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“Parte della magistratura si muove come un contro-potere. Con la separazione delle carriere pm più forte”
06-03-2025, 12:42
«Mi sembra poco “istituzionale” presentarsi ad un incontro di quel genere con la coccarda tricolore. Il sottinteso non è esattamente benevolo verso l'interlocutore, mi ricorda vagamente una delle ostentazioni dei Montagnardi durante la Rivoluzione, lasciamo perdere». Vincenzo Turco, giudice della Corte d'Appello di Roma, dialoga con Il Tempo sull'incontro Anm-governo e sulla riforma della giustizia. Il presidente dell'Anm Cesare Parodi ha escluso punti di contatto sulla riforma. L'esecutivo ha chiarito che andrà avanti. Il livello dello scontro è destinato a salire? «L'incontro tra l'Anm e il presidente del Consiglio non poteva sortire un risultato concreto, le posizioni restano molto distanti sul piano dei principi. Si preannuncia una stagione di “rieducazione civile” con lo stile che ha caratterizzato lo sciopero: coccarde al petto, Carte costituzionali al vento e scene come la consegna dei dadi al sottosegretario. È importante che una parte della magistratura si dissoci e dia un segnale, ma la maggioranza si è avvitata in una spirale micidiale. Si va alle barricate». Gran parte della giurisdizione vede di buon occhio la riforma, ma è oscurata dalla linea ribellista. Com'è possibile una visione interna agli antipodi? «Si è imposto l'argomento fantapolitico, secondo cui la separazione delle carriere preluderebbe alla sottoposizione del pm all'esecutivo. Invece se la riforma venisse approvata, il pm sarebbe più forte di prima, perché dare una separata evidenza ordinamentale ad un soggetto istituzionale ne implica una maggiore indipendenza. Oltretutto, con un Csm tutto suo. Va poi considerato che la riforma verrebbe concretamente gestita dalla magistratura, come con la Castelli-Mastella, con il rischio della più classica eterogenesi dei fini. Insomma, un boomerang per il potere politico». Non c'è il rischio che i cittadini vedano una magistratura che non vuole cedere potere? «Più che un rischio, una certezza. Lo sciopero è stato un atto politicamente miope, perché ci ha fatto ulteriormente perdere consenso popolare. Se si andrà al referendum, saranno molti di più i cittadini che voteranno a favore. E i colleghi che hanno scioperato avranno danneggiato la loro causa. Quanto alle nomine, il sorteggio al Csm è una parte importante della riforma. Sotto sotto è questo che infastidisce di più l'Anm, perché ne intaccherebbe lo strapotere correntizio». I sondaggi dicono che la fiducia degli italiani nelle toghe è ai minimi storici. Tanto che Cesare Parodi ha quasi auspicato due magistrati morti... «Il presidente Parodi voleva soltanto usare un'iperbole. Piuttosto, ho avuto l'impressione che nelle prime ore del suo mandato abbia mandato segnali di avvicinamento, ma che abbia fatto rapidamente marcia indietro, Credo si sia allineato». L'Anm ha cambiato volto, ma nei fatti resta in mano alle correnti di sinistra. Come superare l'impasse? «Non si supera. Le grandi riforme della giustizia dovrebbero fare i conti con la cultura dei magistrati e la vocazione del diritto contemporaneo. E i magistrati si avviano a diventare gli agenti inconsapevoli di un potere tecnocratico, una élite che persegue una politica propria, coerente con una certa cultura radical. Il problema non sono le correnti, ma buona parte della magistratura che si muove ormai come un contro-potere».
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