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Il partito islamico "marcia" su Roma: così MuRo27 punta alle comunali
Oggi 15-11-25, 07:22
La nascita di un partito islamico non è un'invenzione o un pensiero islamofobo. Oggi troviamo il progetto scritto nero su bianco e a lanciarlo è il gruppo «MuRo27», che sta per «Musulmani per Roma 2027». Un gruppo che, come fanno sapere loro «si è costituito a Roma», ed è composto da «musulmani che vivono, studiano e lavorano nella capitale e che vogliono contribuire alla discussione politica in vista delle elezioni amministrative del 2027». Ed è esattamente lo scenario che da mesi prefiguravamo sulle pagine de Il Tempo: l'ingresso in via ufficiale e senza più nascondersi o mascherarsi di persone unite dal vincolo della religione islamica. Ma c'è di più, perché a dare il là, a far credere che una rivoluzione islamica sia possibile, è stata l'elezione del nuovo sindaco di New York: «La vittoria di Zohran Mamdani ha avuto il merito di sottolineare, caso mai ce ne fosse ancora bisogno, l'arretratezza della nostra classe politica rispetto alla società in cui viviamo che è di fatto multiculturale». Poi il piano, che spiega appieno il concetto di islam politico, restato spesso inascoltato, ovvero l'applicazione di quelli che loro considerano "sacri precetti islamici" alla vita politica e al tessuto sociale. «La rilevanza politica della presenza islamica in Italia, rispetto al contributo che questa potrebbe dare alla società, può ad oggi essere valutata come quasi insignificante. Nella capitale il gruppo MuRo27 intende promuovere e stimolare idee e proposte politiche di utilità collettiva coerenti con l'appartenenza religiosa dei propri membri». Parlano di coerenza con la religione, esattamente quanuno dei tanti esempi di come all'interno del Corano siano contenuti pensieri e dogmi totalmente incompatibili con il nostro ordinamento democratico. E, infatti, l'islam non ha raggiunto, a differenza delle altre religioni, l'intesa con lo Stato italiano prevista dall'articolo 8 della nostra Costituzione. Sono stati molteplici i tentativi da parte di gruppi islamici di indirizzare l'agenda istituzionale. Lo hanno fatto ponendo come causa principale quella gazawi, il fantomatico "genocidio", ma nessuno aveva detto così chiaramente di voler incidere sul risultato delle elezioni, in questo caso le amministrative di Roma, che cadranno non lontano dalle politiche, basandosi su principi validati dalla religione islamica. E allora, se il caso della lista interamente islamica presentatasi a Monfalcone con a capo Bou Konate, non avesse allarmato abbastanza, beh, qui c'è chi, con largo anticipo e con un piano strutturato, vuole prendersi la Capitale. Sarà un caso che partano proprio dalla città che nel Corano si dice di voler conquistare? «Pijamose Roma» potrebbe non essere più solo la frase di Romanzo Criminale. Ma la prima pietra (tombale) per la nascita di un irreversibile Stato Islamico in cui al posto della Costituzione avremo la Sharia e guarderemo verso La Mecca.
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