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La crescita e la sicurezza sul lavoro una strategia comune
Oggi 26-11-25, 11:40
«Per una azienda strutturata come La Cascina Costruzioni la sicurezza sul lavoro, soprattutto in edilizia, non è un obbligo burocratico: è un valore strategico, e porta sviluppo”. Chi parla è Riccardo Erbi, consigliere delegato di La Cascina Costruzioni, una delle principali realtà nazionali del settore, con una crescita verticale negli ultimi anni che l'ha condotta ad avere oltre 200 tra manager e maestranze, fatturato a 60 milioni di euro e portafoglio clienti di 180 milioni. La sicurezza del lavoro in Italia è un tema spesso affrontato con approcci emergenziali e normative frammentate, mentre per un'impresa performante come La Cascina Costruzioni rappresenta il cuore della propria responsabilità sociale. Anzitutto occorre una premessa. «Troppa carta allontana dalla realtà dei cantieri», inizia Erbi, “l'attuale sovraccarico documentale e gli adempimenti formali – seppur necessari – rischiano di sottrarre energie alla prevenzione concreta. Nei cantieri la sicurezza deve tradursi in capacità di reagire rapidamente a imprevisti e criticità”, non è insomma una corsa infinita a certificazioni, PEC e autocertificazioni che, pur riempiendo i faldoni, non sempre incidono sui comportamenti quotidiani degli operatori. La vera svolta passa allora dalla “cultura della sicurezza», indica Erbi, introducendo il tema dei comportamenti, sui quali occorre lavorare usando metodologie specifiche (come la BBS - Behavior Based Safety) per rendere ogni lavoratore protagonista attivo della prevenzione, accrescendo consapevolezza e responsabilità. “In poche parole comprensibili a tutti“ dichiara Erbi, “serve meno burocrazia, più formazione qualificata, meno documenti, più comportamenti corretti sul campo”. Ciò detto, occorre essere franchi nel riconoscere un problema sistemico. «Spesso le norme nel settore edilizio spesso arrivano dopo gli incidenti» riprende Erbi, criticando l'approccio meramente reattivo del legislatore italiano, dove ogni tragedia porta con sé un nuovo decreto, spesso più centrato su nuovi adempimenti che su strumenti operativi. “L'introduzione della patente a punti, ad esempio, si è tradotta soprattutto in ulteriori dichiarazioni da produrre, senza un impatto significativo nei cantieri. Anche se... finalmente, si comincia a parlare di prevenzione basata sui dati». La novità che Erbi indica è il decreto sulla sicurezza del lavoro del 31 ottobre scorso, il D.L. 159/2025, che porta misure urgenti per migliorare la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro e in materia di protezione civile. “Questa normativa rende obbligatoria la gestione di quelli che noi chiamiamo i “near miss”, cioè "quasi-infortunio" o "mancato incidente", spiega il consigliere delegato, e significa che le aziende devono avere procedure formali per identificare, segnalare, analizzare e intervenire sugli eventi che hanno “quasi” causato un infortunio o un danno, senza che questo accada. “Eccoun cambio di paradigma, che punta a trasformare una buona pratica in uno strumento di analisi predittiva. Ed e' positivo anche il rafforzamento delle strutture ispettive, con l'assunzione di nuovi funzionari e Carabinieri dedicati alla tutela del lavoro”. Ma gli ispettori, ammonisce Erbi, devono diventare alleati delle imprese, non meri esattori di sanzioni. Proseguiamo con un tema delicato, e centrale per chi vede le cose in prospettiva: servono incentivi veri per chi investe in sicurezza. “E' uno dei nodi centrali”, commenta Erbi, “la formazione e la prevenzione costano, e oggi le imprese sono poco sostenute. I Fondi Interprofessionali, pur utili, finanziano soprattutto corsi generici, poco legati ai rischi dei cantieri. Ben venga invece un sistema nuovo, più selettivo, che premi i percorsi realmente efficaci e incentivi i lavoratori che scelgono formazione aggiuntiva anche fuori dall'orario ordinario”. Da qui Erbi giunge alla proposta forte e chiara di «un modello simile al bonus 110, che ragionevolmente dovrebbe esistere anche per la sicurezza», bonus consistente in agevolazioni fiscali e contributive per chi investe in macchinari sicuri, impianti moderni e tecnici specializzati. “L'INAIL stima che gli infortuni costino al Paese 63 miliardi di euro l'anno, pari al 3% del PIL” spiega Erbi, “investire in prevenzione potrebbe far risparmiare fino a 10 miliardi”. E' evidente: premiare chi riduce gli infortuni non è solo equo, è conveniente”. E lo è per l'intero sistema economico. «La nostra esperienza dimostra che il modello funziona. La Cascina Costruzioni, con 230 dipendenti, ha ottenuto risultati concreti: grazie al proprio Sistema di Gestione certificato UNI EN ISO 45001:2023, al rating di legalità tre stelle e alla certificazione etica SA8000, registra un numero di infortuni estremamente contenuto rispetto ai parametri del settore”. E bisogna specificare che questo “sistema virtuoso”, come lo definisce Erbi, viene reso possibile anche grazie al lavoro quotidiano dei tecnici che affiancano non solo il personale interno, ma anche partner e subappaltatori. Dalla passione per un'autentica cultura d'impresa sulla sicurezza del lavoro - che deve essere vissuta, esercitata ed insegnata - deriva secondo La Cascina Costruzioni una conseguenza molto pratica ed inclusiva, che Erbi colora così: «non bisogna demonizzare i subappalti: bisogna far crescere tutti». Le piccole imprese – spiega Erbi – spesso non hanno risorse per strutturarsi con tecnici qualificati, ed è proprio qui che un'azienda più grande può fare la differenza, promuovendo cultura e competenze. Insomma, per riprendere da dove abbiamo iniziato: la sicurezza non deve restare confinata nei documenti del cantiere, Ed infine, se veramente vogliamo una crescita comune, allora «servono scuole e università che preparino davvero i tecnici del futuro. Le istituzioni formative devono potenziare percorsi specifici sull'edilizia e sulla sicurezza, perché il mercato soffre una cronica carenza di figure tecniche qualificate”. E di questo a La Cascina Costruzioni sono ben consapevoli: è un problema che frena non solo le imprese, ma lo sviluppo infrastrutturale dell'intero Paese.
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