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La piazzetta dei sindaci Pd: scontri, bandiera Ue bruciata e Lepore paga pure gli straordinari
07-04-2025, 07:30
La piazza dei sindaci, tra equivoci, sponsor e bandiere in fumo. In pratica il sequel di serie B. D'altra parte l'annuncio non fu tra i più brillanti. «Visto che per l'iniziativa di Piazza del Popolo noi eravamo assenti per l'alluvione, con Matteo ci siamo detti: perché non ne organizziamo un'altra a casa nostra?», confessò con disarmante sincerità la sindaca di Firenze, Sara Funaro. Una piazza “riparatrice”, insomma. Detto, fatto: la palla è passata a Matteo Lepore, sindaco di Bologna, che ha convocato il suo happening in piazza Nettuno. Ma, ironia della sorte, l'ha fatto il giorno dopo il “pride” personale di Giuseppe Conte, che a Roma si è preso applausi e riflettori, lasciando briciole agli imitatori. Risultato? L'evento dei sindaci è sembrato una replica non all'altezza dei precedenti. Un raduno posticcio, figlio legittimo delle contraddizioni del Partito Democratico, sospeso tra una maggioranza “pacifista”, ed una minoranza europeista e favorevole al riarmo. Così è venuto fuori il primo inciampo: chi paga? Il sindaco Lepore, ben attento a evitare il passo falso del collega capitolino Roberto Gualtieri (350 mila euro coperti dal Campidoglio) ha rassicurato: «I costi sono a carico di uno sponsor». Leggendo il programma dell'evento, all'eurodeputato di Fratelli d'Italia invece è venuto qualche dubbio: «Una sala del Comune messa a disposizione, il personale dell'ufficio stampa al lavoro, e un servizio di riprese video da Palazzo d'Accursio». Materiale ritenuto sufficiente per presentare un esposto alla Corte dei Conti. A completare il quadro, il corteo alternativo organizzato da Potere al Popolo (che lamenta due feriti). I manifestanti hanno tentato di sfondare il cordone delle forze dell'ordine per raggiungere piazza Maggiore, dove nel frattempo era in corso l'iniziativa dei sindaci. Con i militanti dei centri sociali impegnati a bruciare bandiere dell'Europa, regalando alla polizia un pomeriggio movimentato. «Ennesimo episodio vergognoso legato a certa sinistra che preferisce simili atteggiamenti facinorosi al dialogo», ha denunciato il deputato della Lega e commissario provinciale di Bologna del partito Davide Bergamini. Poi ci si è messo anche il programma della kermesse, non particolarmente esaltante. A partire dalla "Guest star": il saluto di Romano Prodi (per evitare spiacevoli equivoci con la stampa) in video collegamento. La principale preoccupazione degli organizzatori sembra essere quella di apparire alternativi al M5S: «non c'è separazione con la loro piazza», ha arzigogolato la Funaro, evitando di spiegare concretamente gli obiettivi dell'evento bolognese. «Costruire ponti tra la bella manifestazione di del M5S e le mobilitazioni dei sindaci. Tra gli italiani il sentimento sempre più diffuso è quello di fermare il riarmo e aprire una via per la pace», si sgola il leader di Avs Angelo Bonelli. Così la palla passa a Michele Serra, il maître à penser di Repubblica che lanciò l'idea di Piazza del Popolo. «Non ci sentiamo rappresentati se non in piccola parte da un'Unione europea che è appena un abbozzo impreciso e debole dell'Europa sognata dalle persone libere», ha arringato dal palco l'editorialista. Entrando nel vivo della contraddizione che dilania il Pd: partito che è in maggioranza a Bruxelles, e che solo cinque giorni fa ha votato (con la sola contrarietà di Marco Tarquinio e Cecilia Strada) per il riarmo, seguendo l'orientamento dei socialisti. Una posizione probabilmente subita da Elly Schlein, ma rispettata da tutta la delegazione italiana (che la settimana prima invece si era divisa in due). Spazio riservato anche per l'avversione contro Israele, con l'ebreo Gad Lerner che parla di «pulizia etnica», di cui è vittima il popolo palestinese. «È osceno il silenzio del nostro governo sulla rottura del cessate il fuoco ordinata da Netanhayu e sulla ripresa della strage dei palestinesi a Gaza e in Cisgiordania», ha aggiunto il giornalista. Un "bacio Perugina" arriva dal governatore della Toscana Eugenio Giani: «Le persone, le bandiere, i sorrisi: un messaggio forte e chiaro. Da qui riparte la speranza». Insomma una copia sbiadita dei Fori Imperiali. Il genere è lo stesso, l'interpretazione più stanca.
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