai dubitato". Non è il rapporto - istituzionale e personale - tra i due, però, secondo la presidente del Consiglio, il motivo del contendere. Se la visita serve infatti alla premier per "rimarcare che non esiste alcuno scontro", Meloni non rinuncia a esprimere al capo dello Stato il suo "rammarico" per "le parole istituzionalmente e politicamente inopportune pronunciate in un contesto pubblico dal consigliere Francesco Saverio Garofani". Dopo averla - di fatto - ispirata ieri, la leader FdI ripete a Mattarella la difesa rispetto all'operato del capogruppo alla Camera Galeazzo Bignami, che invece aveva suscitato "lo stupore" del Colle per aver dato "credito a un ennesimo attacco alla Presidenza della Repubblica costruito sconfinando nel ridicolo". Meloni reputa che la richiesta di smentita formulata da Bignami "non fosse un attacco al Quirinale, ma al contrario un modo per circoscrivere al suo ambito reale la vicenda, anche a tutela del Quirinale", è il ragionamento di chi continua a ritenere che fosse il diretto interessato, ovvero Garofani, "a dover chiarire, per chiudere immediatamente la questione". Le parole mai smentite e anzi di fatto confermate con un colloquio a mezzo stampa, è la linea, avrebbero dovuto, secondo quanto filtra da rumor parlamentari, portare a un passo indietro del consigliere per la difesa. Questo Meloni si sarebbe spinta a chiedere a Mattarella, ma dal Quirinale smentiscono. E assicurano: "Garofani non è mai stato in discussione neanche un minuto". Per il Colle, in ogni caso, dopo l'incontro con la premier il caso "è chiuso". A chiuderlo poi, viene fatto notare, "è stato chi il caso lo ha aperto". Il riferimento è a Galeazzo Bignami, che insieme al capogruppo al Senato Lucio Malan, a sera, mette nero su bianco una nota pacificatrice, che corregge ancora un po' il tiro: dopo il colloquio di oggi al Quirinale, si legge, "Fratelli d'Italia ritiene la questione chiusa e non reputa di aggiungere altro. Rinnoviamo la stima nel presidente Mattarella e l'apprezzamento per la sintonia istituzionale tra il Quirinale e Palazzo Chigi". Il gelo, in ogni caso, resta e filtra dalle parole dello stesso Garofani, che si dice "amareggiato" per le polemiche nate per "una chiacchierata tra amici". "Quel che soprattutto fa male - aggiunge il segretario del Consiglio supremo di difesa - è l'impressione di essere stato utilizzato per attaccare il presidente". Mattarella, racconta, "è stato affettuosissimo, mi ha detto 'stai sereno, non te la prendere'". Intanto emergono nuovi aspetti: le parole di Garofani, che secondo il quotidiano di Belpietro sarebbero alla base del presunto 'piano' contro Meloni, sono contenute in una mail arrivata domenica pomeriggio alle redazioni di alcuni giornali, tra cui La Verità. La ricostruzione arrivata nella casella di posta domenica alle ore 12.24, a firma di Mario Rossi, dall'indirizzo stefanomarini@usa.com, è finita poi, in modo praticamente testuale, nell'articolo pubblicato ieri a firma del cronista, inesistente per l'albo professionale dei giornalisti, Ignazio Mangrano. Il Giornale ne dà conferma nel pezzo firmato questa mattina da Massimiliano Scafi, che scrive che "il retroscena scritto dal direttore Maurizio Belpietro è corredato da un articolo firmato Ignazio Mangrano che corrisponde a un testo spedito due giorni prima a vari giornali da un tal Mario Rossi". Garofani "era al ristorante e una persona vicina a noi ha sentito tutto", insiste però il condirettore de La Verità Alessandro De Manzoni. Se c'è una registrazione? "È possibile...", risponde a 'Un giorno da pecora'. Nel frattempo le opposizioni continuano a fare quadrato e a difendere il capo dello Stato. "Hanno cercato di dare un colpo al Quirinale. Con la popolarità che ha Mattarella - sintetizza Walter Veltroni -, è come sbattere contro un muro".
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