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La strana guerra di Elly e l'Ingegnere: ecco la sanità rossa che aiuta il Pd
Oggi 08-06-25, 09:22
Dal silenzio della sinistra sulla corruzione in Puglia alle voragini nei bilanci dell'Emilia Romagna, passando per la partita dei dossier. E ora scoppia la strana guerra di Elly Schlein e dell'ingegnere Carlo De Benedetti contro il governo di Giorgia Meloni. Tanto strana perché a mettere nel mirino il nuovo Ddl sulla Concorrenza è proprio il colosso della sanità rossa, su cui punta il Pd per le prossime elezioni. Alla guida di questa grande corazzata dem c'è infatti uno dei più grandi ras della sanità privata, De Benedetti, la tessera numero uno del partito del Nazareno, che tira i fili degli attacchi propagandistici del suo Domani. Ormai da tempo il suo quotidiano è usato come una clava contro il governo e porta avanti una campagna non solo per infangare gli avversari politici, ma anche per distruggere i concorrenti della sanità privata. Perché sebbene l'ingegnere, nell'immaginario collettivo, vesta i panni dell'industriale italiano approdato nei Fondi internazionali e nell'alta finanza, nel «mondo reale», quello troppo di mezzo per l'intellighenzia di sinistra che i soldi raggranellati con il popolino li schifa, un po' di milioni di euro della sanità li incassa. La famiglia De Benedetti è proprietaria di una creatura, quasi mitologica e ormai certamente tentacolare, della sanità privata, proprio la realtà che il Pd a parole vuole cancellare ma che nei fatti è un business irrinunciabile. Quella creatura dalla «doppia faccia morale» si chiama Kos, è nata nel 2002 e lavora con grandi brand, tra cui «Anni Azzurri» e «Santo Stefano». Non certo una società da poco, dato che negli anni, guarda caso quelli in cui Il Pd ha tagliato così tanti miliardi dalla sanità pubblica e chiuso ospedali, si è allargata anche all'estero, ottenendo ricavi totali, nel solo 2024, per 798,8 milioni di euro. La Kos ha centri in 13 regioni italiane e perfino in 3 stati esteri, per un totale di oltre 13mila posti letto. «Per la cura della persona: l'esperienza di un grande gruppo», è lo slogan che apre il sito di De Benedetti e che offre servizi sanitari integrati, dalla riabilitazione alla psichiatria, fino ovviamente al grande business delle Rsa. Ancora: «Leader nel panorama italiano». E infatti delle 170 strutture sanitarie attive, 92 sono nel Belpaese e gestiscono quasi 9mila posti letto in due ospedali, 53 residenze per anziani, 16 centri di riabilitazione, 13 comunità terapeutiche e 7 cliniche psichiatriche, oltre a 25 ambulatori e 29 sedi di service per diagnostica e terapia. Una fabbrica per soldi che macina milioni di euro di guadagni l'anno. Solo nel 2024, con la sanità privata italiana, De Benedetti ha fatturato 547,2 milioni di euro, chiudendo con un utile di 20,5 milioni e un +11,7 per cento rispetto all'anno precedente. Affari d'oro, confermati da un trend tanto florido da attirare l'attenzione di Fondi d'investimento, come la F2i, che ha acquistato il 40 per cento della Spa del gruppo Cir e che ha tra i soci fondazioni bancarie e casse di previdenza. Insomma, la tessera numero uno del Pd si attesta tra i big della sanità privata in Italia. Eppure, in una sorta di misterioso disturbo della personalità, scaglia il suo Domani contro il Ddl Concorrenza, per attaccare l'Esecutivo di Giorgia Meloni e gli avversari della Kos. Per fare leva sulla trasparenza e i principi morali, quando dietro ci sono gli affari miliardari di De Benedetti, che con il suo colosso, prossimo a entrare nella top ten internazionale dei tycoon della sanità, fattura il 65 per cento in accreditamenti grazie allo Stato, cioè con i fondi pubblici erogati dalle Regioni per le prestazioni convenzionate. Non c'è solo il business a muovere l'ingegnere, ma anche la politica. Perché alla base della schizofrenica guerra del quotidiano, che urla e strepita perché le nuove norme favorirebbero gli imprenditori della sanità privata, quindi soprattutto il loro editore, ci sarebbe un accordo occulto tra l'ingegnere e la segretaria del Pd Schelin, al fine di mettere all'angolo il centrodestra e portare in piazza la propaganda della sanità pubblica, per raggranellare voti in vista delle prossime Politiche del 2027. I dem tentano così la guerra alla sanità privata per finta, sperando di riuscire a mantenere il velo sui grandi buchi di bilancio delle regioni rosse. E alimentare ancora il finto mito dell'Emilia Romagna fiore all'occhiello. O, peggio, ridurre al silenzio lo scandalo della corruzione in Puglia. In un vortice tafazziano che punta a distruggere la reputazione dei concorrenti dell'ingegnere e a fomentare gli animi degli indignati dalle lunghe lista d'attesa per le cure pubbliche. Che il 2027 è dietro l'angolo e, nel vuoto pneumatico dell'agenda democratica, non resta che puntare alla pancia degli italiani. Per qualche voto in più.
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