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L'appello di Mattarella a Flotilla: “Non rischiate, andate a Cipro”. Gli attivisti se ne infischiano
Oggi 27-09-25, 07:38
A scherzare col fuoco ci si brucia, recita un antico (e saggio) detto popolare. E quando persino il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, decide di intervenire, ogni persona dotata di buon senso dovrebbe capire che la misura è colma. Ed è il momento di fare un passo indietro. Dovrebbe, appunto. Ieri il Capo dello Stato ha lanciato un appello agli attivisti della Flotilla: «Il valore della vita umana, che sembra aver perso ogni significato a Gaza, dove viene gravemente calpestato con disumane sofferenze per la popolazione, richiede di evitare di porre a rischio l'incolumità di ogni persona. A questo scopo e al fine di salvaguardare il valore dell'iniziativa assunta – valore che si è espresso con ampia risonanza e significato – appare necessario preservare l'obiettivo di far pervenire gli aiuti raccolti alla popolazione in sofferenza». Poi la seconda parte del suo monito: «Mi permetto di rivolgere con particolare intensità – ha sottolineato Mattarella - un appello alle donne e agli uomini della Flotilla perché raccolgano la disponibilità offerta dal Patriarcato latino di Gerusalemme - anch'esso impegnato con fermezza e coraggio nella vicinanza alla popolazione di Gaza - di svolgere il compito di consegnare in sicurezza quel che la solidarietà ha destinato a bambini, donne, uomini di Gaza». Purtroppo le parole del Quirinale non sono state lette con il giusto spirito e l'appello è stato respinto. «Abbiamo ricevuto la proposta di mediazione, da parte del Presidente Mattarella, di accettare di deviare la nostra rotta e di portare gli aiuti a Cipro. Noi non possiamo accettare questa proposta perché arriva per evitare che le nostre barche navighino in acque internazionali con il rischio di essere attaccate». Parole pronunciate in un videomessaggio da Maria Elena Delia, portavoce della delegazione italiana della Global Sumud Flotilla, che in queste ore si trova a Creta. «Non è solo una questione di principio, ma è una questione sostanziale che è anche all'origine del fatto che, fino a ora, la stessa entità che ha creato questo corto circuito, cioè Israele, sta commettendo un genocidio senza che nessuno dei nostri governi abbia ancora avuto il coraggio di porre delle sanzioni, porre un embargo sulle armi, chiudere almeno parte dei rapporti commerciali – ha concluso Delia -. La questione degli aiuti è importantissima, noi siamo pronti a valutare delle mediazioni, ma non cambiamo rotta, perché cambiare rotta significherebbe ammettere che si lascia operare un governo in modo illegale senza potere fare nulla». I concetti espressi dal Capo dello Stato, non presi nella giusta considerazione dagli attivisti della Flotilla, sono stati al contrario accolti dal centrodestra come la strada maestra da seguire. «Ho apprezzato molto il messaggio di Mattarella – ha ricordato il ministro degli Affari Esteri, Antonio Tajani - Abbiamo lavorato tantissimo perché si trovasse un compromesso in grado di impedire un peggioramento della situazione, ed evitare rischi a tutti coloro che partecipano a questa avventura della Flotilla». L'appello di Mattarella, nonostante sia stato respinto, ha aperto una seppur minima linea di dialogo con gli attivisti, che nel tardo pomeriggio hanno fatto sapere che la portavoce Delia sta rientrando in Italia «al fine di condurre un dialogo diretto con le istituzioni per garantire l'incolumità dei membri italiani dell'equipaggio e il raggiungimento degli obiettivi della missione nel rispetto del diritto internazionale». In serata sono arrivate anche le parole di Meloni: «Rivolgo un ringraziamento ai partiti e agli esponenti di opposizione che, raccogliendo le sagge parole del presidente Mattarella - al quale siamo grati - hanno invitato gli attivisti della Flotilla ad accettare le soluzioni alternative proposte e in particolare a consegnare gli aiuti a Cipro, al Patriarcato di Gerusalemme. In questa fase è fondamentale lavorare per garantire l'incolumità delle persone coinvolte e non assecondare chi sostiene che l'obiettivo dell'iniziativa debba essere forzare il blocco navale israeliano. Una scelta che sarebbe estremamente pericolosa». Intanto il giornalista Ivan Grozny, presente a bordo di una delle imbarcazioni, ha rivelato che «una decina di italiani sono scesi dalle navi», mentre «i parlamentari hanno deciso di restare». La decisione sarebbe arrivata dopo una riunione: «Ci siamo divisi - ha raccontato Grozny - c'è chi pensa che bisogna andare avanti a tutti i costi, c'è chi pensa che invece di andare avanti con prudenza». Ma un'altra piccola flotta è pronta a salpare da Catania.
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