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La sinistra nel Pal-lone: la pace a Gaza non interessa, loro tornano in piazza e inneggiano ad Hamas
Oggi 12-10-25, 07:23
Qualcuno non si arrende alla tregua, anche se in teoria quello a cui ci si dovrebbe opporre è il conflitto. Ed è per questo che sembra incredibile che ci siano ancora manifestazioni che dicono di battersi per la pace in Palestina, proprio quando è stato trovato l'accordo tra Hamas e Israele. È un paradosso che Hamas abbia accettato un accordo che però il ProPal delle piazze non vogliono evidentemente mettere in pratica. Bologna, Milano e Torino, infatti, ieri si sono mobilitate nuovamente. A Milano c'era l'Associazione dei palestinesi in Italia di Mohammad Hannoun, sanzionato dal Dipartimento del Tesoro Usa in quanto ritenuto uomo di Hamas in Italia, che ha sfilato partendo da Porta Venezia al grido di «Palestina libera dal fiume fino al mare». Nel post di lancio del corteo ha scritto che bisogna dire «stop agli accordi con l'entità sionista». Dal megafono del carro che ha guidato la testa della manifestazione c'è chi ha preso la parola prendendo di mira Netanyahu: «È un criminale, lo aspetta la Corte penale internazionale: il mio sogno è vedere Netanyahu giustiziato con la testa volare», urlano gli stessi che dicono di essere pacifisti. C'è chi definisce Hamas «la punta più cosciente del popolo palestinese» e chi mostra con fierezza un cartello: la foto è di Yahya Sinwar, uno dei responsabili del pogrom del 7 ottobre, poi ucciso dalle forze israeliane. A decidere di mobilitare Bologna è stato invece Yassine Lafram, il volto Ucoii che ha usato il claim «insieme contro il genocidio. I tre cittadini che hanno preso parte alla Global Sumud Flotilla guideranno il corteo, per manifestare il nostro sostegno alla Palestina». E sul piano di pace? «Non ci fidiamo di chi firma questi accordi, perché chi li propone fino a ieri ha armato Israele. Questo è Trump», ha detto Lafram. Per cui, deduciamo, non si fida nemmeno di chi lo ha firmato per conto del popolo palestinese. O di chi lo ha promosso, tra cui i Paesi Arabi. Al centro del dibattito, però, c'è anche Torino, che ieri ha visto i ProPal in Piazza Castello per un «cessate il fuoco oggi» (forse qualcuno non li ha informati) e per «boicottare sempre Israele», come si legge sulla pagina della Moschea Omar. Il tutto scandendo cori e slogan a sostegno del popolo palestinese e contro quelli che considerano i governi «complici del genocidio». La moschea Omar, però, è la stessa guidata dall'imam Mohamed Shahin che, come ha riportato La Stampa, ha detto testuali parole: «Io personalmente sono d'accordo con quello che è successo il 7 ottobre. Noi non siamo qui per essere quella violenza, ma quello che è successo il 7 ottobre 2023 non è una violazione, non è una violenza». E ha proseguito dicendo che «vorrei dirvi che la terra e la patria santa dei palestinesi è occupata dal 1948, 80 anni fa. Non dal 7 ottobre». Per questo Augusta Montaruli, vice capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera chiede l'intervento del Viminale: «Il ministero dell'interno valuti i requisiti per la sua espulsione e la chiusura temporanea del centro già nota alle cronache per posizioni estremiste in passato. Non si è levata dai fruitori una sola parola di condanna e ciò conferma come il sostegno alla violenza dell'attentato serpeggi pericolosamente. Le parole dell'imam di Torino a sostegno dell'attacco del 7 ottobre sono gravissime e inequivocabili. Questo personaggio, in ragione anche della sua funzione nella moschea è pericoloso per la collettività». Così si scopre l'altro volto dell'Italia, che mentre parla di aiuti umanitari invoca leader terroristici.
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