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I pm contro il sindaco di Milano Sala: "Induzione indebita". Cosa emerge dalle carte
Oggi 10-08-25, 07:36
La Procura di Milano non demorde, non molla di un centimetro e presenta ricorso al Tribunale del riesame contro la decisione del Giudice per le indagini preliminari, Mattia Fiorentini, che aveva escluso il reato di induzione indebita a dare o promettere utilità, nel filone sul progetto del Pirellino, nell'ambito dell'indagine sulla gestione dell'urbanistica che sta facendo tremare palazzo Marino. Tra gli indagati c'è, infatti, anche il sindaco del capoluogo lombardo, Beppe Sala, insieme all'ex assessore comunale alla Rigenerazione urbana, Giancarlo Tancredi, all'ex presidente della commissione del Paesaggio, Giuseppe Marinoni, all'amministratore delegato di Coima, Manfredi Catella, ed all'archistar Stefano Boeri. I magistrati, dunque, vogliono vederci chiaro sul ruolo ricoperto da Sala in uno dei capitoli al centro dell'inchiesta meneghina, con il primo cittadino che torna così sotto la luce dei riflettori. Andando a leggere le carte degli inquirenti, la Procuratrice aggiunta Tiziana Siciliano ed il pubblico ministero, Marina Petruzzella, si scopre infatti che «l'induzione indebita non costringe, ma convince. Giuseppe Marinoni si è "convinto" a mutare le sue determinazioni amministrative per la evidente convenienza di non compromettere le relazioni con il livello politico (assessore/sindaco) che gli avevano garantito la posizione di potere che ricopriva e che fondavano quella relazione (debito) di "riconoscenza" evocata e riconosciuta come evidente dallo stesso Giudice per le indagini preliminari, relazione che Marinoni aveva chiaramente interesse a non tradire». A conferma, poi, appunto dell'induzione indebita ci sarebbe «l'acquiescenza del Marinoni alle richieste indebite dell'assessore, che era interesse» di Marinoni «assecondare per perpetuare la posizione di potere che aveva all'interno della commissione per il paesaggio». Fatto, quest'ultimo, ed ecco quindi l'utilità, che sarebbe convalidato dalla circostanza che «alla scadenza del suo mandato, la fedeltà» ancora di Marinoni «alla superiore linea politica ha fatto sì che venisse nuovamente confermato, con provvedimento del sindaco e su proposta dell'assessore» Tancredi, malgrado sia il primo cittadino di Milano che l'amministrazione comunale fossero venuti a conoscenza del provvedimento di sequestro del telefono dello stesso Marinoni, lo scorso 7 novembre, «in quanto indagato per questa indagine». È un quadro ben delineato, insomma, quello che emerge dal ricorso depositato dalla Procura di Milano. Ad avviso del Giudice per le indagini preliminari, invece, non ci sarebbe stata la configurazione del reato di induzione indebita «per assenza di uno degli elementi costitutivi della fattispecie, individuato nell'interesse e vantaggio» proprio dell'ex presidente della commissione Paesaggio. Nel provvedimento di impugnazione viene, inoltre, ribadita sempre dalla Procura di Milano la richiesta degli arresti domiciliari sia per Catella che per Tancredi, relativamente al progetto di via Pirelli. Quel che è certo è che si preannuncia un'estate di passione per i magistrati e per gli indagati nell'ambito dell'indagine sull'urbanistica nel capoluogo lombardo. L'ultima parola, sull'atto di impugnazione presentato dai pubblici ministeri guidati da Marcello Viola, spetterà al Tribunale del riesame che dovrà accertare le responsabilità non solo di Tancredi, Marinoni, Catella e Boeri, ma anche quelle di Sala.
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