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Le ombre sulla famiglia Sempio e quelle intercettazioni scottanti: “Conoscevano i risultati del dna”
13-04-2025, 10:07
«Han detto che ti chiederà le cose che sono state depositate...massimo se ti infila dentro qualche domanda che non...dici...guardi io non mi ricordo...insomma sono passati dieci anni...loro si portano dietro la storia del Dna perché se loro per caso parlano del Dna allora lo tirano fuori...la storia del Dna però se non ne parlano...ve bè ce lo portiamo...e se per caso...dicono ma qui la storia del Dna...qui c'è ci pensano loro insomma...a portare quella roba lì e la tirano fuori o meno se loro fanno domande sul Dna...». È il 9 febbraio 2017 quando il padre di Andrea Sempio, il nuovo indagato per l'omicidio di Garlasco, esce insieme al figlio e alla moglie dopo un colloquio nello studio dell'avvocato Massimo Lovati. È un giorno importante perché all'indomani Andrea dovrà sottoporsi all'interrogatorio davanti all'allora procuratore di Pavia Mario Venditti, che aveva aperto l'inchiesta dopo l'esposto del 20 dicembre 2016 presentato dalla mamma di Alberto Stasi, il condannato per l'omicidio di Chiara Poggi del 13 agosto 2007. E aveva depositato la consulenza genetica della difesa che collegava il profilo di Sempio con il cromosoma Y trovato sulle unghie della vittima. Si trattava di un'indagine nuova, che per la prima volta individuava un Dna specifico, quello dell'amico del fratello di Chiara, sulla scena del crimine. Insomma l'elemento cardine alla base dell'iscrizione per omicidio dell'indagato che, come tale, non avrebbe dovuto esserne a conoscenza. E invece le intercettazioni agli atti evidenziano che Sempio sarebbe stato a conoscenza delle carte che, in quel momento, gli inquirenti avevano in mano contro di lui. Sapeva del Dna ed era già informato sul contenuto dei tabulati Telecom che da gennaio ad agosto dimostravano come non avesse mai chiamato a casa Poggi, mentre le uniche tre telefonate le aveva fatte pochi giorni prima del delitto, quando l'amico Marco era in vacanza. Sempio, insomma, era cosciente di cosa contenesse quel fascicolo. Tanto da godere del vantaggio di prepararsi le risposte da mettere a verbale il giorno dopo. Su chi abbia fornito quel carteggio all'avvocato Lovati, in questi anni era rimasto il mistero. Almeno fino a pochi giorni fa, quando «Le Iene» hanno mandato in onda alcune dichiarazioni, registrate con una telecamera nascosta, della mamma di Sempio, Daniela Ferrari, la quale ha sostenuto che l'avvocato dei Poggi, Gian Luigi Tizzoni, potrebbe aver passato gli atti dell'indagine sul figlio all'avvocato Lovati. «Non so se glieli ha dati a pagamento o gratis», ha detto la Ferrari. E Lovati ha confermato che Tizzoni durante quelle indagini avrebbe dialogato con la famiglia Sempio e con lo stesso indagato. Dichiarazioni choc, che hanno spinto la Procura ad avviare alcuni approfondimenti per dissipare le ombre. E hanno portato la stessa Ferrari, nell'intervista esclusiva a «Quarto Grado», a correre ai ripari. «Può anche essere che io abbia detto una cavolata, oppure che le mie parole siano state interpretate, cioè mi sia spiegata male», ha aggiunto. Per poi rispondere, a precisa domanda se al figlio siano stati passati documento sottobanco dell'inchiesta, «che io sappia? No, assolutamente no».
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