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La madre di Sempio in caserma: l'alibi e gli orari, cosa non torna
Oggi 28-04-25, 07:39
Gli inquirenti convocano la mamma del nuovo indagato per il delitto di Garlasco e la difesa annuncia che non risponderà. C'è un cortocircuito nell'inchiesta che mette nel mirino Andrea Sempio per l'omicidio di Chiara Poggi, del 13 agosto 2007. Il 37enne amico del fratello della vittima, già archiviato in un'indagine lampo del 2017 e ora di nuovo indagato perché il suo Dna è compatibile con il profilo genetico sulle unghie di Chiara, davanti alle telecamere chiede che gli approfondimenti vadano fino in fondo, per scagionarlo da eventuali responsabilità nell'omicidio, per il quale sta scontando 16 anni di carcere Alberto Stasi. Sempio, infatti, continua a proclamarsi estraneo al delitto, così come stanno sostenendo i suoi genitori, Giuseppe Sempio e Daniela Ferrari. Eppure le contraddizioni agli atti, soprattutto nelle intercettazioni, sono troppe e in controtendenza con gli orari incredibilmente precisi forniti come alibi al figlio, rafforzati nella memoria nonostante siano passati 18 anni. E per ottenere una serie di chiarimenti, che riguardano non solo l'inchiesta sul delitto ma anche approfondimenti correlati, i carabinieri del Nucleo Investigativo di Milano, agli ordini del colonnello Antonio Coppola e coordinati dalla Procura di Pavia, hanno convocato per stamattina, alle 10 nel comando di via Moscova, la mamma di Sempio, colei che sostiene come quella mattina del 13 agosto 2007 abbia lasciato suo figlio a casa con il marito per andare a fare la spesa e averlo trovato ancora lì al suo rientro verso le 10, quando avrebbe consegnato le chiavi dell'auto al figlio, il quale si sarebbe poi diretto a Vigevano prendendo lo scontrino del parcheggio che ha usato come alibi quando l'ora della morte di Chiara era fissata tra le 10.30 e le 12, orario poi anticipato tra le 9.12 e le 9.35 per cucirlo addosso a Stasi. «Non capisco perché risentirla, nel 2017 aveva già detto quello che sapeva e ricostruito la circostanza dello scontrino», ha detto l'avvocato Massimo Lovati, che con la collega Angela Taccia difende Sempio. «Abbiamo consigliato alla mamma di Andrea di avvalersi della facoltà di non rispondere, può farlo essendo un familiare della persona indagata», ha sottolineato. Una facoltà a cui la Ferrari aveva rinunciato il 15 febbraio 2017, quando aveva risposto alle domande dell'allora procuratore capo Mario Venditti, che archiviò l'inchiesta in soli due mesi. «Quella mattina mi sono svegliata verso le 7.30. In casa c'erano mio figlio e mio marito. Si erano già alzati anche loro», mette agli atti la mamma di Sempio. «Verso le 8.15 sono uscita per andare a fare delle commissioni... sono tornata a casa verso le 10. Quando sono tornata a casa ho trovato mio marito e mio figlio, il quale mi stava aspettando perché mi aveva già detto prima che io uscissi che gli serviva la macchina per andare a Vigevano...Quando sono tornata ho dato le chiavi della macchina a mio figlio che è uscito ed è rientrato verso mezzogiorno», ha detto la donna. Che, in un'intervista esclusiva a Quarto Grado, ha sfoggiato per la prima volta una precisione chirurgica: «Sono entrata in casa che erano le 10. Alle 10-05 ho consegnato le chiavi della macchina all'Andrea che è andato a Vigevano». Oltre ai dettagli su quel terribile giorno, gli inquirenti vogliono chiedere conto alla donna anche di quelle dichiarazioni registrare da Le Iene con le telecamera nascosta, in cui la Ferrari ha detto che l'avvocato dei Poggi, Gian Luigi Tizzoni, potrebbe aver passato gli atti della prima indagine sul figlio all'avvocato Lovati. «Non so se glieli ha dati a pagamento o gratis», ha detto la Ferrari. Circostanza che la mamma di Sempio ha del tutto smentito nell'intervista a Quarto Grado, ma che, avvalendosi della facoltà di non rispondere, non pare intenzionata a chiarire con gli inquirenti, così come non metterà agli atti neppure gli orari esatti dell'«alibi» del figlio.
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